Sempre più tastiera, sempre meno penna e corsivo.
L’importanza dello scrivere e lo sviluppo del cervello.
Ne abbiamo parlato su
Isoradio RAI.
-di Antonio Fundarò
Nel mondo moderno di oggi, poche persone scrivono ancora con
carta e penna, per non parlare del corsivo. Tuttavia, ricercatori, in ogni area del globo, ritengono
che la scrittura corsiva sia importante per lo sviluppo cognitivo e la
regione sensomotoria del cervello. C’è una sostanziale differenza di
apprendimento, infatti, tra scrivere a mano delle lettere e in corsivo e digitare
o tracciare quelle stesse lettere sul PC, sul tablet, sullo smartphone.
Con l’abbondanza di smartphone, laptop e tablet per leggere e
scrivere testi, la scrittura in corsivo è diventata non solo ancora più
importante ma anche necessaria e indispensabile, altro che, come afferma
qualcuno, uno strumento di apprendimento obsoleto. Ne abbiamo parlato, anche
come Orizzontescuola.it, presente io, nella trasmissione “Ben…detto” di RAI
Isoradio.
Una trasmissione di attualità, curiosità, politica ed
economia condotta da Benedetto Marcucci. Ospiti esperti del settore, politici,
giornalisti, imprenditori e personaggi dello spettacolo con l’interazione dei
radioascoltatori ed il punto su dati e notizie con Incoronata Boccia.
Ben…detto! Ideato e condotto da Benedetto Marcucci. Autori della trasmissione
Valentina Lo Russo e Lucia Pioppi. Regia di Gianni Grimaldi.
Tema della trasmissione “La scomparsa del corsivo tra i
giovani”: ne abbiamo parlato, sulla RAI, anche come Orizzontescuola.it, con la
mia presenza, anche su Isoradio con Giulia Maffioli, psicologa e
psicoterapeuta, presidente dell’Associazione Nazionale Psicologi Psicoterapeuti
(l’A.Na.P.P. è nata nel 2000 ed è composta da professionisti e formatori con
consolidata esperienza in ambito clinico, organizzativo, sanitario,
scolastico-educativo ed universitario) e Lidia Pantaleo referente nazionale del
gruppo “Lingua” del Movimento di
Cooperazione Educativa.
Precursore essenziale per un ulteriore successo scolastico
La scrittura corsiva – come è emerso nel corso della
trasmissione, puntualmente condotta dal giornalista RAI Benedetto Marcucci – è
un’abilità culturale complessa e centrale, che coinvolge molti sistemi
cerebrali e l’integrazione di abilità motorie e percettive. “L’abilità della
scrittura corsiva è spesso utilizzata come strumento di apprendimento,
considerando la profondità di elaborazione che la presa di appunti a mano
fornisce, anche in assenza di una revisione degli appunti. Pertanto, la
scrittura in corsivo è stata considerata un precursore essenziale per un
ulteriore successo scolastico e l’abilità viene tipicamente acquisita durante
l’infanzia nelle società con una forte tradizione di alfabetizzazione. I
bambini devono imparare a coordinare accuratamente i movimenti delle mani e a
produrre la forma di ogni lettera, e potrebbero volerci diversi anni per
padroneggiare questa precisa abilità” come si legge in una recente ricerca.
Si utilizza la tastiera sempre più spesso e a farlo sono
anche gli adulti
Oggi, la maggior parte degli adulti scrive utilizzando una
tastiera e un computer, e in alcuni paesi, grazie ai programmi di istruzione,
il digitare sui dispositivi digitali ha già sostituito la tradizionale
scrittura a mano. Pertanto, la quantità di tempo trascorso a scrivere a mano è
stata ridotta poiché le attività di apprendimento si affidano sempre più a
dispositivi digitali. Questi dispositivi (ad esempio, tablet e telefoni
cellulari) possono migliorare la capacità di uno studente di prendere appunti,
ma possono anche ostacolare l’apprendimento in modi diversi e sconosciuti. La
maggior parte dei docenti, di ogni ordine e grado, riconosce che prendere
appunti è un fattore importante dell’apprendimento in classe e l’attività con
la tastiera è ora spesso raccomandata come sostituto della scrittura precoce
poiché questo tipo di attività è meno impegnativa e frustrante per i bambini.
