è il tempo di sognare
in grande,
siete il presente della Chiesa
In video collegamento con
i 16 mila partecipanti alla National Catholic Youth Conference riuniti nel
Lucas Oil Stadium di Indianapolis, Leone XIV invita a non soffocare la fede
entro “categorie politiche”. Esorta a vedere le nuove tecnologie come accompagnamento
verso l’età adulta, diffidando dalle “comodità” e dalle superficialità,
coltivando l’amicizia con Gesù in un mondo in cui è facile dire “nessuno mi
capisce”
-
di Edoardo Giribaldi – Città del
Vaticano
Il futuro è ora: è
l’istante che pulsa, il respiro che invita a “sognare in grande”. Il vento
della giovinezza soffia forte e spinge oltre le “comodità” e la superficialità.
Chiama a salpare verso la “grandezza” che nasce da generosità, amore, amicizia.
È un cammino senza timore di mutare orizzonti perché, quando lo sguardo si
lascia guidare da rapporti genuini, l’approdo non può che essere “gioia e
libertà”. È una ricerca che non issa bandiere, perché la fede non si lascia
rinchiudere entro “categorie politiche”. E si cresce così: inseguendo la
bellezza, navigando verso il futuro con le nuove tecnologie che non
“indeboliscono” il viaggio, ma lo accompagnano. Questo pomeriggio, 21 novembre,
Papa Leone XIV si mette in ascolto degli obiettivi, delle gioie e inquietudini
comuni alle nuove generazioni, in video collegamento con i 16 mila giovani
riuniti nel Lucas Oil Stadium di Indianapolis (in Indiana, negli Stati Uniti),
in occasione della National Catholic Youth Conference (Conferenza nazionale dei
giovani cattolici), inaugurata ieri e che proseguirà fino al 22 novembre.
I giovani alla ricerca
del Signore
“Buongiorno!”, è il
saluto iniziale del Papa, in inglese, vista la differenza di fuso orario.
Collega idealmente Indianapolis a Roma ricordando che l’incontro avviene
durante l’Anno Santo, e si apre poi a un orizzonte globale, sottolineando come
in molte diocesi del mondo diverse chiese siano state designate “giubilari”. Il
pensiero corre anche allo scorso luglio, quando oltre un milione di giovani
pellegrini si sono radunati a Tor Vergata per il Giubileo loro dedicato.
Che benedizione vedere
così tanti giovani cattolici cercare il Signore con sincerità e gioia!
Conoscere Gesù nei
Sacramenti
I Am, Yo Soy, Io
Sono è il tema della conferenza, che invita a riflettere su come i
Sacramenti siano “storia vivente” dell’amore di Dio. Leone XIV apprezza la
presenza di momenti dedicati all’Adorazione Eucaristica, alla Messa e alla
Riconciliazione: non semplici “attività”, ma vere “opportunità per conoscere
Gesù”. Tema che ricorre spesso nelle risposte alle domande dei giovani,
precedute dalla recita dell’Ave Maria, rivolta alla Vergine che fin
dalla sua giovinezza “affidò” la propria vita a Dio.
Accettare la misericordia
di Dio
Le domande sono
introdotte dalla speaker e autrice Katie McGrady che ricorda, durante il
suo ultimo incontro con il Papa, di avergli donato un paio di calze. "I
only wear white sox. Indosso solo calze bianche", risponde sorridendo
Leone XIV. Il riferimento è ai Chicago White Sox, la squadra
di baseball per la quale Robert Francis Prevost non ha mai nascosto la sua
passione. "And I use
a different word for Wordle every day". E uso una parola
diversa per Wordle ogni giorno", aggiunge. In questo
caso, il riferimento è ad una domanda sul tema posta sempre da McGrady e
al popolare gioco negli Stati Uniti in cui l'utente deve indovinare
una parola di cinque lettere in un massimo di sei tentativi.
