martedì 1 luglio 2025

LA FATICA DI ESSERE DISABILI

 


Disabilità, 
suor Donatello all'Onu:

le opportunità dell'IA

 e la fatica in contesti 

di guerra


Intervento della religiosa francescana, responsabile del Servizio CEI per la Pastorale delle persone con disabilità e coordinatrice del progetto “Nessuno Escluso” promosso dal Dicastero per la Comunicazione, alla 18.ma Conferenza degli Stati parte della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (COSP) che si chiude il 12 giugno a New York. "Sono l'unica suora, la gente è curiosa e felicemente sorpresa dell'opera della Chiesa in questo campo. Stiamo sfidando stereotipi e pregiudizi"

 -         Antonella Palermo - Città del Vaticano

Far conoscere l'impegno della Chiesa in Italia e del Vaticano a favore dell'inclusione. Questo il principale obiettivo dell'intervento di Suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale delle persone con disabilità della CEI e coordinatrice del progetto “Nessuno Escluso” promosso dal Dicastero per la Comunicazione, alla 18.ma sessione della Conferenza degli Stati parte della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (COSP – Conference of States Parties to the Convention on the Rights of Persons with Disabilities), che si chiude oggi a New York. Il tema generale di questa due giorni è rafforzare la consapevolezza pubblica dei diritti e dei contributi delle persone con disabilità allo sviluppo sociale in vista del Secondo vertice mondiale sullo Sviluppo Sociale (novembre 2025).

La prospettiva dell'inclusione a ogni età e condizione

"È stato interessante essere qui per la ricchezza del confronto con tante Nazioni", riferisce ai media vaticani la religiosa francescana alcantarina che sottolinea l'importanza di far comprendere un approccio sempre più teso ad accompagnare le persone con disabilità "in ogni condizione e in ogni età della vita, con l'attenzione al supporto della famiglia, al saper lavorare nell'ambito della spiritualità, all'ambito delle transizioni di vita. E soprattutto nei vari contesti dell'abitare, contesti che sfidano. Il cambiamento di paradigma nostro - insiste - è soprattutto di tipo culturale. Terminato lo speech molti mi hanno detto: 'Che bello, non pensavamo che la Chiesa fa tutto questo!'. Questo è interessante perché piano piano stiamo sfidando alcuni stereotipi, alcuni pregiudizi. Che poi è quello che ha fatto il Vangelo, che è stato sovversivo".

 L'importanza del confronto 

Essere l'unica suora in un'assise internazionale del genere è significativo: "È molto bello perché ricevo tanti sorrisi, la gente mi chiede cosa faccio qui, o se ho già incontrato il Papa. C'è molta curiosità e aspettativa. Si riconosce il prezioso lavoro che il Vaticano in questi anni ha cercato di portare avanti per combattere l'esclusione e la solitudine. Nascono anche in questo modo degli incontri bilaterali, potremmo dire, perché su alcuni temi ci si vuole confrontare insieme". L'ascolto è l'aspetto fondamentale, secondo suor Veronica, che resta colpita finora soprattutto dall'apporto dell'Intelligenza Artificiale, dall'opera pastorale, dalle migrazioni laddove questo fenomeno si innesta su condizioni di disabilità generando altri problemi da risolvere. 

Le sfide dell'IA e la fatica di garantire i diritti base

Suor Donatello è convinta come molti che le nuove tecnologie stanno offrendo un contributo decisivo, soprattutto dall'Asia, per migliorare la qualità di vita: "Ma non dobbiamo mai dimenticare che alla fine c'è una persona", avverte. Ed evidenzia anche lo sconcerto di fronte al gap tra le frontiere a cui la scienza conduce velocemente e la fatica che tante famiglie vivono, soprattutto nei contesti di guerra, in America Latina, in Africa, per esempio. "È la fatica nel poter garantire i diritti minimi di vita, quelli per cui sei considerato persona. Bisogna superare questo divario grande". Da non trascurare, poi, le situazioni davvero critiche in cui si ravvisa una sorta di "tripla ghettizzazione": sono i casi in cui il soggetto è una donna disabile straniera. Qui la sfida raggiunge livelli molto alti e per risposte pastorali adeguate ci vuole altrettanta formazione e costanza. Il lavoro con l'app "Vatican for all", sull'accessibilità agli eventi del Papa, è tra gli esempi che suor Donatello ha condiviso nel suo intervento all'Onu dove ha illustrato l'importanza di favorire lavoro, tempo libero, sport, oratorio, arte, educazione all'affettività. 

