venerdì 4 agosto 2023

MAESTRI DI UMANITA' E DI SPERANZA


Un invito a essere “protagonisti di una nuova coreografia che metta al centro la persona umana”. Il Papa lo rivolge ai giovani universitari incontrati a Lisbona e li esorta a non sostituire i volti con gli schermi, a essere "imprenditori di sogni", non "amministratori di paure" e a porre la formazione al servizio del prossimo, dell’ecologia integrale, di una politica e di un’economia rinnovate

 

-         -di Paolo Ondarza - Città del Vaticano

 Guardando alle “sfide enormi”, ai “gemiti dolorosi” che caratterizzano questo frangente storico Francesco scuote i giovani universitari della Universidade Católica Portuguesa - circa 6.500  - e li sprona ad abbracciare “il rischio di pensare che non siamo in un’agonia, bensì in un parto; non alla fine, ma all’inizio di un grande spettacolo. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Imprenditori di sogni

Gli studenti lo accolgono con grande acclamazione tra canti e cori. Il Papa li invita ad essere “imprenditori di sogni”, “non amministratori di paure”, a non accontentaresi di risposte facili che anestetizzano, ad avere “il coraggio di sostituire le paure con i sogni”. In un’università, constata, l’autopreservazione è una tentazione, un riflesso condizionato dalla paura: “Sarebbe uno spreco pensare a un’università impegnata a formare le nuove generazioni solo per perpetuare l’attuale sistema elitario e diseguale del mondo, in cui l’istruzione superiore resta un privilegio per pochi”.

 Titolo di studio è per servire

“Se chi ha ricevuto un’istruzione superiore non si sforza di restituire ciò di cui ha beneficiato, non ha capito fino in fondo cosa gli è stato offerto”.

 Il titolo di studio non deve infatti essere visto solo come una licenza per costruire il benessere personale, ma come un mandato per dedicarsi a una società più giusta e inclusiva, cioè più progredita.

 Cercare e rischiare

“Tutti siamo pellegrini” e ogni pellegrino “cerca” e “rischia”, osserva il Pontefice invitando a diffidare “delle formule prefabbricate, delle risposte che sembrano a portata di mano, delle proposte che sembrano dare tutto senza chiedere nulla”.

 La buona inquietudine

Mai aver paura di sentirci inquieti: essere insoddisfatti infatti, prosegue, “è un buon antidoto contro la presunzione di autosufficienza e il narcisismo. Ognuno di noi è pellegrino, cercatore, avverte la propria incompletezza, come dice Gesù, “siamo nel mondo, ma non del mondo”. Da qui l’incoraggiamento a non allarmarsi “se ci troviamo assetati dentro”.

Non siamo malati, ma vivi! Preoccupiamoci piuttosto quando siamo disposti a sostituire la strada da fare con un qualsiasi punto di ristoro, purché ci dia l’illusione della comodità; quando sostituiamo i volti con gli schermi, il reale con il virtuale; quando, al posto delle domande che lacerano, preferiamo le risposte facili che anestetizzano.

 Non polarizzazioni, ma visioni d’insieme

È tempo di ridefinire ciò che chiamiamo progresso ed evoluzione perché “in nome del progresso”, osserva Francesco, “ si è fatto strada troppo regresso”. Sì a visioni d’insieme, no a polarizzazioni.

 Voi siete la generazione che può vincere questa sfida: avete gli strumenti scientifici e tecnologici più avanzati ma, per favore, non cadete nella trappola di visioni parziali. Non dimenticate che abbiamo bisogno di un’ecologia integrale, di ascoltare la sofferenza del pianeta insieme a quella dei poveri; di mettere il dramma della desertificazione in parallelo con quello dei rifugiati; il tema delle migrazioni insieme a quello della denatalità; di occuparci della dimensione materiale della vita all’interno di una dimensione spirituale.

