lunedì 12 giugno 2023

TRE-SEI ANNI PER LO SVILUPPO GLOBALE


 Coordinamento Nazionale per le Politiche dell’Infanzia e della sua Scuola

 LA CENTRALITA’ EDUCATIVA DELLA SCUOLA

 DA TRE A SEI ANNI PER LO SVILUPPO SOCIALE


INTRODUZIONE

 Il Coordinamento nazionale per le politiche dell’infanzia e della sua scuola ha avviato questa riflessione allargata dopo tanto tempo e finalmente in presenza, sul ruolo che la scuola dell’infanzia ricopre nell’ambito del contrasto alla povertà educativa e come “ponte” per un percorso formativo di qualità per la realizzazione della persona.

L’evento è organizzato dall’organismo plurale formato dai rappresentanti delle quattro maggiori organizzazioni sindacali e FLC- Cgil, Cisl scuola, Federazione UILSCUOLA RUA e SNALS CONFSAL e dalle cinque storiche associazioni professionali AIMC, ANDIS, CIDI, MCE e FNISM.

Costituito da circa trent’anni, dalla sua fondazione si è sempre occupato della qualificazione della scuola dell’infanzia; dal 2007, con i primi tentativi di integrazione rappresentati dalle sezioni primavera e da un primo concreto dibattito sulla costruzione del sistema integrato, il confronto si è arricchito dei temi di qualificazione del personale, di relazione con le municipalità e la loro Associazione, attraverso attività di formazione dedicata, audizioni parlamentari e ministeriali, pubblicazioni, ricerche e approfondimenti finalizzati al consolidamento di una reale cultura dell’infanzia nel nostro Paese.

 Dal 2011 ha elaborato contributi specifici al dibattito sulla costituzione del sistema integrato, salvaguardando per la scuola del tre/sei anni il ruolo di congiunzione tra il sistema dei servizi per l’infanzia e il proseguimento del percorso scolastico, mantenendo saldamente la sua funzione all’interno del sistema nazionale dell’istruzione, a partire dalla formazione iniziale come elemento attualmente qualificante della professionalità dei docenti di scuola dell’infanzia.

 Come avvalorato dalla ricerca psico-pedagogica i due segmenti 0-3 e 3-6 svolgono in questo ambito un ruolo fondamentale. Il Coordinamento ha realizzato azioni di sensibilizzazione e formazione rivolte al personale scolastico ed educativo, alle famiglie e a tutti i soggetti che a qualsiasi titolo sono coinvolti nella rimozione dei gap che pesano, oggi ancor di più, sull'infanzia.

Professionisti preparati, accoglienti, pronti a sostenere i piccoli nei passaggi della loro evoluzioni sono necessari ad una scuola dell’infanzia che è alla base di ogni azione volta a contrastare la povertà educativa, l’abbandono precoce, l’insuccesso formativo, temi recentemente riconosciuti come fondamentali dallo stesso ministro Valditara.

 Povertà educativa, esclusione, disagio sociale e culturale, violenza e discriminazione caratterizzano sempre più la condizione dell'infanzia nel nostro Paese.

Importanti indicatori lo testimoniano con effetti drammatici sul futuro dell'intera comunità sociale in assenza di impegni certi tra cui, la garanzia per l'esigibilità dei diritti, l’attuazione del sistema integrato, la generalizzazione piena della scuola dell'infanzia, la qualificazione degli operatori, la valorizzazione del ruolo delle diverse agenzie educative. 

 Tutti questi fattori mettono a rischio lo sviluppo, la crescita e il benessere dei bambini, che politiche per l’infanzia integranti e lungimiranti dovrebbero invece garantire.

 Le politiche dell'infanzia vanno approcciate con continuità e costantemente implementate con interventi che non possono riguardare solo la predisposizione di strutture logistiche per l'accoglienza. Non è sufficiente limitare l’attenzione, come si fa con il PNRR alle strutture edilizie, semmai queste verranno realizzate viste le allarmanti notizie di questi giorni.

Anche nuove strutture all’avanguardia resteranno scatole vuote se non ci saranno al contempo investimenti sugli operatori e sulla professionalità di educatori e docenti e del personale ausiliario.

 Occorre, a nostro avviso, un parallelo impegno per la qualificazione del personale, la formazione integrata in servizio, in vista del raggiungimento della soglia di frequenza fissata dall’Europa al 45%.

A questo fine il Coordinamento reputa che le Sezioni Primavera rappresentino una positiva esperienza da recuperare e valorizzare in ordine alla continuità tra i servizi educativi e le scuole dell’infanzia.

