Io sono la via la verità, la vita.
E
il desiderio
- di Massimo Recalcati
Uno fuori di sé, un falsario, un
truffatore, un demone a capo di altri demoni, un delirante, un narcisista, un
falso profeta, un esaltato, un beone e un mangione, un frequentatore di
prostitute e di ladri, un malfattore, un impostore. È questo il ritratto di
Gesù che possiamo ricavare dal giudizio dei suoi nemici: scribi, dottori della
Legge, sacerdoti del tempio. Gli uomini religiosi non sanno, infatti, cosa
significa spendere tutta la propria vita nell’amore, non sanno cosa significa
desiderare e amare la vita.
Il loro risentimento li avvelena, la
loro impotenza li intossica, la loro tristezza li inaridisce. Essi non hanno
possibilità di pensare all’evento dell’impossibile che irrompe e sovverte
l’ordine già stabilito dell’esistenza ricostituendolo come nuovo. La loro
ipocrisia cinica non permette di aver fede nel miracolo del desiderio.
Piuttosto li impegna in un’opera permanente di diffamazione e di demolizione di
chi invece incarna l’impossibile che diviene possibile. «Cosa c’è in un nome?»
si chiedeva Stephen Dedalus, uno dei due protagonisti dell’Ulisse di James
Joyce. In quello di Gesù c’è il segreto che lo contrassegna. Nella lingua
ebraica, Yeshua significa, infatti, il Dio che salva. La sua parola ha la forza
di un magnete irresistibile, trasporta, smuove, erotizza, causa il desiderio,
assomiglia a un fuoco sempre acceso, salva mostrando che la verità non è già
tutta scritta nella Legge, ma attende di farsi ogni volta vera nella dimensione
incarnata della testimonianza. Sono gli atti che Gesù compie a rendere
possibile la salvezza su questa terra.
Senza questa testimonianza di cura
per chi è nella sofferenza e nella tristezza, nella povertà e nell’abbandono,
nella tribolazione e nella disperazione, ma anche per chi si trova
nell’ipocrisia e nell’avidità, nella conservazione ottusa dei propri beni e nel
rifiuto dell’amore, il destino che egli porta nel suo nome non si sarebbe
realizzato. Per questo il suo primo e decisivo passo consiste nel risignificare
il rapporto tra la Legge e la vita. Se, infatti, la Legge tende a estirpare il
desiderio dalla vita, essa si inaridisce, si svuota, si indurisce, resta senza
cuore, diviene una norma repressiva che non agisce più al servizio della vita,
ma al servizio della morte. Nello stabilire una nuova alleanza tra la vita del
desiderio e la Legge Gesù non rinnega la Legge di Mosè ma la eredita
pienamente, ovvero, come scrive Matteo, la conduce al suo pieno «compimento»
(Mt 5,17). Gesù è un giudeo, la sua predicazione risulterebbe incomprensibile
se non si considerassero le sue radici ebraiche e la sua profonda conoscenza
della Torah. È il movimento che impegna ogni erede degno di questo nome. Lo
ricorda Freud al termine della sua opera, citando Goethe: «Ciò che hai
ereditato dai padri, riconquistalo, se vuoi possederlo davvero».
L’eredità non è un’acquisizione
passiva di rendite, ma un salto nel vuoto, un movimento in avanti, una ripresa,
uno slancio verso l’avvenire. La Legge per essere ereditata nella sua sostanza
deve essere riconquistata. È questa la cifra più propria del magistero di Gesù:
nessuna cancellazione del debito simbolico, nessun rigetto della sua
provenienza, nessun rifiuto della Legge. Non per nulla nella Legge di Mosè il
comandamento neotestamentario più decisivo, quello dell’«amore per il
prossimo», si trova già scritto (Lv 19,34). È, infatti, proprio a partire dalla
centralità di questo principio che Gesù rilegge la Bibbia: ama il tuo prossimo,
lo straniero, in quanto «anche voi foste stranieri in Egitto» (Es 23,9; Lv
19,34).
Ma che cosa significa allora portare
a compimento la Legge se la Legge mosaica era già in se stessa esaustiva della
verità della Legge? La riconquista dell’eredità di questa Legge avviene in Gesù
attraverso l’affermazione inaudita dell’eccedenza della Legge del desiderio. È
la tesi centrale di questo libro: la Legge non può limitarsi a interdire il
desiderio perché il vero volto della Legge coincide proprio con quello del
desiderio. È questo a impegnare Gesù sino alla fine dei suoi giorni:
testimoniare che la Legge non è avversa al desiderio, non è il suo antagonista
spietato, non è il suo censore severo, perché la Legge è, in realtà, il nome
più proprio del desiderio, è il nome più proprio della vita viva, della vita
sovrabbondante di vita.
Per questo il desiderio elevato alla
dignità della Legge trova la sua massima espressione nella radicalizzazione
operata da Gesù dell’amore per il prossimo che rompe ogni rappresentazione
narcisistico-speculare dell’amore per divenire — al suo colmo più sconcertante
— «amore per il nemico».
Formulando la tesi che il magistero
di Gesù introduce l’idea che il desiderio sia Legge, evoco, in realtà, un
grande tema freudiano, ripreso con forza da Lacan, le cui radici affondano nel
logos biblico, ovvero quello del rapporto costituente tra Legge e desiderio. Il
compimento cristiano della Legge consiste nel liberare la vita dalla Legge non
opponendo più la Legge alla vita, ma iscrivendo la Legge nel cuore stesso della
vita. La Legge viene riscoperta come espressione di una vocazione che sa dare
forma nuova alla vita convertendo, come direbbe Lacan, la forza della pulsione
nell’ordine etico del desiderio. Mentre ogni religione della Legge è nemica del
desiderio — religione viene da religio che significa richiudere, recintare la
potenza (dynamis) affermativa del desiderio — la parola di Gesù libera il
desiderio da ogni preoccupazione securitaria. In questo senso l’evento della
resurrezione assume il valore della forza indistruttibile della Legge
dell’amore e del perdono che riconsegna la vita alla vita sottraendola per
sempre alla maledizione della morte.
Ogni volta che questa nuova Legge
interrompe l’esercizio fustigatore della Legge c’è, infatti, resurrezione: la
morte non può essere l’ultima parola sul senso della vita così come la Legge
del castigo e del sacrificio non può essere l’ultima parola sul senso della
Legge.
Questo testo è un estratto dal
libro: Massimo Recalcati, “La legge del desiderio. Radici bibliche della
psicoanalisi” (Einaudi, 2024).
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