I sostenitori dell’uso dei computer in classe sottolineano i
benefici derivanti dalla capacità dei bambini di produrre testi
I numerosi (purtroppo) sostenitori dell’uso dei computer in
classe, in sostituzione totale dei quaderni e della penna (dunque, della
scrittura) sottolineano i benefici derivanti dalla capacità dei bambini di
generare testi di grandi, con minore difficoltà e con maggiore speditezza, e di
ricevere, in tale modalità, un feedback immediato sui testi prodotti e sulle
loro molteplici osservazioni anche in merito al testo o alle lezioni.
Dall’altro lato, invece, si è sottolineato nel programma radiofonico su RAI Isoradio,
ci sono i critici dei computer in classe (nel senso della sostituzione del PC a
tutte le altre tipologie di metodologie operative, dunque, anche alla
scrittura) che evidenziano, anche col supporto di numerosi studi e indagini
statistiche come quella di Eduscopio, a base del programma radiofonico, come
l’utilizzo del computer ha un impatto negativo sulle valutazioni ma anche sul
rendimento scolastico, oltre a rappresentare un distrattore per i numerosi
studenti abitualmente individuati come multitasking.
L’addestramento alla scrittura
L’addestramento alla scrittura a mano non solo è capace di
migliorare l’accuratezza dell’ortografia e migliorare, inevitabilmente, la
memoria e il ricordo, ma anche è capace di contribuire al miglioramento del
riconoscimento delle lettere. Perché anche questo, per i giovanissimi e i
giovani, è un problema, oggi. Tali vantaggi, enucleati precedentemente, non
sono stati riscontrati solo nella scrittura di tipo tradizionale, cioè quella
che si determina utilizzando una penna ad inchiostro o la classica e piacevole
matita, ma anche nella scrittura che si determina utilizzando una tecnologica
penna digitale. Che fosse questo una via di mezzo? Una modalità di sintesi tra
la necessità dell’approccio tecnologico e la scrittura tradizionale? Tutti i
risultati suggeriscono – come per altro ha più volte sottolineato il prof.
Piero Crispiani – che il coinvolgimento degli intrecciati movimenti della mano,
più che altro del polso, e la modellazione di ciascuna delle lettere utilizzate
per scrivere possono avvenire in svariate modalità. Se è davvero questa la
modalità, modificare la condizione motoria mentre i bambini stanno imparando
può danneggiare le loro funzioni consecutive.
La scrittura corsiva e la digitalizzazione sono due modi
distinti di scrivere
Se leggiamo la questione dal punto di vista sensomotorio,
possiamo affermare che la scrittura corsiva e la digitalizzazione sono modi
diversi, ma anche modi distinti di scrivere e coinvolgono, inevitabilmente,
processi distinti nel nostro cervello. La scrittura corsiva presume una ben
definita coordinazione dei movimenti della mano finalizzata alla produzione
della forma, anche graficamente piacevole, di ciascuna delle lettere, mentre la
digitalizzazione, cosa alla quale ci si sta abituando sempre più frequentemente,
richiede inferiori informazioni cinestetiche. Numerosi studi hanno dimostrato
che aree legate ai processi di scrittura vengono attivate solo in alcune
circostanze e nello specifico quando si percepiscono unicamente lettere visive.
Di fatto, tali studi, suggeriscono che la scrittura e la lettura sono da
considerare come processi interrelati che comprendono una importante (se non
determinante) componente sensomotoria.
Domande che è necessario porsi
Quali sono i vantaggi della scrittura in corsivo quando è
possibile utilizzare un computer per lo stesso compito? La scienza afferma che
i benefici cognitivi e visivi per i bambini che imparano usando il corsivo sono
molteplici.