 In dialogo con gli studenti

L’incontro presso l’ateneo cattolico di Lisbona è stato un vero e proprio dialogo. Le parole del Papa sono arrivate infatti come una risposta a quelle che poco prima gli avevano rivolto quattro giovani sui temi della Laudato Sì, del Patto Educativo Globale, dell’Economia di Francesco e della cultura dell’incontro. Beatriz, Mohoor, Mariana, Tomás: il Santo Padre ringrazia ciascuno per le testimonianze di speranza, entusiasmo realista, senza lamentele o fughe in avanti realiste.

 Maestri di umanità

È vero, constata, “non è possibile un’autentica ecologia integrale senza Dio; non basta che un cristiano sia convinto, deve essere convincente riflettendo la gioia del Vangelo; senza incarnazione, anche nel campo della cultura, il cristianesimo diventa ideologia”. A tutti chiede: “cosa volete vedere realizzato in Portogallo e nel mondo?” Quindi confida loro un desiderio:

 Anche questo anziano che vi parla sogna che la vostra generazione divenga una generazione di maestri. Maestri di umanità. Maestri di compassione. Maestri di nuove opportunità per il pianeta e i suoi abitanti. Maestri di speranza

 Un gesto di ospitalità provoca una trasformazione

Guardando ad un pianeta "minacciato da una grave distruzione ecologica" e da una "terza guerra mondiale a pezzi", Francesco esorta tutti a studiare con passione il Patto educativo globale, a affrontare così le crisi: invoca una conversione del cuore che porti ad un cambiamento della visione antropologica della politica e dell’economia; chiede accoglienza e l’inclusione nei confronti di chi è lontano dal proprio paese. “Un gesto di ospitalità - afferma - provoca una trasformazione”.

 Le donne non sono "supplenti"

Tra gli altri punti del Patto educativo che Francesco evidenzia c’è poi la piena partecipazione delle donne. Troppe volte "nell'inconscio collettivo - ha messo in evidenza - riteniamo le donne di seconda classe, supplenti, non diamo loro il ruolo di protagoniste".

 In effetti, il contributo femminile è indispensabile. Del resto, nella Bibbia si vede come l’economia della famiglia è in larga parte in mano alla donna. È lei la vera “reggente” della casa, con una saggezza che non ha per fine esclusivamente il profitto, ma la cura, la convivenza, il benessere fisico e spirituale di tutti, e pure la condivisione con i poveri e i forestieri.

 In relazione

Il Papa ricorre ancora all’immagine del pellegrino nell’incoraggiare i giovani universitari ad andare avanti. Cita le espressioni di saluto che secondo una tradizione medievale si scambiavano i viandanti lungo Cammino di Santiago: “Ultreia”, “et Suseia”, ovvero “Vai più in là, più in alto; dai forza, muoviti oltre”.

 Essere un’università cattolica vuol dire anzitutto questo: che ogni elemento è in relazione al tutto e che il tutto si ritrova nelle parti. Così, mentre si acquisiscono competenze scientifiche, si matura come persone, nella conoscenza di sé e nel discernimento della propria strada. Allora, avanti!

 Benedetta la prima pietra del Campus Veritati

Al termine dell'incontro Francesco ha benedetto la prima pietra del nuovo Campus Veritati. Il Vescovo di Roma è stato salutato dal rettore della Universidade Católica Portuguesa, la professoressa Isabel Capeloa che ha evidenziato: "L’università non esiste per preservarsi come istituzione, ma per rispondere con coraggio alle sfide del presente e del futuro. Perciò sarà sempre un progetto, mai un’opera conclusa". Capeloa ha quindi annunciato la nascita di una nuova cattedra denominata “Economia di Francesco e di Chiara”, dedicata ad accogliere iniziative trasversali a tutte le Facoltà per promuovere i principi dell’Economia di Francesco e sviluppare un modello sociale che valorizzi le persone e l’ambiente.

 

Vatican News

 

 

Nessun commento:

Posta un commento