Un approccio didattico costruttivista ed ecologico
La teoria dei sistemi ecologici, detta anche
eco-pedagogia o “teoria dello sviluppo in un contesto” o ancora teoria
dell’“ecologia umana”, fu originariamente formulata (e continuamente rivista
fino alla sua morte), da Urie Bronfenbrenner, ed è una delle tesi più accreditate
sull’influenza dell’ambiente sociale nello sviluppo degli esseri umani.
In effetti il suo teorizzatore, psicologo statunitense,
osservò che il modo di essere dei bambini cambiava in funzione del contesto in
cui erano cresciuti, in un rapporto di reciprocità. Il merito dell’approccio
ecologico sta nell’aver scardinato la precedente impostazione lineare fatta del
nesso causa-effetto che aveva dominato la ricerca pedagogica fino ad allora.
Il modello crono-sistemico
Bronfenbrenner, infatti, introduce una visione circolare
delle relazioni umane, all’interno delle quali si sviluppa il circolo di
influenza reciproca tra individuo e ambiente. Egli, inoltre, definisce quali
siano i vari sistemi in cui una persona agisce nel corso del suo sviluppo: la
teoria dell’ecologia umana elabora così un modello crono-sistemico che tiene
conto sia della dimensione temporale, sia dei contesti che circondano
l’individuo.
In tale modello, coesistono quattro ambienti (o, appunto,
sistemi) che sono contenuti l’uno nell’altro, come cerchi concentrici.
I quattro sistemi dell’eco-pedagogia
Essi sono:
1- il microsistema (dove rientra anche la scuola);
2- il mesosistema, ovvero l’insieme delle inter-relazioni tra
due o più situazioni ambientali a cui l’individuo partecipa attivamente (ad
esempio un gruppo tra pari per l’adolescente), che si forma ogniqualvolta il
soggetto in questione entra a far parte di una nuova situazione ambientale.
3- esosistema, ovvero un ambito esterno all’individuo dove
vengono, tuttavia, prese decisioni che lo riguardano (es. famiglia allargata,
ambiente di lavoro dei genitori ecc..)
4- macrosistema, cioè la società tout-court (cultura,
religione).
Il microsistema della scuola
Il primo sistema, ovvero il microsistema, è l’ambiente al cui
interno vive l’individuo quando è un bambino. In esso rientra dunque la famiglia,
l’asilo nido, la casa, il luogo dei giochi. Per Bronfenbrenner, è questo il
luogo in cui il bambino comincia a capire che deve agire in concomitanza con
l’ambiente esterno:
“Il bambino molto piccolo, in un primo momento, diventa
consapevole solo degli eventi che avvengono nel suo ambito immediato, in ciò
che ho chiamato microsistema. In seguito, tuttavia, egli diviene consapevole di
relazioni tra eventi e persone in situazioni ambientali che apparentemente non
implicano una sua partecipazione attiva. È proprio tale dilatarsi della
conoscenza che supera i confini del microsistema, a costituire il carattere
determinante dello sviluppo. Il processo evolutivo del bambino, in questo modo,
è costituito dal suo graduale e progressivo rendersi conto che sono possibili relazioni
tra varie situazioni ambientali, dal comprendere il verificarsi di eventi, e la
loro natura, in contesti in cui egli di per sé non è stato ancora coinvolto,
come la scuola, o dei quali non entrerà mai a far parte, come l’ambiente di
lavoro dei genitori, una località situata in un paese straniero, il mondo
creato dalla fantasia di qualcuno, ed espresso in una storia, un gioco, un
film”(Bronfenbrenner, “Ecologia dello
sviluppo umano”).
Cognitivismo ecologico
La teoria di Bronfenbrenner contiene delle radici di
cognitivismo ecologico, ovvero una corrente psicologica che si sviluppò negli
anni Settanta ad opera di James Gibson, il quale rifiutò di accostare il
concetto di “mente” a quello di un computer, che elabora semplicemente dei
dati.
Il rifiuto di tale analogia, tipica invece di altre correnti
coeve, è alla base di quel che si chiama Human Information Processing
(elaborazione dell’informazione umana): secondo questo modello, ispirato alla
cibernetica (lo studio dei sistemi di auto-regolazione e immagazzinamento delle
informazioni, nei sistemi artificiali e negli esseri umani), il nostro sviluppo
da individui è influenzato dall’ambiente, che può addirittura cambiare la
nostra personalità.
Costruzione dei significati in classe
Il cognitivismo ecologico si configura quindi come una sorta
di costruttivismo ecologico, perché considera l’uomo come costruttore attivo
dei significati che lo circondano. È importante dunque ricordare, per i
docenti, quale sia lo scopo di creare, in classe, un ambiente attivo, dinamico
e ricco di stimoli: quello di aiutare il bambino a creare dei significati per
la propria vita, per il proprio sviluppo, per la propria mente.
E ciò, secondo la prospettiva cognitivista, può essere fatto
solo se c’è un ambiente micro-sistemico, simulacro del macrosistema.
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