altri tre
- di GIGIO RANCILIO
Davvero il
Metaverso sta crollando come emerge da alcune cronache di queste ore sul
deludente bilancio di Meta, ex Facebook? I dati del terzo trimestre del gigante
tecnologico sembrerebbero indicarlo. La divisione Reality Labs di Meta, cuore
della scommessa sul Metaverso di Mark Zuckerberg, ha perso 9,5 miliardi di
dollari. E ieri, a Wall Street, il titolo Meta ha perso in apertura il 25%.
Eppure Zuckerberg sembra intenzionato ad andare avanti nel progetto. Questa
rubrica, però, non si occupa di finanza o di bilanci dei giganti digitali.
A noi interessa
soprattutto l’impatto che il digitale ha (e avrà) sulle vite di tutti noi. Ed è
per questo che dobbiamo far chiarezza non solo su cosa sia il Metaverso ma
anche sul fatto che ne esisterebbero non uno ma ben quattro. E, quindi, anche
se quello di Meta fallisse (in parte o persino del tutto), la corsa al
Metaverso potrebbe non fermarsi. Il nome Metaverso come probabilmente saprete
già - deriva da un romanzo del 1992, Snow Crash, dello scrittore Neal
Stephenson dove si descriveva un mondo tridimensionale all’interno del quale
persone fisiche potevano muoversi e interagire con altre persone attraverso
delle loro repliche digitali.
Trent’anni fa
non esistevano gli smartphone, non esistevano Facebook e gli altri social, e
nemmeno i programmi che normalmente usiamo per navigare sul web. Persino Second
Life, il primo mondo ispirato al Metaverso, arrivò 11 anni dopo quel romanzo,
nel 2003. A rilanciare un annetto fa il Metaverso come futuro digitale
dell’umanità è stato Zuckerberg. Eppure, come abbiamo accennato, il Metaverso
non è solo quello di Meta. Ce ne sono almeno quattro.
Li ha messi in
fila l’esperto Vincenzo Cosenza, fondatore dell’Osservatorio Metaverso, nella
sua Introduzione al Metaverso. «La prima idea di Metaverso – scrive Cosenza – è
quella legata alla realtà virtuale, con mondi tridimensionali digitali
accessibili attraverso visori e dispositivi dedicati. Le aziende più
interessate a sostenere questo approccio sono Meta, HTC, Sony e ByteDance
(proprietaria di TikTok)». C’è poi l’idea
di Metaverso
come realtà aumentata. «È l’ipotesi caldeggiata da aziende come Niantic
(creatrice del gioco Pokémon Go), Snap e Apple.
Per loro il
Metaverso, anche se preferiscono non chiamarlo così, è il mondo che vediamo,
arricchito da oggetti e informazioni digitali che si sovrappongono alla nostra
visione. Oggi per accedervi usiamo lo smartphone, ma l’obiettivo è quello di
arrivare alla produzione di occhiali che rendano visibile questo strato
informativo digitale in più al momento del bisogno». Un’altra idea di Metaverso
è quella di mondi in 3D «accessibili da un browser o da un’applicazione
(desktop o mobile)». In questa categoria i nomi più noti in gara sono giochi
popolarissimi come Roblox, Minecraft e Fortnite. Non solo. In questa direzione
(aggiungiamo noi) si muovono anche i nuovi servizi di videochiamate e di
riunioni in 3D di Google. C’è poi una quarta idea di Metaverso, quella di
futuro della Rete Internet.
«Per tanti
studiosi ed esperti - spiega sempre Cosenza – il Metaverso è qualcosa che
ancora non esiste. Sarà la prossima evoluzione di Internet. Dopo l’internet
fissa e mobile, avremo una rete non di pagine web, ma di luoghi
tridimensionali, immersivi e interconnessi. Da vivere e non da guardare». Una
cosa, però, appare chiara fin da ora: al di là dei possibili insuccessi di
Zuckerberg, la Rete e il mondo digitale hanno un disperato bisogno di un
futuro. Non solo per proseguire nella loro sfrenata corsa alla novità ma anche
e soprattutto per dare nuova linfa economica a un mondo che sta perdendo un po’
il suo fascino. C’è solo da sperare che il Metaverso, qualunque sarà, sia anche
davvero utile.
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