giovedì 6 luglio 2023

ADOLESCENTI. SPERANZE E TIMORI


 Adolescenti, nell’arcipelago digitale 

resiste il desiderio di “far famiglia”

La sorpresa nella tradizionale indagine Iard: sette ragazzi su dieci aspirano a una relazione di coppia stabile e generativa Preoccupazione più diffusa quella per l’ambiente. E a scuola vorrebbero l’educazione sessuale

 

.- di LUCIANO MOIA

Il futuro

 Guardano con crescente incertezza al proprio futuro, sono più preoccupati dell’ambiente e delle catastrofi naturali che non della guerra e della pandemia, ammettono di essere psicologicamente dipendenti dai fashion blogger per quanto riguarda i loro ideali estetici, vorrebbero una scuola in cui si affrontassero come materie curricolare lo studio dell’educazione sessuale e dei social. Ma nella valanga di dati e di argomenti presentati ieri nell’indagine del Laboratorio Adolescenza e dell’Istituto di ricerca Iard, con il supporto operativo di Mediatyche, su un campione nazionale rappresentativo di 5.670 studenti tra i 13 e i 19 anni, il dato davvero controcorrente è un altro. Sette giovani su dieci (71,1%) “si vede” a tempo debito in un rapporto di coppia stabile di convivenza o matrimonio, con figli. Solo il 10% (più le femmine che i maschi) ha in mente una vita da single. Insomma in tempi di rivoluzione digitale e di supposta fluidità culturale a vincere è ancora il desidero di relazioni stabili, di certezze affettive, di un futuro in cui il valore da mettere al primo posto rimane quello di un rapporto generativo. Un obiettivo che certamente va inserito in un magma di altre suggestioni, spesso contraddittorie e confuse com’è tipico degli adolescenti, ma che interroga da vicino una società e una politica dove quello di garantire ai giovani le migliori condizioni per un futuro familiare non è certamente tra le prime preoccupazioni.

Le relazioni

Sul desiderio di relazioni stabili dei ragazzi è intervenuto ieri, alla presentazione della ricerca, anche lo psicologo Fulvio Scaparro che, al di là dei dati presentati e delle preoccupazioni segnalate a proposito di ambiente, guerra e pandemia, ha sottolineato come, secondo il suo osservatorio di psicanalista, «i giovani desiderano soprattutto relazioni umane significative, a cominciare da quelle con i loro genitori. Solo che non lo ammetteranno mai». In riferimento al malessere giovanile che emerge dalla ricerca Maurizio Tucci, presidente del Laboratorio adolescenza, si è chiesto se non sarebbe più ragionevole da parte degli adulti, invece di puntare sempre il dito su Covid e guerra, «ammettere che questo malessere giovanile ha radici molto più profonde, generate dal contesto sociale che noi abbiamo costruito intorno a loro». Anche nel malessere giovanile occorre fare però le opportune differenze. Carlo Buzzi, sociologo dell’Università di Trento e direttore scientifico dell’indagine, ha messo in luce come la variabile che più delle altre appare condizionante è il genere. « Le ragazze, molto di più dei coetanei maschi, appaiono più riflessive. All’ottimismo un po’ superficiale dei maschi, le femmine si mostrano più preoccupate per il futuro personale, ma più disponili a mettersi in gioco». Per entrambi, come detto, una delle preoccupazioni più evidenti riguarda il rapporto con il proprio corpo. Il 40,3% (51% delle ragazze) non è soddisfatto del proprio aspetto fisico e l’insoddisfazione aumenta con l’aumentare dell’età. Chi decide se un ragazzo o una ragazza può essere soddisfatto del proprio aspetto? Gli amici (lo afferma il 47%), ma soprattutto influencer, fashion blogger, pubblicità, moda, che condizionano oltre il 72% dei giovanissimi. Riferimenti a cui si mostra sensibile anche un’ampia maggioranza di maschi (62%). Un fenomeno nuovo che Alessanda Marazzani, psicologa e membro del consiglio direttivo di Laboratorio Adolescenza, ha spiegato parlando di una sorta di “annacquamento”, certamente estetico ma non solo, delle differenze di genere: «Un fenomeno che non ha alcuna attinenza con il mondo Lgbt e l’identità di genere, ma che – basta vedere le pubblicità della moda – tende ad uniformare l’immagine estetica di maschi e femmine. Da qui un’attenzione mai registrata prima, da parte dei maschi, all’aspetto estetico e quindi al giudizio sul proprio aspetto fisico».

La scuola

Ricco di sorprese, come detto, il capitolo scuola. Otto ragazzi su dieci vorrebbero un piano di studi personalizzato con alcune materie scelte dal singolo studente. Tra gli argomenti che gli studenti vorrebbero inserire in modo sistematico nel piano di studi compaiono, quasi a pari merito, “educazione sessuale” e “sostenibilità e protezione dell’ambiente”. Al terzo posto – ma al primo posto secondo le ragazze (84%) – “educazione al rispetto delle diversità (genere, etnia, religione…)”. Uno sguardo che, come sottolinea Paolo Demolli, professore di filosofia al liceo Giovanni Berchet di Milano, «riesce sempre a sorprenderci per ampiezza, lucidità, capacità di articolare prospettive di evoluzione». Certo, ci vorrebbe anche tanti fondi in più per accontentare i desideri dei ragazzi, «quindi chi dovrebbe avere responsabilità sulla scuola anche questa volta - conclude Demolli - non li ascolterà». Infine, non per importanza ma perché tema già ampiamente approfondito, l’enorme ascesa di social e canali telematici di informazione. Un mondo che è sempre più parte integrante della vita dei giovani, ma in cui cambiano le gerarchie. Crescono Google, Instagram e TikTok. Crolla Facebook. E i giornali di carta? Li guardano solo il 3% dei ragazzi. Purtroppo.

 

www.avvenire.it

 

 

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