Lezioni già dalle elementari»
L’ebraista
Corradini ha scritto un libro che può rappresentare un valido aiuto per gli
insegnanti. «Lo sterminio è un tema che, con le giuste precauzioni, si può
trattare anche con alunni così piccoli. Magari preparando i montini
di Purim»
Negli
ultimi vent’anni, da quando, nel 2000, è stata istituita la Giornata della
Memoria, il 27 gennaio, sono state davvero numerose le iniziative che hanno
coinvolto le scuole, soprattutto le superiori. Difficilmente, però, la
“didattica della memoria” ha riguardato la scuola primaria, soprattutto in
considerazione della giovanissima età degli alunni in rapporto all’enormità dei
fatti narrati: la Shoah. Persino lo Stato di Israele, abitato da moltissimi
discendenti dei sei milioni di ebrei assassinati nei lager nazisti, non prevede
lo studio sistematico dello sterminio prima dei quindici anni di età e allo Yad
Vashem, il memoriale della Shoah di Gerusalemme, è vietato l’ingresso ai minori
di 10 anni. Ciò, però, non significa che non si possa parlare di questa tragica
pagina di storia anche alle scuole elementari, seppur con un linguaggio adatto
all’età degli scolari. Una sfida che coinvolge in prima battuta gli insegnanti,
che possono trovare un valido aiuto nel libro Tu sei memoria, scritto per le
edizioni Erickson da Matteo Corradini, ebraista e studioso della Shoah,
vincitore del premio Andersen 2018. Che in questa intervista spiega perché è
una sfida possibile e come gli scolari possono, a loro volta, farsi Memoria.
La
Shoah è una materia adatta all’età degli alunni della scuola primaria?
Sì
e no. Se con il termine Shoah intendiamo il punto finale dello sterminio,
Auschwitz per capire, allora dico subito che non è adatto ad alunni così
giovani, anche quelli più grandicelli, di quarta e quinta, per i quali sono
pensate le attività proposte nel libro. Se, invece, con questo termine
indichiamo i fatti che avvengono tra il 1933, quando i nazisti prendono il
potere in Germania e il 1945, quando la guerra finisce, allora c’è tutta una
parte che si può raccontare, anche ad alunni di questa età. Perché Auschwitz è
il terminale di un processo di costruzione dell’odio antisemita che dura anni e
che, con un linguaggio comprensibile ai bambini, è possibile spiegare anche
alla scuola primaria.
Come
si devono porre i docenti rispetto a una tematica di tale portata?
Da
insegnanti, cioè da adulti che capiscono le domande dei propri studenti e
provano a dare delle risposte. Il libro cerca di venire incontro proprio a
questo lavoro di ricerca delle risposte da dare. Ben sapendo che, come scriveva
Elie Wiesel nel suo La notte: «Ogni domanda possiede una forza che la risposta
non contiene più». Gli alunni non si innamorano degli insegnanti che sanno
tutte le risposte, ma di quelli che sanno accendere domande. Un modo di procedere,
tra l’altro, molto ebraico.
Sono
preparati per questo?
Io
ne incontro tanti e molto motivati, che vogliono formarsi proprio in vista
della Giornata della Memoria. Magari non sono tutti così, ma moltissimi docenti
sono davvero ben predisposti!
Abbiamo
visto che è “possibile” parlare della Shoah alla scuola primaria, ma è anche
“necessario”?
Assolutamente
sì. E lo è perché questa parte del nostro passato non è ancora passata del
tutto e ha ancora qualcosa da dirci. Raccontare la Shoah è imprescindibile.
Forse arriverà un momento in cui non sarà più così e io sarò disoccupato ma il
mondo sarà un posto migliore. Ma quel momento non è ora, non è qui. È
necessario parlare della Shoah per sincronizzare il presente con il passato e
fare in modo che alcune parole del passato non siano più passato, perché sono
ancora tanto forti nel presente.
Per
esempio?
Il
meccanismo del pregiudizio e del razzismo è ancora, purtroppo, ben radicato
nella nostra società e gli studenti, anche quelli più piccoli, hanno occasione
di sperimentare che cosa vuol dire essere discriminati.
Quali
attività proporre in classe?
In
Italia c’è ancora una scarsa conoscenza degli ebrei e, quindi, si può
cominciare con attività semplici come preparare insieme i montini
di Purim, oppure costruire una kippah di carta o, ancora, giocare con le
lettere dell’alfabeto ebraico. In questo modo si può cominciare ad “assaggiare”
una porzione dell’ebraismo e conoscere che cosa sono stati e sono gli ebrei.
Non farlo equivale e non onorare la Shoah, perché non sapere nulla delle
vittime significa dimenticarle.
Perché
di loro non si parla. Chi frequenta le parrocchie li incontra a catechismo e
poi a scuola con la Seconda guerra mondiale. Ma in mezzo ci sono duemila anni
di storia ebraica, che nessuno conosce. È come se gli ebrei fossero stati ibernati
al tempo di Gesù e ritirati fuori nel 1938 con le leggi razziali. C’è persino
chi pensa che siano stranieri. E, invece, gli ebrei siamo noi, sono i nostri
vicini di casa. Gli ebrei sono un pezzo di storia d’Italia.
Perché
a scuola non se ne parla come sarebbe necessario?
Le
questioni che toccano la scuola sono talmente tante e complesse che si dovrebbe
stare in classe diciotto ore al giorno. E, comunque, la scuola è l’unica
agenzia educativa che si occupa di questi argomenti. Di antisemitismo si deve
parlare a scuola ma anche, per esempio, nelle società sportive, perché è anche
negli stadi che esplode con manifestazioni violente. Dalla scuola può partire
un percorso di maturazione che, però, ha bisogno di tempi lunghi e non si
esaurisce in classe. Servono progetti di ampio respiro, a lungo raggio. E qui
entra in gioco la responsabilità della politica che, invece, vive e ragiona a
corto raggio. Per il tempo di una legislatura. Ma il senso civico di una
generazione ha tempi di maturazione più lunghi.
Matteo Corradini, Tu sei memoria. Didattica della Memoria: percorsi su ebraismo e Shoah alla scuola primaria, ed. Erikson, 2022
Questo libro è un aiuto per tutti gli insegnanti che vogliono allargare il loro sguardo e intraprendere un percorso di educazione alla Shoah in modo attento e consapevole, affrontando un tema così delicato con i bambini e le bambine della scuola primaria. Matteo Corradini ci accompagna in un viaggio di scoperta della memoria e ci fornisce gli strumenti teorici e pratici per parlare a scuola di memoria e Shoah. Il libro offre indicazioni di metodo, stimolando l'apertura personale degli insegnanti verso questi argomenti, e numerose proposte operative per coinvolgere le classi in interessanti percorsi pratici. Le 20 attività seguono un percorso a tappe: dall'esplorazione della cultura ebraica ai meccanismi di pregiudizio e di emarginazione messi in atto dai regimi nazista e fascista, fino all'avvio e al compimento dello sterminio di milioni di persone. Ma questo libro ci parla anche del dopo, ci coinvolge in prima persona perché spinge ciascuno di noi ad essere memoria. Tu sei memoria.
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