I
giovani e l'economia di WhatsApp.
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di Leonardo Becchetti
Il
tema di maggior successo alla prova di maturità in corso è stato quello
dell’attesa scelto dal 43,4% dei maturandi. Il tema sottolinea come la
rivoluzione digitale ci abbia reso sempre più potenti, veloci nel realizzare i
nostri desideri (spesso a distanza di un solo clic) e impazienti nel voler
tutto e subito. Un atteggiamento collegato anche all’aumento dell’ira che è
tipicamente una reazione che si produce quando un ostacolo improvviso si
frappone alla realizzazione dei nostri desideri. L’aumento della potenza si
accompagna dunque anche ad un aumento della rabbia nel momento in cui per
qualche blackout momentaneo non otteniamo quello che siamo abituati ad avere
quasi istantaneamente (provate a fare memoria di cosa succede quanto il
computer o il telefonino si “impallano”).
Il
problema dell’avvento dell’era digitale è però legato alla questione della
soddisfazione e ricchezza di senso di vita in modo più profondo. Per capirlo
dobbiamo fare riferimento ad un economista tanto geniale quanto poco valorizzato
come Tibor Scitovsky che scriveva negli anni 70 del Novecento della “Joyless
economy” l’economia (la società) senza gioia. Scitovsky avvertiva che
esistevano al mondo due fondamentali categorie di beni. La prima è quella dei
ben di comfort, in genere beni materiali che servono ad alleviare dolore o a
soddisfare piaceri momentanei. I beni di comfort hanno utilità decrescente,
producono assuefazione e, in caso di abuso, dipendenze. La seconda è quella dei
beni di stimolo che sono in genere esperienze che al contrario dei beni di
comfort non sono immediatamente accessibili. Non ci basta guardare in una bella
giornata di sole le persone sciare su una montagna innevata per poter godere
della stessa esperienza. I beni di stimolo richiedono un faticoso e previo allenamento
per poter essere “consumati” e quindi un abito costante e virtuoso
d’investimento in quelle capacità che ci abilitano a poterli usare. Si tratta
di beni culturali, relazionali, spirituali, di pratica sportiva la cui qualità
e varietà aumenta con l’aumentare del nostro allenamento. Attingendo ai
risultati della psicologia Scitovsky sottolineava come il canale attraverso il
quale i beni di stimolo assicurano soddisfazione e ricchezza di senso di vita è
la continua varietà di esperienza che essi garantiscono, con una qualità ed una
soddisfazione che crescono all’aumentare del nostro allentamento. Per questo
motivo tali beni rendono la nostra vita quotidiana interessante ad assorbente,
a differenza di quella dominata dalla noia in caso di abuso di beni di comfort,
che hanno tra l’altro la proprietà indesiderata di indebolire la nostra
capacità d’investimento proprio nei beni di stimolo.
Collegandosi
al progresso tecnologico, oggetto della traccia di maturità, Scitovsky
osservava che il suo sviluppo e quello dei mercati era molto più orientato
all’aumento di offerta di beni di comfort che di stimolo. In ottica di
massimizzazione di profitto conviene infatti vendere il primo tipo di beni che
generano dipendenza e dunque domanda meno sensibile al prezzo assicurando
maggiori guadagni. Il fenomeno che Scitovsky notava è enormemente aumentato
dopo la rivoluzione digitale che ha notevolmente aumentato le opportunità di
fruizione dei beni di comfort disponibili in grandissima abbondanza, prezzi
spesso nulli ed immediata disponibilità in rete. Un educatore saggio
spiegherebbe ai nostri ragazzi che sono i beni di stimolo a fare la fortuna
della nostra vita e che il comfort è moderatamente necessario e godibile nel
tempo libero evitando abusi Ma i giovani dei nostri tempi incontrano questi
educatori in famiglia, a scuola o nelle istituzioni formative?
I
dati su decine di anni e migliaia di cittadini europei confermano che le
considerazioni che abbiamo fatto non solo elucubrazioni o fantasie dei
filosofi.
Le
persone che investono più nelle esperienze che assicurano i beni di stimolo
(attività di volontariato, istruzione, attività sportiva, pratica religiosa)
hanno una vita significativamente più soddisfacente e ricca di senso dei loro
simili dopo aver controllato per tutti gli altri fattori che di solito incidono
(reddito, salute, età, condizione professionale e stato familiare). E l’effetto
si determina soprattutto perché i primi dichiarano in misura significativamente
maggiore di imparare cose nuove e di essere interessati, assorbiti ed
entusiasti della loro vita. I risultati empirici che confermano le ipotesi di
Scitovsky sollecitano politiche pubbliche che potremmo sintetizzare sotto il
cappello del concetto di life wide learning (che è leggermente diverso da quello
del life long learning). Non solo la formazione deve accompagnarci tutta la
vita per renderla bella, varia e aumentare la nostra capacità di apprezzare e
godere di esperienze e beni culturali. Ma il concetto di formazione deve essere
“ampio” includendo esperienze di vita importanti (volontariato, incontro con
spiritualità e pratiche religiose, attività sportiva) che ci consentono di
allenarci e formarci per poter fruire della bellezza e delle potenzialità della
nostra vita in tutte le sue dimensioni.
www.avvenire.it
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