* RICOMINCIAMO DALLA QUALITÀ
DELLA NOSTRA CITTADINANZA *
Max Weber aveva già messo in guardia il politico dalla trappola della
vanità e dall’infedeltà al mandato oltre che da un’irresponsabilità sempre più
diffusa. Una trappola mortale anche per lo stesso cittadino, per cui valgono
quelle virtù e quei vizi di cui si è appena scritto, se è vero – come è vero –
che tutti i cittadini sono parte attiva della realtà politica e sociale del
Paese e le loro scelte determinano la qualità del governo. Ogni cittadino di
fatto è un politico, aldilà di ogni scelta e partecipazione a partiti o
movimenti, perché chiamato a rispondere a quella vocazione per il bene comune
che è tensione etica, impegno di cura reciproca e per l’ambiente in cui vive.
Le virtù del politico sono così le virtù del cittadino e viceversa: il senso
dell’azione politica del cittadino non è semplicemente nella scelta, spesso
leggera, dei propri rappresentanti, ma in una cittadinanza attiva e propositiva
che si realizza in un insieme di azioni collettive, nella cura per i beni
comuni, nel sostegno per i soggetti più fragili e deboli, nell’esercizio dei
propri diritti e nel rispetto dei doveri, nella lotta per i principi
fondamentali della democrazia. Anche il 'voto con il portafoglio' – in Italia
teorizzato e proposto soprattutto dall’economista Leonardo Becchetti –, inteso
come orientamento politico fondato su una sempre maggiore consapevolezza che
scelte di consumo e risparmio costituiscono una forte leva sociale, rientra nel
novero degli strumenti in grado di determinare una politica attenta e
generativa.
La partecipazione attiva dei cittadini può, in questi termini,
influenzare le politiche pubbliche, può modificarle solo se svolta, però, con
intelligenza, competenza, cognizione di causa, passione e umiltà. Mounier
indicherebbe 5 verbi essenziali: uscire da sé, comprendere, prendere su di sé,
dare, essere fedele. In sintesi educare alla responsabilità verso gli altri
contro la logica dei muri; dialogare, maturare una tensione verso contenuti e
metodi comunitari di formazione alla politica oltre che verso un’autoformazione
come criterio di crescita personale; empatia, prendersi cura dell’altro,
condividendo la vita dell’altro in maniera caritatevole; donare come atto di
responsabilità in una logica gioiosa di gratuità senza egoismi; responsabilità
per gli impegni assunti non giocando (populisticamente) con le ansie del
popolo, stando attenti all’utilizzo pervasivo dei media che spesso mistificano
la realtà.
Le qualità del cittadino si misurano, allora, sulla partecipazione
responsabile alla politica come amicizia nel e per la comunità, come risposta a
Dio, a sé stessi, agli altri e alla natura. È realizzare quella che il
neotomismo napoletano di fine Ottocento definiva «cittadinanza cristiana» in
termini di socievolezza e fratellanza universale, è prendersi cura del mondo
malato a partire dalle malattie dell’uomo, è scommettere, come papa Francesco
ricorda, sulla politica come «amicizia sociale». Ancor di più oggi alle prese
con la pandemia di Covid-19 i cui effetti non sembrano ancora determinare un
cambio di rotta e rinnovati stili di cittadinanza orientati alla responsabilità
o se si vuole proprio a questa amicizia.
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