Il loro valore si apprezza particolarmente nei territori in cui si registra la quasi totale assenza di servizi educativi per il segmento 0/3. Si tratta di un potente e utile strumento per raggiungere e coinvolgere il maggior numero di bambini possibile, in ambienti dedicati e maggiormente rispettosi dei loro tempi di sviluppo.

 È necessario il superamento della fase sperimentale (la loro istituzione risale al 2006), della precarietà amministrativa e del personale che vi opera.

 La realizzazione di sperimentazioni nazionali di ampio respiro come ASCANIO, ALICE e ORME ha contribuito ad elevare la qualità dell’offerta formativa della scuola dell’infanzia. Altre sperimentazioni, pur partendo da ottime premesse (emblematica quella del RAV Infanzia), hanno poi tradito aspettative, coinvolgimenti ed opportunità, deludendo e mortificando tutte le figure coinvolte nella loro realizzazione e vanificando gli sforzi messi in atto.

La qualità dei percorsi deve essere un valore condiviso e perseguito, e il ministero dell’istruzione deve assumere pienamente il ruolo di regia affidatogli dal Decreto Legislativo 65/2017.

 Anche la ricerca in campo accademico dovrebbe rafforzare il proprio impegno a sostegno di una qualificata politica per l’infanzia.  Il nostro Coordinamento ha avviato alcune considerazioni sull’effetto che la sovraesposizione ai device digitali dei bambini, fin dall’età del “passeggino” può avere sull’apprendimento la socializzazione, le fasi di sviluppo e consideriamo il fenomeno bisognoso di un approfondimento su basi scientifiche.

 Qualcosa inizia a muoversi, ma insegnanti e educatori e le educatrici non possono essere lasciati soli ad indagare  e contenere effetti di fenomeni in continua  mutazione.   

A fronte di una frequenza che, fino a pochi anni fa si attestava sul 97% dei bambini/e di 3-6 anni, attualmente vi è stato un calo fino al 92,16%. Giancarlo Cerini ci ricordava che alcune fasce sociali, ormai, evitano di iscrivere i bambini alla scuola dell'infanzia pubblica per vari motivi, fra cui, in alcune realtà, i costi troppo elevati dei servizi afferenti.

 È facile predire che alla diminuzione della frequenza della scuola dell’infanzia cresceranno ancora di più i livelli di abbandono precoce e di dispersione scolastica, sfociando nell’incremento dei NEET.

 È necessario introdurre azioni efficaci per sostenere la domanda da parte delle famiglie e l’offerta educativa, garantendo la frequenza a tutte le bambine e i bambini. In questa direzione non vanno certo i tagli che annualmente si programmano sugli organici. Quest’anno risultano ancor meno giustificabili rispetto alla restituzione che dovremmo ai bambini  degli stimoli e delle opportunità loro forzatamente sottratte a seguito della pandemia.

 Le  conseguenze sono già immaginabili se i dati della Indagine IEA PIRLS 2021   hanno evidenziato un arretramento  nelle capacità di lettura dei bambini di  4^ elementare, riportata indietro di 20 anni, secondo la lettura che ne ha dato l’Invalsi tre giorni fa.  

 La Conferenza mondiale sulla cura e l'educazione per la prima infanzia promossa in Uzbekistan dall'Unesco ha rimarcato che sono proprio i primi 2000 giorni di vita a sollecitare il maggiore potenziale dei bambini.

 La possibilità o meno di partecipare ad attività educative fin dall’età del nido è determinante per l’intero ciclo di sviluppo e ancor di più quando questo avviene in un contesto qualificato e ricco di esperienze con i propri pari.

 È inoltre dimostrato dalle ricerche che entro l'ottavo anno di età si registra il maggiore sviluppo cerebrale, creando, di fatto, la “finestra” cruciale di opportunità di istruzione.

 Appare, secondo noi, necessario che un patrimonio di conoscenze, di approfondimenti ed una riflessione onesta sulle problematiche che vengono rappresentate diventino elementi di confronto, sia con i decisori politici, sia con coloro che si occupano di ricerca in campo educativo.

Le questioni che si frappongono allo sviluppo di una vera cultura dell’infanzia, che tanto spesso noi abbiamo evidenziato nel corso della nostra attività permangono e debbono trovare risposte per la comunità educante, per la società, per le bambine e i bambini e per le famiglie che ne hanno bisogno.

Tali esigenze sono ben definite anche nei documenti elaborati dalle varie commissioni di studio e di lavoro insediate all’interno dei diversi ministeri, cabine di regia, come quelle per la predisposizione del PANGI (Piano Nazionale di Garanzia Infanzia) e per gli indirizzi pedagogici, in merito alle quali notiamo spesso una difficoltà di dialogo, ma le cui conclusioni dovrebbero costituire la base fondante delle decisioni da assumere secondo principi di coerenza.

