ALLA VALUTAZIONE
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di Emanuela Colombani
Nel mio intervento delineerò brevemente la relazione che c’è tra
valutazione e progettazione, partendo anche da alcune riflessioni fatte nel
lavoro del collegio docenti in questi anni, durante i quali abbiamo cercato di
esplicitare in modo sempre più evidente la proposta didattica ed educativa
della scuola, lavorando sugli strumenti a disposizione, tra i quali le
Indicazioni nazionali e la certificazione delle competenze di fine ciclo.
Proprio la certificazione delle competenze, da consegnare alle famiglie al
termine della scuola primaria ha aperto la riflessione sulla relazione tra la
valutazione periodica finale (pagella e i voti o il giudizio che li accompagnava)
e il livello di competenze che veniva assegnato.
Partendo dal presupposto che la certificazione non costituisce un mero
adempimento burocratico, la compilazione è stata colta come occasione per
ripensare l’intera prassi didattica e valutativa, al fine di spostare sempre di
più l’attenzione sulla maturazione di competenze efficaci che, insieme alle
conoscenze e le abilità, diventassero bagaglio permanente di ciascun bambino.
Da questo, abbiamo capito che il punto di arrivo era in realtà il punto di
partenza: “Cosa metto in atto e come per arrivare a quello? Come lavoro per
rendere espliciti - a noi per primi e poi anche alle famiglie- i passaggi e i
passi dalla prima alla quinta, per raggiungere quelle competenze? “
Si è reso necessario nuovamente andare a fondo del nostro modo di “fare
scuola”, integrando ancor di più la didattica dei contenuti e dei saperi con
nuove o più consapevoli modalità che favorissero l’interazione e agevolassero
la costruzione dell’apprendimento.
Da sempre la nostra scuola ha fondato il proprio insegnamento su esperienze
significative che mettono in gioco contenuti e procedure che consentano di
“imparare facendo”, rendendo così ogni bambino protagonista del processo di
acquisizione delle competenze.
Ma una padronanza delle competenze di base richiede, primariamente da parte
di noi insegnanti, la riscoperta dei nuclei fondanti delle discipline e del
loro valore formativo.
Ecco che allora, il curricolo di istituto è essenziale in questo processo
in quanto espressione della libertà d’insegnamento e dell’autonomia scolastica
e, al tempo stesso, esplicita le scelte della scuola e ne mette in luce
l’identità.
È a partire dal curricolo, in linea con le indicazioni nazionali, che
abbiamo individuato le esperienze di apprendimento più efficaci, abbiamo
operato le scelte didattiche più significative, e abbiamo messo in atto le
strategie più idonee attraverso cui accompagnare i processi di apprendimento di
ciascun bambino, in uno stimolo continuo di miglioramento.
Questo contiene in sé già la valutazione, poiché se la intendiamo come un
processo di azioni che permette all’alunno di approssimarsi al traguardo di
conoscenza, allora la valutazione si colloca prima, durante e dopo l’azione
didattica.
In questo modo la valutazione perde la forma di “somma numerica”, che
registra il “quanto”, e diventa sempre formativa. Solo così ci si accorge che c’è una stretta
correlazione tra ciò che è appreso e il processo di apprendimento e nella
valutazione dobbiamo prenderli in considerazione entrambi. La valutazione deve
essere formativa, cioè collegata alla metacognizione, ovvero alla capacità di
riflettere sui propri processi di apprendimento.
Deve favorire i passi di apprendimento, deve promuovere la consapevolezza
del compito di apprendimento, aiutare a individuare le strategie efficaci per
conseguirlo e portare a una revisione ricorsiva.
Per questo la valutazione deve essere coerente con gli obiettivi di
apprendimento e con i traguardi di sviluppo delle competenze. Quando progetto un determinato argomento di
una certa disciplina devo già stabilire la modalità e i contenuti della
valutazione e, mentre lo organizzo, non posso prescindere dalle dimensioni (o
ambiti) di quella stessa. Per es. in Geografia gli ambiti sono l’orientamento,
il linguaggio della geo-graficità, il paesaggio, il sistema territoriale; in
Storia: l’uso delle fonti, l’organizzazione delle informazioni, strumenti
concettuali, produzione etc..
Poi dovrò evidenziare gli obiettivi in riferimento alla classe. Per es. per
la quinta, in geografia, relativamente all’ambito dell’orientamento potrà
essere “Estendere le proprie carte mentali al territorio italiano, all’Europa e
ai diversi continenti, attraverso gli strumenti dell’osservazione indiretta
(filmati e fotografie, documenti cartografici, immagini da telerilevamento,
elaborazioni digitali, ecc.; contenuti (es: la Lombardia) e i criteriche
utilizzerò per valutare: autonomia, chiarezza, correttezza, flessibilità… e i rispettivi livelli.
Risulta evidente che progettazione e valutazione non possono che procedere
pari passo.
L’insegnamento tradizionale rende invisibile molti aspetti chiave della
competenza esperta, perché non si focalizza sui processi.
In questo modo gli alunni potrebbero trovarsi in difficoltà, poiché, non
avendo ancora acquisito un metodo per apprendere, spesso sono chiamati a
produrre performance non attinenti alle loro caratteristiche cognitive e a non
comprendere cosa e come viene valutato il loro lavoro.
Invece, ponendo la valutazione all’inizio, durante e dopo l’azione
didattica, quindi in essere già nel momento della programmazione didattica, è
possibile esteriorizzare i processi eseguiti di solito e condurre l’attività
didattica in modo da rendere esplicito ciò che normalmente è implicito. Il
bambino vede costantemente all’opera le capacità che “stanno imparando”, le
assume come sue e le integra con quelle già possedute nell’intero processo del
sapere.
Da ultimo, in questa prospettiva, la valutazione, oltre che essere
formativa, è necessariamente sempre personalizzata, perché finalizzata al
miglioramento dei processi di apprendimento, unici per ogni alunno.
Le prove di valutazione poi devono essere basate su indicatori o su
repertori di rubriche condivise, magari trasversalmente con più docenti e
pensate in modo da lasciare spazio all’azione imprevista del bambino.
Ciò permette di raccogliere in tutte le fasi una serie di elementi che
documentano quanto appreso dal bambino, in merito a conoscenze, abilità e competenze
e che devono essere comunicate: in primo luogo al bambino, per restituirgli la
coscienza di sé in quel punto del cammino scolastico e del suo fare, e alla
famiglia.
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