La prima domanda dai
giovani arriva da Mia, che proviene da Baltimore, nello Stato del Maryland:
"È difficile per lei accettare la misericordia di Dio quando commette
degli errori o sente di aver deluso qualcuno?". È un sentimento
universale, risponde il Papa: “Nessuno è perfetto”. Ma il peccato non ha mai
l’ultima parola. Come ricordava Papa Francesco, “Dio non si stanca mai di
perdonare: siamo noi che a volte ci stanchiamo di chiedere perdono”.
Potremmo avere difficoltà
a perdonare, ma il cuore di Dio è diverso. Dio non smette mai di invitarci a
tornare a Lui. Quindi sì, può essere scoraggiante quando cadiamo. Ma non
concentratevi solo sui vostri peccati. Guardate a Gesù, confidate nella sua misericordia
e andate da lui con fiducia. Lui vi accoglierà sempre a casa.
Affidare le proprie
difficoltà a Dio
La seconda questione
viene posta da Ezequiel, proveniente da Los Angeles (California): "Ci sono
momenti in cui mi sento triste o sopraffatto, anche se prego o cerco di avere
fede. Spesso mi dicono di ‘affidare le mie difficoltà a Dio’, ma come posso
davvero affidare i miei problemi a Dio e sentire che Lui mi è vicino, anche
quando mi sento così?”.
Il Papa sottolinea la
vicinanza di Gesù nelle tempeste della vita. Affidarsi a Lui è l’inizio di una
relazione autentica: non si consegnano i propri problemi a qualcuno che si
conosce appena.
Pensate ai vostri amici
più cari. Se stessero soffrendo, parlereste con loro, li ascoltereste e
restereste loro vicino. Il nostro rapporto con Gesù è simile.
Comunicare gli stati
d’animo
È ancora Ezequiel a
rivolgere la terza domanda: "A volte mi sento perso, ma ho paura di
parlarne perché penso che gli altri non capiscano davvero come mi sento. Quali
gesti o parole possiamo adottare per comunicare meglio e aiutare gli altri a
capirci appieno?". “Nel mio tempo trascorso con i giovani”, risponde Leone
XIV, “ho visto come portiate gioie e speranze autentiche, ma anche difficoltà e
fardelli pesanti”. Dio si fa tuttavia sempre vicino, anche tramite le persone
che mette sul nostro cammino.
Quando trovate qualcuno
di cui vi fidate veramente, non abbiate paura di aprire il vostro cuore. È
molto importante avere fiducia autentica, ma quando la avete sappiate che loro
potranno aiutarvi a capire cosa state provando e sostenervi lungo il cammino. È
anche importante pregare per ricevere il dono di amici sinceri. Un vero amico
non è solo qualcuno con cui è piacevole stare insieme – anche se questo è un
aspetto positivo – ma qualcuno che ti aiuta ad avvicinarti a Gesù e ti
incoraggia a diventare una persona migliore.
L’amicizia genuina,
prosegue il Papa, sprona anche a cercare aiuto, quando la vita si fa difficile
o confusa. "Molti giovani dicono: 'Nessuno mi capisce'. Ma questo pensiero
può isolarvi qualche volta. Quando vi viene in mente, provate a dire: 'Signore,
tu mi capisci meglio di quanto io capisca me stesso' e confidate che Lui vi
guiderà".
Come combattere le
distrazioni
Prima di proseguire con
le altre domande, McGrady ha una curiosità per il Pontefice, nella
consapevolezza che la preghiera, talvolta, può essere interrotta da telefoni o
altre fonti di distrazioni. "Cosa fa", in questi casi, il Papa? "Dipende
dalla distrazione", risponde Leone XIV, sottolineando come, in ogni caso,
"la cosa migliore da fare è seguire la distrazione per un momento, vedere
perché è lì", e poi lasciarla andare. "Ci sono tante tentazioni e
distrazioni, ma c'è solo un Gesù".
Bilanciare vita e
tecnologia
Il quarto quesito viene
posto da Christopher, giovane dal Nevada: "Come suggerisce di bilanciare
tutti gli ottimi strumenti (smartphone, tablet, laptop e altri dispositivi) e
allo stesso tempo creare legami di fede al di fuori della tecnologia?".
