Superare l'esclusiva interazione, pur necessaria durante la
pandemia, tramite lo schermo del computer o le connessioni del mondo digitale
per incontrare le persone concrete. E' quanto raccomanda la Congregazione che
chiede alle comunità educative di condividere un nuovo patto educativo per la
formazione dei giovani e alle autorità di investire di più nell'educazione
Adriana Masotti - Città del Vaticano
A pochi giorni dalla riapertura delle scuole in Italia, e a
scuole in attività da poco in altri Paesi europei, una Lettera circolare della
Congregazione per l’educazione cattolica rivolta alle scuole, alle università e
alle istituzioni educative esorta a “rimettere al centro la relazione con la
persona concreta e reale”. Nei mesi di lockdown i sistemi scolastici e
universitari di tutto il mondo, ricorda, si sono impegnati per assicurare la
continuità dell’insegnamento attraverso le piattaforme digitali però, si
osserva nella Lettera, l’efficacia della didattica a distanza “è stata
condizionata da una marcata disparità delle opportunità educative e
tecnologiche”, aumentando il divario educativo già esistente nel mondo.
“Secondo alcuni recenti dati forniti delle agenzie
internazionali, circa dieci milioni di bambini non potranno avere accesso
all’istruzione nei prossimi anni”
La Congregazione sottolinea poi “la drammatica situazione di
scuole e università cattoliche che, senza sostegno economico dello Stato,
rischiano la chiusura o un radicale ridimensionamento”. Nondimeno, queste
istituzioni continuano a porsi “a servizio della comunità ecclesiale e civile,
assicurando un servizio formativo e culturale di carattere pubblico, a
beneficio dell’intera comunità”.
Educazione e relazione
In merito alla didattica a distanza, nella Lettera si
evidenzia che essa “sebbene necessaria in questo momento di estrema criticità,
ha mostrato come l’ambiente educativo fatto di persone che si incontrano,
interagendo direttamente e “in presenza”, non costituisca semplicemente un
contesto accessorio all’attività educativa, ma la sostanza stessa di quel
rapporto di scambio e di dialogo tra docenti e discenti, indispensabile per la
formazione della persona e per la comprensione critica della realtà”. I
ragazzi, le persone, infatti, crescono insieme nell’incontro con gli altri. Le
relazioni interpersonali sono anche “il luogo“ in cui la ricerca scientifica e
l’investigazione accademica supera la frammentazione dei saperi.
La formazione degli educatori
Negli anni, e per ultimo a causa del Covid-19, si legge
ancora nel testo, sono cambiate profondamente le modalità di lavoro e il ruolo
di docenti e educatori. “Il loro preziosissimo apporto (…) ha bisogno di essere
sostenuto attraverso una solida formazione continua che sappia andare incontro
alle esigenze dei tempi, senza perdere quella sintesi tra fede, cultura e vita,
che costituisce la peculiare chiave di volta della missione educativa attuata
nella scuola e nell’università cattolica".
La relazione è l'anima del processo educativo
La Congregazione avverte quindi che è necessario “rimettere
al centro dell’azione educativa la relazione con la persona concreta e tra le
persone reali che costituiscono la comunità educativa” e che essa non può
essere sostituita dall’interazione mediata da uno schermo o dalle connessioni
digitali.
“La persona concreta e reale è l’anima stessa dei processi
educativi formali e informali, nonché fonte inesauribile di vita per la sua
natura essenzialmente relazionale e comunitaria”
La Lettera sottolinea ancora, per la crescita individuale e
collettiva, “l’insostituibile ascolto sincero della voce dell’altro” e “una
comune riflessione e progettualità”. Alla base del processo di formazione pone,
dunque, la “cultura dell’incontro” che include anche l’attenzione alla “casa
comune”, “poiché le persone, proprio mentre si formano alla logica della
comunione e della solidarietà, già lavorano per recuperare la serena armonia
con il creato”.
Ravvivare l’impegno per le nuove generazioni
La pandemia che ha investito tutto il pianeta “ha fatto
emergere con forza l’esigenza di un patto educativo sempre più comunitario e
condiviso”, si legge nella Lettera, perciò gli istituti educativi cattolici
sono chiamati “a formare persone disponibili a mettersi al servizio della
comunità”, persone “capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e
ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna”. Per fare
questo si rende necessario costruire “una rete più integrata di cooperazione”,
punto di partenza per fissare alcuni obiettivi irrinunciabili verso cui far
convergere “modelli di convivenza alternativi rispetto a quelli di una società
massificata e individualista”.
“Occorre un rinnovato progetto educativo di lungo periodo,
sulla base di istanze etiche e normative condivise”
La solidarietà della Congregazione con le comunità educative
Il testo diffuso dalla Congregazione per l’educazione
cattolica si conclude esprimendo vicinanza e apprezzamento a tutte le
istituzioni scolastiche e universitarie cattoliche che hanno garantito lo
svolgimento delle proprie attività, nonostante l’emergenza in corso. E con
l’invito ai responsabili della società “a dare maggiore rilevanza
all’educazione in tutte le sue dimensioni”. In questo momento, rileva la
Lettera, ci vogliono coraggio e speranza. E conclude: “ci sostenga la
convinzione che nell’educazione abita il seme della speranza: una speranza di
pace e di giustizia”.
I messaggi dei vescovi delle diocesi in Italia
In questi giorni, alla vigilia dell’apertura dell’anno
scolastico in Italia, molti vescovi stanno indirizzando alle loro diocesi
messaggi e videomessaggi per augurare a tutti i componenti il mondo della
scuola e dell’educazione gli auguri per la ripresa, l’incoraggiamento
all’impegno nella convinzione che l’educazione sia un bene irrinunciabile per
il bene dell'intera società.
Leggi: LETTERA CONGREGAZIONE
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