Locatelli: dall'assistenzialismo alla valorizzazione

Alle Nazioni Unite sono stati giorni intensi per l'Italia che, come racconta ai media vaticani il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, ha partecipato anche alla plenaria della COSP. Qui ha potuto "testimoniare il grande impegno nella riforma sulla disabilità ma anche il cambio di prospettiva: da una visione assistenzialista a una visione di valorizzazione delle potenzialità, dei talenti e delle competenze". Locatelli sottolinea l'importanza dei mezzi di comunicazione e dei linguaggi che trattano questi temi: "Non parlare di disabilità solo quando ci sono fatti tragici o bellissimi, ma raccontare la quotidianità", è il suo auspicio. Tra gli appuntamenti peculiari organizzati dalla delegazione italiana, il concerto del gruppo musicale inclusivo “Si può fare band” nel pomeriggio del 9 giugno sul piazzale d’ingresso all’interno del compendio del Palazzo delle Nazioni Unite e due side events: “Tempo ricreativo, tempo di vita” e “Il diritto ad una vita piena e partecipata”. Il primo evento, co-sponsorizzato da Giappone, Sud-Africa, Tunisia e International Disability Alliance, ha visto la partecipazione di rappresentanti di associazioni di persone con disabilità ed Enti del Terzo Settore. Al secondo, si è svolto un laboratorio interattivo, co-sponsorizzato dalla Repubblica Democratica del Congo, con la partecipazione dell’Arabia Saudita e di European Disability Forum. Hanno partecipato il Ministro delegato per le persone con disabilità della Repubblica Democratica del Congo Irene Esambo Diata e i rappresentanti di associazioni di persone con disabilità e di Enti del Terzo Settore che hanno svolto delle dimostrazioni pratiche di attività ricreative e occupazionali attraverso la pittura, la realizzazione di manufatti, la rilegatura di libri e la cucina.

Dopo la Messa celebrata da don Luigi Portarulo nella storica cattedrale di Old St. Patrick, la riunione preparatoria del gruppo di lavoro G20 Inclusione e Disabilità, in programma il prossimo novembre a Pretoria, in Sudafrica, che si intende porre in continuità con i lavori del G7, il primo della storia dedicato alle disabilità svoltosi l'anno scorso ad Assisi. 

 

Vatican News

Immagine


 

IL REATO DI PENSARE

 


Un manifesto per la libertà di pensiero contro l’omologazione silenziosa
Un cammino, uno strano e lungo viaggio attorno a una parola, a un atto, a un privilegio: il pensiero.

"Il Reato di Pensare" è il nuovo saggio provocatorio di Paolo Crepet, psichiatra e scrittore noto per la sua capacità di leggere e interpretare le contraddizioni del nostro tempo.

In un’epoca che esalta la libertà come valore assoluto, Crepet ci mette di fronte a una verità scomoda: la libertà è sempre più un’illusione, offuscata da un conformismo invisibile ma pervasivo.

Non c’è più bisogno di censura esplicita: oggi il pensiero critico si spegne lentamente, sedotto da una rassicurante omologazione, dal bisogno di sicurezza, dalla paura di sbagliare.

In questo libro intenso e illuminante, Crepet analizza una delle più insidiose derive della società contemporanea: la rinuncia alla complessità, alla disobbedienza, alla creatività. Con la sua consueta lucidità, ci invita a uscire dalla comfort zone e a riscoprire il valore del dubbio, del conflitto, della fatica che accompagna ogni vero atto di libertà.

Destinato a chi rifiuta l'appiattimento culturale e desidera recuperare la forza dell'autenticità, "Il Reato di Pensare" si rivolge in particolare ai giovani, ai genitori e agli educatori.

Contro l’ossessione per la perfezione e la felicità a ogni costo, Crepet difende l’importanza dell’errore, del fallimento, della crisi come tappe fondamentali di una crescita autentica. Le sue parole diventano un invito urgente a rimettere al centro il pensiero libero, oggi più che mai un atto rivoluzionario.