Secondo il Pontefice, le innovazioni possono sostenere la fede: aiutano a
mantenere relazioni, a condividere il Vangelo con persone che non si sarebbero
mai incontrate di persona. Tuttavia un semplice sorriso, tanto “semplice”
quanto “essenziale” per la persona umana, non potrà mai essere replicato da una
macchina. La Messa online può essere un aiuto nei casi di necessità, ma non
sostituisce la partecipazione reale.
Quindi, sebbene la
tecnologia possa metterci in contatto, non è la stessa cosa che essere
fisicamente presenti. Dobbiamo usarla con saggezza, senza lasciare che offuschi
le nostre relazioni.
L’esempio virtuoso è
quello di san Carlo Acutis, che metteva le sue capacità tecnologiche al
servizio degli altri, esercitando disciplina e mantenendo "chiare" le
sue priorità.
Cari amici, vi incoraggio
a seguire l'esempio di Carlo Acutis: siate consapevoli del tempo che
trascorrete davanti allo schermo e assicuratevi che la tecnologia sia al
servizio della vostra vita, e non il contrario.
Le nuove
tecnologie e i giovani
Su un tema correlato, si
espone Micah, da Honolulu, nelle Hawaii: "La nostra vita è sempre più
permeata dalla Intelligenza Artificiale. Secondo Lei, a cosa dovremmo prestare
attenzione quando adottiamo questa nuova tecnologia?". Nel rispondere, il
Papa ricorda il recente convegno The Dignity of Children and
Adolescents in the Age of Artificial Intelligence tenutosi in
Vaticano, per il quale aveva incoraggiato i partecipanti a promuovere politiche
che mantenessero i più giovani lontani dai rischi legati all’IA.
Ma ho anche ricordato
loro - e colgo questa opportunità per ricordarlo anche a voi - che la sicurezza
non riguarda solo le regole. Riguarda l'educazione e la responsabilità
personale. I filtri e le linee guida possono aiutarvi, ma non possono scegliere
al posto vostro. Solo voi potete farlo.
La giovinezza è il
preludio all’età adulta, a una crescita “spirituale”, approfondendo l’amicizia
con Dio, e “intellettuale”, imparando a riflettere con “chiarezza e criticità”,
ricercando verità, bellezza e bontà. Ma significa anche rafforzare le proprie
volontà, diventando capaci di scegliere liberamente “cosa aiuta a crescere ed
evitare cosa danneggia”.
Ogni strumento che ci
viene fornito, compresa l’IA, dovrebbe sostenere questo percorso, non
indebolirlo. Usare l'intelligenza artificiale in modo responsabile significa
utilizzarla in modi che aiutano a crescere, mai in modi che distraggono dalla
propria dignità o dalla propria vocazione alla santità.
L'IA non limiti la
crescita umana
Leone XIV esorta a
sfruttare il tempo dedicato all’istruzione al massimo delle sue potenzialità.
Se l'IA è in grado di processare velocemente le informazioni ("Non
chiedetele di fare i compiti al posto vostro!", scherza il Papa) essa non
può replicare la saggezza umana, il “giudizio su ciò che è giusto e sbagliato”,
la contemplazione del bello.
Fate attenzione che l'uso
dell'IA non limiti la vostra vera crescita umana. Usatela in modo tale che, se
domani scomparisse, sapreste comunque come pensare, come creare, come agire da
soli, come formare amicizie autentiche. Ricordate: l'IA non potrà
mai sostituire il dono unico che siete per il mondo.
Preoccupazione per il
futuro della Chiesa
Elise, dall’Iowa, ha
invece dubbi sull’avvenire: "Sono preoccupata per il futuro della Chiesa:
temo che non esisterà più quando sarò anziana e che i miei figli non potranno
vivere esperienze come questa. Come si sta preparando la Chiesa per il futuro?".