Scrittura corsiva e cervello
Disegnare lettere con la mano libera, articolando il polso
che, ormai è provato, si sta atrofizzando, utilizzando una penna o una matita
è, inutile ribadirlo ancora, cognitivamente diverso dalla modalità utilizzata
dai nostri giovanissimi di premere un tasto fisico su una tastiera. Durante
questa, non vecchia ma necessaria, l’apprendimento, la formazione delle lettere
manualmente crea una connessione con il movimento della mano e l’importante
risposta visiva di vedere quella lettera vivere sulla pagina. In tale maniera
coesistono più processi nello stesso tempo: il movimento vero e proprio della
mano, il pensiero che il nostro alunno, nostro figlio, ha della lettera e il
segnale visivo della lettera che vive e si concretizza sul foglio, sulla
lavagna. Si tratta, in questa maniera, di leggere e scrivere
contemporaneamente. Cosa che rappresenta, indubbiamente, un’abilità necessaria
e utilissima, proprio oggi in cui abbondano telefonini e tablet nella vita dei
nostri giovani e anche nostra.
Il processo che devono affrontare i nostri bambini
I bambini devono affrontare questo processo per comprendere
appieno la lingua italiana e collegare in siffatta maniera le parole alla
memoria motoria. Imparare la scrittura in corsivo è, dunque, visibilmente
importante per consolidare le abilità di ortografia, in quanto permette ai
bambini di riconoscere le parole quando le leggono successivamente. La
digitazione sulla tastiera, infatti, non ha lo stesso effetto sul nostro
cervello, in quanto non richiede le stesse capacità motorie e le stesse
attività eseguite simultaneamente.
L’intelligenza e la scrittura in corsivo
Secondo il professore William Klemm, meglio conosciuto come
il “medico della memoria”, il corsivo contribuisce a rendere i nostri alunni, i
nostri figli, i nostri bambini e i nostri ragazzi più intelligenti .
Esercitarsi nella scrittura a mano, di fatto, possiamo dire, aiuta ad allenare
il cervello, a tenerlo in vitalità; aiuta a integrare numerose forme di
informazioni simultaneamente, inclusi input visivi e tattili, applicando al
contempo le capacità motorie. Klemm ricorda, infatti, che il corsivo può fornire
benefici al cervello; benefici simili a quelli che si ottengono imparando a
suonare uno strumento musicale, specie se in giovanissima e giovane età.
Insegna capacità organizzative e aiuta i bambini a comporre i
propri pensieri e idee anche nei casi di DSA
Anche se nel mondo di oggi tutti hanno certamente necessità
di imparare a digitare sulla tastiera, la scrittura in corsivo ha i suoi
numerosi e indiscussi vantaggi. Evidentemente tale esercizio può essere
impegnativo ma permette di insegnare le capacità organizzative, sempre più
difficilmente individuabili nei nostri alunni, e aiuta i bambini a comporre, a
dare forma, a dare colore e struttura ai propri pensieri e alle proprie idee.
Per coloro che devono affrontare le difficoltà della dislessia e della disgrafia,
il corsivo, inteso, come afferma il professore Filippo Nobile come
fluidificatore del pensiero, può far parte, specialmente a scuola primaria, di
un piano di trattamento per aiutare la
coordinazione oculomanuale, la memoria e le altre funzioni cognitive. Invece di
lasciare morire la scrittura a mano nelle scuole, leggere il corsivo ed
esercitarsi a scrivere in corsivo è una parte importante di un curriculum che
migliora le capacità cognitive e visive dei bambini.
La scrittura in corsivo potenzia le competenze
(neuro-psico-motorie)
Per il professore Piero Crispiani, ad esempio, «La scrittura
in corsivo potenzia le competenze (neuro-psico-motorie) ed esprime le
competenze, costituisce una “edicola” della persona e della personalità. Non
discuto degli aspetti psicologici, di cui la originaria grafologia (Moretti,
Torbidoni), discuto invece il tema focale per gli insegnanti, gli Educatori ed
i Pedagogisti, ovvero:
Perché bisogna far scrivere in corsivo.
