44In quel
tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro
nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia,
vende tutti i suoi averi e compra quel campo.45Il regno dei cieli è simile
anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di
grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. 47Ancora, il regno dei cieli è simile a una
rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i
pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei
canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli
angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace
ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 51Avete compreso tutte queste
cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba,
divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che
estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Delle
tre parabole odierne le prime due sono inseparabili, mentre la terza, a livello
tematico, sembra una ripresa della parabola del buon grano e della zizzania
(cf. Mt 13,24-30.36-43). Gesù dice innanzitutto: “Il regno dei cieli è simile a
un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di
gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo”. C’è un tesoro nascosto,
dunque a lungo ignorato e sotterrato in un campo, certamente per proteggerlo da
eventuali rapine: se però è stato nascosto, è per essere ritrovato al tempo
opportuno. Il contadino che lavora quel campo, arandolo, si imbatte nel tesoro.
Allora lo dissotterra e, colto da grande stupore, agisce come un uomo accorto:
subito nasconde nuovamente il tesoro, poi mette in vendita tutto ciò che
possiede, valutato molto poco rispetto al tesoro scoperto. Con il denaro
ricavato può dunque comprare quel campo, così da diventare proprietario anche
di quel tesoro preziosissimo.
Qualcosa
di analogo accade anche a un mercante, che nell’esercizio del suo mestiere un
giorno scopre una perla di grandissimo valore. Da mercante qual è, si esercita
anche alla ricerca di perle preziose, ma pure lui è sorpreso e stupito quando
trova questa perla unica. Come fare per possederla? Vende tutti i suoi averi e
la compra, perché ai suoi occhi essa ha un valore inestimabile: vale la pena
vendere tutto, sacrificare tutto per questa realtà scoperta e valutata come
incomparabile. Entrambe le parabole hanno come veri protagonisti gli oggetti,
il tesoro e la perla, che si impadroniscono dei due uomini, li afferrano e
causano le loro azioni. Nello stesso tempo, per l’appunto, entrambe mettono
l’accento sulle azioni, cioè sulla risposta umana di fronte al dono
incommensurabile del regno dei cieli.
La
libido possidendi
Sì,
siamo di fronte al radicalismo evangelico di Gesù, che ci chiede di spogliarci
per accogliere il Regno. E si faccia attenzione: non si tratta di spogliarsi
solo all’inizio della sequela, una volta per tutte, ma di rinnovare ogni giorno
questa rinuncia, in situazioni diverse e in diverse tappe della vita. Durante
il cammino della vita, infatti, anche se all’inizio ci siamo spogliati di ciò
che avevamo, riceviamo ancora tante cose e ne acquistiamo altre. Quella
dell’avere, la libido possidendi, è una minaccia che sempre si oppone
alla signoria del regno di Dio sulla nostra vita. Per questo con molta sapienza
un padre del deserto, abba Pambo, ammoniva: “Dobbiamo esercitarci a spogliarci
di ciò che abbiamo fino alla morte, quando ci sarà chiesto di dire ‘amen’ allo
spogliarci della nostra stessa vita”.
La
terza parabola narra di “una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere
di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono
i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così”, spiega Gesù, “sarà
alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li
getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti”. C’è un
tempo per pescare e un tempo per valutare le diverse qualità di pesci finiti
nella rete. Vi sono pesci buoni e pesci cattivi, come nella comunità cristiana,
composta di uomini e donne “pescati” attraverso l’annuncio del Vangelo (cf. Mt
4,19) e riuniti in una comunità che non può essere soltanto di puri e giusti.
Ma verrà il giorno del giudizio, e allora vi sarà il discernimento: sarà l’ora
della separazione tra quelli che parteciperanno in pienezza al Regno e quelli
che, avendo scelto la morte, la gusteranno…
Avete
compreso tutte queste cose?
Chi
comprende queste parabole di Gesù è come uno scriba che, diventato discepolo di
Gesù, possiede un grande tesoro: il tesoro della sapienza (cf. Sap 8,17-18; Pr
2,1-6), tesoro inestimabile e inesauribile (cf. Sap 7,14). Se un discepolo è
consapevole di questo tesoro, per dono di Dio può estrarre da esso cose nuove e
cose antiche, perché riconosce in ogni parola dell’Antico e del Nuovo
Testamento “Gesù Cristo, Sapienza di Dio” (1Cor 1,24). “In Cristo”, infatti,
“sono nascosti tutti i tesori della sapienza di Dio” (Col 2,3). Si tratta
semplicemente di ribadire questo, di esserne convinti, di non stancarsi di
attingere a questo tesoro giorno dopo giorno. È infatti al tesoro di Gesù
Cristo, al tesoro che è Gesù Cristo, che ci riconduce ogni nostra ricerca: più
passa il tempo, più ci rendiamo conto che è sempre a lui che ritorniamo per
confrontare i nostri piccoli passi nell’acquisizione della sapienza. È lui la
sua parola, il suo sentire, il suo vivere in noi che potenzia ogni nostro
cammino. È lui che sempre di nuovo dice al nostro cuore: “Va’ al largo (cf. Lc
5,4), non stancarti di cercare (cf. Mt 7,7), apri i tuoi orizzonti, perché io
sono sempre con te (cf. Mt 28,20)!”.
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