Tra riflessioni, aneddoti e storie personali, L'autore ci offre uno strumento prezioso per riconquistare la nostra individualità, spezzare le catene dell’omologazione e tornare ad allenare la mente al coraggio e alla creatività.

Paolo Crepet, IL REATO DI PENSARE, ed.Mondadori, 2025



 

SPOSI A VENEZIA

 


Educazione, Crepet 

sbotta su Bezos: 

perché "peggio non ce n'è"


-         diCamilla Ferrandi

Il matrimonio a Venezia tra il fondatore di Amazon Jeff Bezos e Lauren Sanchez ha acceso il dibattito pubblico. A commentare l’evento è stato anche il noto psichiatra e sociologo Paolo Crepet, che ha spostato l’attenzione sul piano dell’educazione: “Questo matrimonio è il peggiore esempio che possiamo dare ai giovani”, ha detto. Perché “peggio di così non c’è niente” secondo l’esperto.

Per Crepet il matrimonio di Bezos è “il peggiore esempio da dare ai giovani”

La critica di Paolo Crepet al matrimonio di Jeff Bezos a Venezia si concentra sulla sua preoccupazione per la “questione educativa“, come ha spiegato in un’intervista a Il Corriere della Sera. Per lo psichiatra, il problema non risiede solo in “una cosa”, ma in “tre giorni di cose” che ha paragonato ai “matrimoni dei maraja” ai quali aveva assistito in India da giovane, definendoli “una noia infinita, un incubo”.

“A me compete dire, perché ho a cuore la questione educativa, che un evento simile comunica ai giovani che tutto è visibilità, tutto è soldi, tutto è finto. La cultura non c’è, non è nominata“, ha commentato Crepet.

A preoccupare lo psichiatra sono anche “le ragazzine che affollano le calli per vedere le signore che spendono settemila euro per una borsa”, un altro “pessimo esempio” per le giovani generazioni.

Perché “prendiamo in giro i giovani” secondo Crepet

Secondo Paolo Crepet, eventi di questo tipo, oltre a non essere un buon esempio per i giovani, si trasformano anche in una vera e propria presa in giro per i ragazzi e le ragazze. “Non si ragiona così: io posso tutto perché ho i soldi“. Questa mentalità, che equipara il valore al potere d’acquisto, è per lo psichiatra una trappola che distorce le aspettative delle nuove generazioni. La realtà, ha spiegato, è ben diversa: “Ma solo uno su un miliardo si arricchisce e così prendiamo in giro i giovani“, evidenziando come l’idea di una ricchezza facile e accessibile sia una chimera per la stragrande maggioranza.

Crepet ha proseguito: “Domani uno si sposa a Chioggia e fa tre giorni di festa, come Bezos. Ma prima ha pensato qualcosa? Ha letto un libro? Questi eventi non comunicano niente di affascinante“. La vera essenza della vita e del successo, per Crepet, non risiede nell’opulenza materiale, ma nella profondità del pensiero e nella coltivazione dell’intelletto.

Ha infine lanciato un duro attacco alle famiglie e, in generale, alla società di oggi: “Questo è un mondo in cui i padri insegnano ai figli che tutto dipende da quanto guadagnano. È un occidente moribondo e una Venezia da cui Luchino Visconti sarebbe scappato, è Morte a Venezia“, ha detto citando il celebre film del grande regista tratto dal romanzo dello scrittore tedesco Thomas Mann, che racconta la storia di un uomo ossessionato dalla bellezza ideale.

Paolo Crepet ha concluso l’intervista parlando delle polemiche sollevate sulle nozze. Sui giovani che hanno contestato Bezos, lo psichiatra ha affermato: “Mi interessa chi produce pensiero, non solo opposizione. E non mi piace chi dice ‘tu a Venezia non ci puoi stare'”.

E sulle persone che hanno definito il matrimonio del fondatore di Amazon “cafone”, Crepet ha chiosato: “Alla fine, è invidia sociale, torniamo al tema del denaro. Dobbiamo guardarci dal dire a un ventenne: devi pensare solo al corpo e ai soldi “.