“Nella tua
indifferenza mi hai lasciato indietro, presa com’eri a giudicarmi”
-
di Laura
Bombaci
Giugno,
si sa, è periodo di scrutini: è il momento dell’anno in cui
gli studenti conoscono il proprio risultato che si riassume l’intero anno
scolastico, che si tratti di bocciatura, promozione o sospensione
del giudizio. Un ragazzo che ha appena scoperto di dover ripetere l’anno ha
inviato una lettera-sfogo a Skuola.net, nella
quale ha accusato la scuola di essere la causa del suo fallimento.
Ecco
le parole del ragazzo, che ha preferito rimanere anonimo:
“Cara
scuola, Oggi scrivo a te, che mi hai rifiutato… per dirti tutto quello che
penso… per liberarmene, perché mi mangia dall’interno, e per quanto sia
sconvolto, triste ed arrabbiato, so che questo è un male. Poi… Giuro, butto
questa maledetta penna e non scrivo mai più, basta racconti, basta poesie,
basta saggi e argomentazioni, che ovviamente paiono belli solo a me! Basta
sperare inutilmente!
Io ci ho provato, sai? Tu forse non te ne sei accorta, così presa com’eri a
giudicarmi, misurarmi, valutarmi, numerarmi, da dimenticarti totalmente di
conoscermi, ascoltarmi, comprendermi! Sono entrato qua dentro pieno di
curiosità ed entusiasmo, avevo voglia di imparare cose nuove, conoscere e
comprendere, lo giuro! Mai nemmeno nei miei peggiori incubi avrei potuto
immaginare quello che poi è capitato.
Il trauma dell’isolamento, la difficoltà a rientrare e riabituarmi a un modo di
stare insieme, che non mi apparteneva più. E tu, che dovevi essere il mio faro
nel buio, il mio punto di riferimento? Tu hai negato il mio smarrimento,
mi hai fatto sentire sbagliato e inadeguato nel mio dolore, non era più colpa
del trauma, ma era colpa mia che non sapevo fingere che non fosse successo
niente, che non riuscivo ad andare avanti, non abbastanza concentrato, non
abbastanza performante per te! E allora nella tua brutale indifferenza hai
semplicemente deciso di lasciarmi indietro! Inutile perdere tempo con me, sono
rotto non funziono più, non almeno come vuoi tu!
Cosa ne puoi sapere tu, del macigno che mi è piombato sul cuore quando alla
fine del trimestre i miei suggerimenti di recupero scritti nero su bianco
sono: ‘studio individuale’… Studio individuale??? Ma che speranza ho
di farcela da solo, se non ci sono riuscito nemmeno con il professore? E
quando provi a chiedere perché non ci sia un corso di recupero la risposta ti
ferisce come una coltellata al cuore: ‘Non ci sono i numeri per
organizzare un corso di recupero. Numeri? Noi non siamo numeri!!! Io
non sono un numero! Perché alla fine, secondo me, il problema si riduce
semplicemente a questo, tu hai dimenticato il tuo ruolo, che non è quello di
selezionare esseri umani, ma quello di formarli. È facile pensare che sia solo
colpa mia, vero? Ma una coscienza ce l’hai? Io mi prendo le mie responsabilità,
perdo un altro anno perché non mi sono impegnato abbastanza! Ma forse è
arrivato il momento che anche tu ti prenda la tua, hai perso un altro studente
perché hai perso di vista il tuo ruolo. Cara scuola, sei riuscita a fare
spegnere nel mio cuore il desiderio di imparare, mi hai fatto sentire
sbagliato, mi hai brutalmente giudicato e non hai saputo tendermi una mano
quando ti chiedevo aiuto. Io ti accuso, lo faccio qui pubblicamente e ti prego
di fare una seria riconsiderazione su quello che è il tuo ruolo, stai
distruggendo un’intera generazione. Vergogna. Io sono l’emblema del TUO
fallimento. L’ennesima occasione persa!”.
Ci
sarebbe molto da dire su queste parole. Nel pensiero dello studente sembra
riecheggiare quello che da tempo dice lo psichiatra Paolo
Crepet, secondo il quale la scuola è fallita, anche se, a suo avviso,
proprio in quanto non boccia più. Ecco le parole dell’esperto: “Il 99% dei
ragazzi che oggi si trovano inseriti in un percorso studi, viene promosso.
Basta che si respiri si viene promossi. La scuola è fallita. Avete mai visto
genitori o ragazzi in sciopero generale contro questo dato evidentemente
catastrofico? No, perché va bene che quel diploma non conti nulla, perché va
bene che metta sullo stesso piano tutti, chi si è sforzato di fare, con chi non
ha fatto nulla. Non credo che in questi anni le difficoltà siano aumentate da
parte dei professori”.
“Certo
che sei più fragile se stai tutto il giorno solo davanti al cellulare. Come si
frequentano i ragazzi? Con un emoticon?”, ha aggiunto lo psichiatra.
Il
sondaggio sugli esami di maturità
Gì
Esami di Stato di fine superiori sono effettivamente da “buttare”? O riescono
effettivamente a misurare la “maturità” degli studenti?
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