Lo
sfacelo educativo
e noi tutti.
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di Eraldo Affinati
Il
video attraverso cui il giovane youtuber romano proclama esaltato al mondo
intero il proprio entusiasmo per aver noleggiato la Lamborghini che poche ore
dopo si schianterà contro una Smart causando la morte del piccolo Manuel, di
soli cinque anni, è la dimostrazione più lampante dello sfacelo educativo in
cui, volenti o nolenti, siamo tutti coinvolti. Fa impressione guardarlo, non
solo e non tanto se pensiamo allo scontro avvenuto in seguito a Casal Palocco,
una giovane madre che sta guidando l’auto con dentro i suoi due figli perforata
dal bolide lanciato a tutta velocità con a bordo cinque ragazzi, quanto per il
vuoto spirituale presente nell’animo dell’adolescente che l’ha girato.
Sarebbe
troppo facile liquidare tale ridicola e farsesca esibizione come un caso
isolato di narcisismo giovanile legato all’ambiente dei social dove si
organizzano sfide estreme: intanto perché se queste iniziative vengono
promosse, peraltro registrando un grande successo, significa che esiste un
mercato pronto a ricavarne profitto, poi soprattutto in ragione della nefasta
influenza prodotta in gran parte delle generazioni coinvolte, anche se non
direttamente.
Crescere
in una dimensione esclusivamente virtuale, nella quale viene sfalsato il
rapporto con la realtà, illudendo chi vi partecipa che si possono causare danni
senza dover pagare il prezzo del risarcimento, non può che avere effetti
deleteri, specialmente nelle personalità in formazione, nel momento delicato in
cui si prova a diventare sé stessi. Una maschera tira l’altra, fin quando
finalmente riconosci allo specchio la tua vera identità. Ci vogliono anni per
accettare le proprie imperfezioni, alcuni non ci riusciranno mai, avranno
sempre bisogno di protesi.
Ecco
perché gli schermi, grandi e piccoli, stanno minacciando i princìpi d’umanità
che dovrebbero invece venire salvaguardati. Stiamo parlando di immaginari
distorti, deflagrazione del desiderio, superamento del limite, illusioni di
potenza, possibili intelligenze artificiali, fantasmagorie informatiche. I
magistrati stanno facendo il loro lavoro per individuare i responsabili e
definire le colpe della tragedia di Roma, ma quanto accaduto è la punta emergente
dell’iceberg e chiama in causa i figli insieme ai padri. Le challenge online,
come vengono definiti questi spettacoli digitali, spesso di natura
automobilistica ma non soltanto, possono diventare macchinette mangiasoldi solo
perché contano sulla vittoria del numero rispetto alla qualità. Un tema
cruciale del nostro tempo, insieme alla questione ambientale. Possibile
rinunciare al consenso? Sappiamo come funziona oggi: quanti like hai ricevuto
sotto al tuo ultimo post? Più sono, più sei considerato bravo. Una volta stare
da soli con sé stessi era il segno distintivo del talento. Oggi sembra esserlo
della mediocrità perché viene reputato un fallimento. Ma a quali gruppi ci
riferiamo?
A
quelli riuniti intorno a TikTok? Come riuscire a spiegare a un ragazzo che fin
quando avrai bisogno del riscontro di numerose persone non diventerai mai
adulto? Solo se saprai fare a meno del giudizio altrui, potrai veramente
crescere. Intendiamoci: è giusto essere contenti mentre si riceve l’applauso,
ma se facciamo dipendere la nostra vita solo da questo saremo presto schiavi
del risultato che ci siamo proposti. C’è tutto un lavoro da fare nelle scuole e
nelle famiglie per rifondare l’esperienza.
Non
rinunciare alle nuove tecnologie sarebbe impossibile e sbagliato, ma
ripristinare le gerarchie di valore all’interno della grande Rete. Orientare i
percorsi senza occultare il male: soltanto così potremo sperare di evitarlo.
Dimostrare coi fatti la differenza sostanziale fra informazione e conoscenza.
Aprire gli occhi dei giovani, spingendoli a uscire dalle loro cerchie fatate.
Dovremmo avvicinarli al fuoco anche lasciando che talvolta si brucino le dita,
invece di indurli a credere di poter sempre farla franca. Incarnare, noi
adulti, il limite che loro dovrebbero rispettare.
Avvenire
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