mercoledì 2 agosto 2023

IL NOSTRO SOGNO PER I GIOVANI

 La cultura nella quale viviamo una dimensione autistica della vita personale, e una dimensione competitiva della relazione con gli altri.

 I giovani hanno bisogno di una grande speranza, che è quella di coinvolgerli nella costruzione di un mondo migliore.


 

-         di Italo Fiorin

-          In questi giorni si svolge a Lisbona un evento che merita l'attenzione di chi si occupa di educazione: la Giornata Mondiale della Gioventù. Giovani di tutto il mondo si ritrovano, per incontrare Papa Francesco. Al di là del credo religioso o dei valori professati, è importante chiederci quale sia il bisogno che spinge i giovani a confrontarsi con l'anziano pontefice, quale sia il senso della loro ricerca, e quale prospettiva noi adulti, soprattutto noi insegnanti o persone di scuola, sappiamo proporre loro.

La centralità dell’apprendimento, espressa dallo slogan dell’imparare ad apprendere, è ormai universalmente riconosciuta, ma il modo di interpretare in che cosa debba consistere questo apprendimento non è univoco. Semplificando, possiamo dire che si fronteggiano due diverse visioni, quella funzionalista e quella personalista.

Nella visione funzionalista, è soprattutto la realtà economica a dettare alla scuola e all’università quali debbano essere le priorità e a decidere della qualità di queste istituzioni. Tanto più godranno di reputazione, quanto meglio sapranno rispondere alle richieste del mercato.

Nella concezione personalista, finalità e obiettivi devono rispondere alle esigenze di sviluppo della persona umana, considerata nella integralità delle sue dimensioni. La qualità del percorso formativo sarà valutata non solo in base alla capacità di rispondere alle richieste del mercato del lavoro, ma di promuovere lo sviluppo armonico degli studenti.

La visione funzionalista sottolinea maggiormente gli aspetti produttivistici e la dimensione cognitiva dell’apprendimento, mentre la concezione personalista considera anche gli aspetti relazionali, sociali, di costruzione della personalità e di significatività personale dell’esperienza.

Nella prospettiva del funzionalismo quello che conta è il risultato.  Viene apprezzato molto l’agire individuale, la capacità che l’individuo ha di prendere decisioni autonome, di sbrigarsela da solo, di emergere, se possibile, primeggiando. A queste doti vengono associati dei valori, quali il raggiungimento dell’eccellenza, il riconoscimento del merito, la capacità di competere e di raggiungere il successo.

Questa visione presenta aspetti che non vanno sottovalutati. Nessuno può negare l’importanza dell’impegno personale, il valore che c’è nel cercare di risolvere i problemi autonomamente, senza cedere di fronte alle prime difficoltà. Spesso, però, l’enfasi sulla realizzazione personale si accompagna ad una concezione individualistica dell’educazione, nella quale non c’è posto per gli altri, se questi possono rappresentare un ostacolo al desiderio di affermazione personale. 

La cultura nella quale viviamo spinge in tale direzione, in mille modi, favorendo una dimensione autistica della vita personale, e una dimensione competitiva della relazione con gli altri. Sembrerebbe che l’unica motivazione all’agire sia l’interesse personale e l’utile che ne può derivare.

Ricorrere a forme di riconoscimento esterno per sollecitare l’impegno nello studio è molto parziale e rischia di produrre più danni che benefici.

Una visione tanto riduttiva del valore dell’apprendimento trascura che, per i giovani, può risultare molto più allettante essere coinvolti in un progetto di trasformazione della realtà, spendersi per un ideale grande al punto da sembrare utopico. Non è detto che l’elogio del successo individuale all’interno di un vecchio mondo nel quale rapidamente integrarsi sia più seducente della prospettiva di un mondo nuovo da costruire, di un protagonismo generoso, finalizzato non alla conservazione dell’esistente ma al cambiamento profondo.

 Ai giovani può essere prospettato un senso non solo privato, ma sociale dell’impegno che si chiede loro, si può associarli ad una grande speranza, che è quella di coinvolgerli nella costruzione di un mondo migliore.

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