Serve alleanza scuola famiglia
I giovani sono più vulnerabili
Personalità in fase di strutturazione
sono rese ancora più fragili da vere e proprie forme di dipendenza nei
confronti dei dispositivi digitali che vengono utilizzati senza la capacità di
elaborare i contenuti che vengono loro proposti.
Il dramma a Napoli
Questa emergenza generazionale è
tornata al centro del dibattito pubblico dopo il suicidio, la scorsa settimana
a Napoli, di un bambino di 11 anni che in un ultimo messaggio ai genitori ha
parlato di un “uomo col cappuccio”. Un particolare che ha spinto la Procura
partenopea a ipotizzare che l’adolescente sia stato istigato da qualcuno su
internet. La Polizia Postale sta seguendo le tracce lasciate sul web.
Ordine Psicologi: minori sfruttati da
nuove tecnologie
Su questa drammatica vicenda è
intervenuto anche il Consiglio nazionale dell’ordine psicologi (Cnop) con una
nota in cui spiega che “il suicidio del bambino di Napoli, al di là delle
circostanze specifiche da appurare, accende un faro sulle nuove forme di
violenza ed abuso sui bambini e gli adolescenti, che vengono sfruttati in modo
perverso dalle nuove tecnologie”. “Nessuno vuole criminalizzare la rete o i
social, che offrono anche grandi opportunità – prosegue il comunicato –, ma è
evidente che si prestino ad essere terreno fertile per grandi violazioni, dalle
quali i minori sono spesso indifesi”, soli “di fronte al mare magnum di tutto
ciò che in rete si può trovare”.
Accompagnare i ragazzi
Il più alto organismo degli psicologi
italiani esorta quindi ad “accompagnare i più e meno piccoli nel cammino nella
rete”. “Viviamo in un mondo che mette l’infanzia davanti ad un numero enorme di
sollecitazioni – conclude la nota -, che spesso non possono essere gestite sul
piano emotivo creando scompensi e vulnerabilità. È necessario che, al di là
della performance, si punti alla costruzione di uno sviluppo armonico, che ha
nell’affettività una componente essenziale”.
Il Papa: media digitali espongono a
dipendenza e isolamento
Su queste sfide epocali ha puntato
l’attenzione anche Papa Francesco nell’Enciclica Fratelli tutti. Il Santo Padre
nel paragrafo 42 riconosce che “nella comunicazione digitale si vuole mostrare
tutto ed ogni individuo diventa oggetto di sguardi che frugano, denudano e
divulgano, spesso in maniera anonima. Il rispetto verso l’altro si sgretola e
in tal modo, nello stesso tempo in cui lo sposto, lo ignoro e lo tengo a
distanza, senza alcun pudore posso invadere la sua vita fino all’estremo”. Nel
paragrafo 43 riprede poi un passaggio dell’Esortazione Christus vivit in
cui spiega che “i media digitali possono esporre al rischio di dipendenza, di
isolamento e di progressiva perdita di contatto con la realtà concreta,
ostacolando lo sviluppo di relazioni interpersonali autentiche”.
Gli studi sul fenomeno
Queste problematiche sono state
oggetto di approfonditi studi scientifici che, attraverso l’utilizzato di
tecnologie di neuroimaging, hanno scoperto che il circuito cerebrale del
desiderio stimolato da internet è simile a quello su cui influiscono alcol e
droghe. L’ipotesi è che il desiderio di stare connessi attivi aree cerebrali comuni
a quelle coinvolte dalle sostanze stupefacenti e psicotrope. Particolarmente
preoccupanti e diffuse sono poi le dipendenze da videogiochi e pornografia.
Secondo un’indagine Moige (Movimento italiano genitori), condotta, nel 2019, su
un campione di studenti italiani delle scuole medie e superiori, il 52,4 % dei
ragazzi dice di aver visto almeno una volta materiale pornografico e fra questi
il 41% guarda video o foto pornografiche “spesso” o “molto spesso”. Circa la
metà dei ragazzi dice poi di aver giocato a videogames con contenuti volgari o
violenti.
De Luca: caduto il limite tra
virtuale e reale
“Viviamo in una società iper-connessa
dove non si parla più di reale e virtuale, ma di on line e off line, perché
quello che succede nel virtuale ha ripercussioni anche nel reale. Per questo è
difficile capire quando un ragazzo cade nella dipendenza da internet che è una
dipendenza comportamentale”, così Michela De Luca, psicologa e
psicoterapeuta, docente di cyberpsicologia all’Università Europea di Roma, analizza
per Vatican News il fenomeno delle nuove dipendenze digitali.
I deficit di attenzione
De Luca sottolinea questa dipendenza
presenza sintomi simili a quella per le sostanze stupefacenti: “avviene la
perdita di controllo, l’astinenza e la tolleranza ovvero devo aumentare il
consumo di quello che mi soddisfa”. Tra le conseguenze più nefaste si osserva
un deficit di attenzione tra i ragazzi che abusano del web dovuto “ad una
lettura non lineare che passa da un contenuto all’altro”, e il passaggio veloce
tra diversi contenuti abbassa il livello di attenzione, “i ragazzi non sono più
abituati a fermarsi su un testo, manca la concentrazione che porta a riflettere
e ad elaborare pensieri creativi”.
L’impegno di scuola e genitori
Non meno preoccupanti sono i
tentativi di manipolazione del comportamento dei ragazzi. Secondo la prof.ssa
De Luca, i minori sono più inclini ai condizionamenti perché hanno una
personalità ancora in formazione e i ragazzi tendono a fidarsi di persone che
si presentano come confidenti capaci di capirli. “Dobbiamo anche noi adulti ad
essere più consapevoli, dobbiamo informarci, creare una rete con la scuola ma
soprattutto dialogare con i nostri figli per capire insieme come affrontare
queste situazioni”, spiega in conclusione l’esperta di cyberpsicologia, che
invita infine le mamme e i papà a ritagliarsi del tempo per offrire alternative
valide al cellulare, educando alla bellezza e proponendo attività creative da
svolgere insieme.
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