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Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 1,29-34
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
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Commento di Paolo Curtaz
È
la prima azione che Gesù compie nel Vangelo di Giovanni. Gesù cammina, è il
viandante deciso a condividere con ogni uomo un tratto di strada. E viene
incontro, viene verso Giovanni il Battista, viene verso di me.
Come
abbiamo celebrato in questo breve tempo di Natale appena trascorso, per
ricordarci che Dio si è fatto vicino, ci raggiunge, ci insegue.
Noi
cerchiamo colui che ci cerca. Ma non ce ne accorgiamo. Perciò necessitiamo di
battisti che ce lo indichino. Perciò la Chiesa è (dovrebbe tornare ad essere)
la comunità di battisti che indica ad altri il Signore che passa. Perciò, colmi
di gratitudine, salutiamo nel suo percorso Benedetto Papa, riservato e forte
cercatore di Dio, credibile testimone di Cristo.
Giovanni
battezzatore vede Gesù che viene verso di lui e riconosce in lui non solo più
il penitente che si mischia alla folla, il solidale che condivide la condizione
di fragilità e pena di ogni umano. Vede il lui l’agnello che porta su di sé il
peso del peccato.
Ecce
agnus
Ecco
l’agnello che toglie il peccato del mondo. La voce, ora, è a servizio della
Parola. Gesù è l’agnello. Non un leone, non un drago, non una vipera.
Un
agnello mite e senza pretese. E tutte le idee di Dio che lo mostrano come un
orribile mostro sono visoni demoniache da cancellare e dimenticare.
Un
agnello come i tanti sacrificati duranti gli olocausti al tempio. Come i tanti
agnelli ancora oggi sacrificati nei nuovi templi dell’interesse, dell’odio,
della sopraffazione. Milioni di vittime innocenti. Solidale per sempre, Gesù si
schiera al fianco di chi è solo. E toglie, cancella, elimina il peccato del mondo.
Il
sacrificio, nelle religioni, consiste nell’immolare qualcosa a Dio. Qui,
invece, è Dio ad immolarsi per noi. Non chiede sacrifici (cosa che continuiamo
a pretendere da chi amiamo), ma rende sacro (da sacrum facere) ogni gesto.
L’uomo
non riesce ad evitare il male, la parte oscura e meschina di sé, la asseconda,
se ne fa affascinare, ne resta impigliato.
L’agnello
porta il peccato, lo toglie, lo cancella, lo redime. Non i peccati, quelli
piccoli o grandi che possiamo commettere e che inevitabilmente commettiamo. Ma
il peccato. Quella distanza che ci allontanava inesorabilmente da Dio. Il
peccato non esiste più. Nulla ci può più separare da Dio. Perché questa
distanza è stata colmata. Qualunque cosa accadrà in questo anno appena
iniziato, Dio la userà per salvarmi.
Ignoranza
Io
non lo conoscevo, ripete per due volte un assorto e stupito Giovanni Battista. Ha
passato la vita a preparare la strada al Messia, al giustiziere, al vendicatore
e restauratore. Ma ora la sua idea su Dio è stravolta. Ammette di non sapere.
Di non avere compreso.
Credeva
di sapere, credeva di credere, credeva di conoscere. Tutta la sua vita si era
consumata intorno a quell’attesa, a quella preparazione, a quell’incontro.
Tutta la sua credibilità, che attirava folle dalla lontana Gerusalemme, che
sapeva tenere testa alle spie inviate dal Sinedrio per metterlo in difficoltà,
era fondata su quella coerenza radicale, quasi indisponente, brutale.
L’ultimo
dei profeti, il più grande, il più epico, il più irraggiungibile, ora è
spiazzato. Perché solo i grandi uomini accettano di farsi mettere in
discussione anche quando credono di sapere. E magari sanno veramente.
Eppure,
ammette, non gli importa di apparire stolto e di esplicitare un errore o una
debolezza.
Io
non lo conoscevo.
Ammette
che esiste un prima, un avanti che il Nazareno conosce e lui non ancora. Così è la nostra vita di ricerca. Così inizia
questo tempo donato da Dio.Senza sapere. Anche se già sappiamo. Senza sederci
sulle certezze acquisite, sulle cose donate e imparate, senza voler apparire
arrivati o sapienti. La vita di fede è un già e non ancora. Una caccia al
tesoro iniziata qui e spostata nell’Eterno. Dio sa stupirci, se lo lasciamo
fare.
Ho
visto.
La
conoscenza di Dio nasce sempre da un’esperienza. il vedere non è solo un
distratto guardare estetico, curioso, superficiale. È l’atteggiamento di chi si
pone davanti alla vita con mille domande, ma non per il piacere di ascoltare il
suono della propria voce, ma nella consapevolezza che o siamo cercatori o non
siamo.
Ho
visto, dice Giovanni. Abbiamo visto un Dio che diventa bambino, che ribalta le
nostre prospettive, che colma le nostre stalle, che si rivolge agli sconfitti
della storia. Abbiamo visto, se non ci siamo lasciati sopraffare dall’inutile
buonismo che emoziona e non converte, se non ci siamo lasciati avvelenare dalla
disperazione di chi ha vissuto questo giorni da solo.
Ho visto e ho testimoniato.
Nel
vangelo di Giovanni, il cui autore, è bene ricordare, era uno dei due discepoli
del Battista che ha seguito il Maestro, il profeta non è un precursore ma un
testimone.
Possiamo
testimoniare solo se sperimentiamo, non per sentito dire. Possiamo testimoniare
solo se ammettiamo di non conoscere e ci poniamo all’ascolto, se ammettiamo di
non conoscere a sufficienza. Giovanni testimonia che ha scoperto in Gesù il
Figlio di Dio.
Non
il Messia vendicatore, non un grande uomo, non un profeta o un guru, non un
autore spirituale. Il Figlio di Dio, qualunque cosa questa affermazione
significhi. La comunità cristiana nascente che racconta questo episodio, mentre
Giovanni scrive, ancora non ha sviscerato le conseguenze di questa
affermazione. Dell’alta montagna ancora intravvede solo l’alta cima innevata. Ancora
deve salire. Ma la direzione è quella. E il Gesù Figlio di Dio è colui che papa
Benedetto ha costantemente annunciato, lontano dal cedimento alla logica del
mondo, lontano da chi pensa di rendere gradevole il cristianesimo dilavandolo.
Io
vi rendo testimonianza. Io, Paolo. Irrequieto per grazia. Cercatore per
passione.
Ho
visto e ho testimoniato nella mia vita intensa, complessa, contradditoria,
densa, misteriosa, che Gesù è il Figlio di Dio. E ancora vivo per capire la
profondità di ciò che ho visto e che ancora devo capire.
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