Come si costruisce la scrittura in corsivo.
Come la scrittura interfaccia il pensiero.
Quanto è perché la scrittura in corsivo è difficoltata».
L’esperienza della scrittura in corsivo porta al reclutamento
di regioni di elaborazione neurale specifiche della lettera
I risultati delle ricerche scientifiche sugli adulti e sui
bambini sono gli stessi. Insieme, forniscono la prova che l’esperienza della
scrittura in corsivo, a mano libera, potremmo dire, porta al reclutamento di
regioni di elaborazione neurale specifiche della lettera e possono essere
importanti per impostare il sistema neurale che sarà responsabile
dell’elaborazione delle lettere una volta che un individuo diventa
alfabetizzato. Solo la pratica della scrittura a mano libera (e non del
tracciamento o della digitazione) risulta utile nella specializzazione neurale.
L’esecutività manuale
Afferma Crispiani che « fuori dalla condizione di chi reca
disordini funzionali specifici come la disgrafia, il deficit di controllo
grafomotorio o patologie neuromotorie, per i quali il Trattamento Abilitativo
si configura in relazione al tipo di disturbo (organico-funzionale,
quantitativo-qualitativo, di apprendimento o esecutivo, ecc.). Riferiamoci piuttosto al bambino normodotato
che, in prima classe, costruisce la lingua scritta. Si impegna, ovvero, in una
complessa funzione che coinvolge la mente quanto l’esecutività manuale e può
farlo secondo il primo e più sostanziale principio che regola l’apprendimento:
l’imitazione di modelli».
L’apprendimento e la conoscenza
L’apprendimento e la conoscenza, processi prossimi ma
dissimili, come scrive il professore Crispiani, hanno origine dai modelli
(esperienze, ricordi, pregresse idee, antefatti) e proseguono come loro
elaborazione, adattamento, sviluppo, che opportunamente diciamo processazione,
costruzione Ma da lì si parte, quindi imitare parole e grafemi in corsivo,
imitare il disegno, il parlare con tutte le sue varianti semantiche e
pragmatiche, imitare il pensiero, le espressioni del viso, l’empatia… Dalla
imitazione in equilibrio con il ristrutturare, proviene lo sviluppo (Piaget).
Siamo cauti: l’imitazione non è atto rinunciatario o approssimativo, è la prima
e naturale forma di attivazione del pensiero, poi diventa “imitazione
differita”, poi simbolica. La conquista del codice verbale scritto, così come
il parlare, il camminare, il dare lo sguardo, ecc. nasce dal raffronto con
quanto percepiamo … poi la mente fa il
resto. Quindi, auspico una scuola in cui: si scriva in corsivo, si parli bene,
ci si comporti con educazione e rispetto, si diano occasioni e si coltivino i
processi comunicativi (sociali, culturali, civili) più importanti: scrivere,
parlare, contare tra persone, in presenza, vis a vis, frontali, congiunti dalle
parole.
Il disagio psicologico che si riscontra a causa dell’utilizzo
degli smartphone
Per Giulia Maffioli, psicologa e psicoterapeuta, presidente
dell’Associazione Nazionale Psicologi Psicoterapeuti, ha sottolineato che i
dati di numerose indagini e ricerche scientifiche mostrano che c’è una
esposizione a questi device sin dalla primissima infanzia (tra gli 11 e i 15
mesi), ancor prima che i bambini camminino. È molto interessante, ha
sottolineato la Maffioli, verificare quali sono le conseguenze e perché
accadono queste scelte. La stessa OMS ha espresso la necessità di non
sottoporre i minori a questa esposizione. Però, evidentemente, anche a livello
culturale c’è una tendenza dei genitori ad affidare i propri figli ai device.
Orizzonte
scuola
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