 Confidiamo nel ruolo della cabina di regia appena insediata presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito, ma auspichiamo soprattutto la maturazione di una più incisiva e diffusa sensibilità verso i diritti delle bambine e dei bambini. Il recupero di una buona prassi per il confronto potrebbe essere rappresentato da una Conferenza nazionale per il sistema integrato, in cui affrontare a viso aperto le difficoltà e le preoccupazioni dei diversi soggetti coinvolti e sviluppare una condivisa strategia di attuazione.

Fondamentale è partire dai documenti di recente elaborazione in cui si sottolinea chiaramente che la Scuola dell’Infanzia ha un ruolo centrale per lo sviluppo sociale.

 Le Indicazioni nazionali per il curricolo del 2012, le Indicazioni e i nuovi scenari del 2018, le Linee pedagogiche per il sistema integrato 0-6 del 2021 mettono in risalto la sua importanza come “parte integrante del percorso formativo unitario” e sottolineano la rilevanza del suo contributo nell’elaborazione del curricolo verticale.

Anche le Linee Pedagogiche sottolineano l’importanza cruciale che la scuola dell’infanzia assume all’interno del curricolo verticale con “una funzione di cerniera” che favorisce il dialogo ed il collegamento tra lo 0-6 ed il primo ciclo.

Le Linee Pedagogiche non sostituiscono, di fatto, i documenti di riferimento quali: Orientamenti per i servizi 0-3 e le Indicazioni Nazionali, ma valorizzano l’identità dei due segmenti 0-3 e 3-6, costituendo una cornice comune di riferimento di alto profilo pedagogico, nel rispetto della loro specificità, storia  e identità a corredo di tutte le azioni che prevengono la povertà educativa, l’abbandono precoce, l’insuccesso formativo.

 Tra gli interventi individuati dal decreto legislativo 65/2017, per la costruzione del sistema integrato e per la realizzazione di “ponti organizzativi e funzionali tra le strutture, sostenendo la qualità di tutta l’offerta educativa” troviamo la formazione in servizio di tutto il personale, l’estensione dei Poli per l’infanzia, il consolidamento e potenziamento delle sezioni primavera e l’istituzione dei Coordinamenti pedagogici territoriali.

 Analizzando lo stato dell’arte della positiva innovazione dei Coordinamenti, raccogliamo indicazioni di grande disparità nelle diverse Regioni. Qualcosa si sta muovendo ma molto lentamente, a macchia di leopardo e ancora poco concretamente. Nella maggior parte delle regioni nulla è stato fatto. Dove sono stati avviati i primi tavoli di confronto, emergono numerosi elementi da tenere in considerazione per via delle forti differenze, anche organizzative, esistenti tra servizi e scuole dell’infanzia.

 Spaesamento rispetto alle funzioni e ai compiti dei diversi protagonisti, linee poco chiare rispetto al cammino da intraprendere.

 Pare prioritaria la conoscenza e la costruzione di un dialogo funzionale tra contesti molto diversi e il tentativo di chiarire ruoli, come ad esempio quello del coordinatore pedagogico, che viene individuato ed inteso in modalità differenti all’interno della scuola dell’infanzia e dei nidi d’infanzia.

 La costruzione del sistema integrato chiede molta energia, impegno e desiderio di stare in ricerca. Siamo solo all’inizio, ma forse sarebbe necessaria più chiarezza e maggior coordinamento.

 Una pratica controproducente a tal proposito è risultata, a nostro avviso, quella di sottrarre dagli organici provinciali un docente di scuola dell’infanzia in qualità di coordinatore, con l’effetto di ridurre, in caso di mancata sostituzione, ulteriormente il numero provinciale delle sezioni attivabili, su cui anche per il prossimo anno scolastico si abbatte un nuovo taglio.  Non può essere il solo fattore demografico in drammatico calo ad influenzare le decisioni dettate da esigenze di bilancio, dopo tutto ciò che è stato richiamato fin qui, il taglio delle sezioni trasforma la possibilità per tante bambine e tanti bambini di frequentarla nella sua negazione, con pessime conseguenze sull’intero arco della vita. 

 Dal punto di vista del Coordinamento non sono in questa fase le risorse finanziarie a mancare.

 I maggiori danni si registrano per l’indifferenza, l’incuria con cui le politiche per l’infanzia vengono solo annunciate e spesso poco perseguite (le recenti dimissioni della Presidente della Commissione PANGI rafforzano questo convincimento), mentre il futuro della nostra società, l’infanzia, richiede cura, attenzione, impegno e investimenti ad ogni livello.


 

 

 

 

 

 

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