Il Papa rassicura sulla protezione, guida e amore senza fine che Gesù riserverà
sempre alla comunità ecclesiale. “Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il
male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio”, le parole di conforto che lo
stesso Pontefice affermò in occasione della sua prima
benedizione Urbi et Orbi nel giorno della sua elezione a
Successore di Pietro.
Gesù desidera che tutti
si avvicinino a lui, e vedo questo desiderio soprattutto quando incontro
giovani che cercano sinceramente Dio.
La Chiesa, quindi, si
prepara all’avvenire rimanendo fedele alle richieste di Cristo: non lasciandosi
sopraffare dalle preoccupazioni, fidandosi di come “tutto il resto andrà a
posto”, attraverso la guida dello Spirito Santo. Un’ispirazione che ha portato,
negli ultimi anni, la Chiesa ad un ascolto attento delle voci di tutti,
comprese quelle dei giovani.
La Chiesa ha bisogno di
tutti noi, compresi voi, mentre avanziamo verso il futuro che Dio sta
preparando.
Il ruolo delle nuove
generazioni
In relazione alla domanda
precedente, viene poi chiesto: "Come possiamo noi giovani assicurarci di
partecipare al dibattito della Chiesa sul futuro?". Leone XIV
risponde con una chiara affermazione:
Voi non siete solo il
futuro della Chiesa, voi siete il presente! Le vostre voci, le vostre idee, la
vostra fede sono importanti oggi, e la Chiesa ha bisogno di voi. La Chiesa ha
bisogno di quello che vi è stato dato per essere condiviso con noi.
Il coinvolgimento inizia
quindi adesso, entrando in contatto con la propria parrocchia e le sue attività
correlate, condividendo la propria fede o aiutando chi presiede tale compito.
Non manca poi la coltivazione di una intensa vita di preghiera, che può portare
a chiamate specifiche da parte del Signore. Per discernerle, il Pontefice
invita a rivolgersi ai sacerdoti, o altri “responsabili di fiducia”. La vera
differenza, inoltre, nasce da una fede radicata nella quotidianità, mettendosi
anche al servizio dei poveri, alla stregua di un altro giovane santo, Pier
Giorgio Frassati.
Vi invito quindi a
riflettere su queste domande: Cosa posso offrire alla Chiesa per il futuro?
Come posso aiutare gli altri a conoscere Cristo? Come posso costruire pace e
amicizia intorno a me?
La speranza del Papa
Spazio, poi, a una
domanda conclusiva posta ancora da McGrady: "Santo Padre, ci ha dato molto
su cui riflettere. Prima di lasciarla andare, qual è la sua speranza per il
futuro della Chiesa? Come possiamo aiutarla a realizzarla?". Nel rispondere,
Papa Leone reitera quanto già affermato: “i giovani sono parte del presente
della Chiesa”, così come “speranza” per il suo futuro.
Ora è il momento di
sognare in grande e di essere aperti a ciò che Dio può fare attraverso le
vostre vite. Essere giovani spesso comporta il desiderio di fare qualcosa di
significativo, qualcosa che faccia davvero la differenza. Molti di voi sono
pronti a essere generosi, ad aiutare coloro che amano o a lavorare per qualcosa
di più grande di voi stessi. Ecco perché non è vero che la vita consiste solo
nel fare ciò che ci fa sentire bene o ci mette a nostro agio, come sostengono
alcune persone. Certo, la comodità può essere piacevole, ma come
ci ha ricordato Papa Benedetto XVI, non siamo stati creati per la
comodità; piuttosto, siamo stati creati per la grandezza, per Dio stesso. Nel
profondo, desideriamo la verità, la bellezza e la bontà perché siamo stati
creati per esse. E questo tesoro che cerchiamo ha un nome: Gesù, che vuole
essere trovato da voi.
Lo imparò, proprio da
giovane, “uno dei miei eroi personali”, racconta il Pontefice: sant’Agostino.
Cercando la felicità, si rese conto che nulla lo soddisfaceva, “finché non ha
aperto il suo cuore a Dio”. Ecco perché scrisse: "Ci hai fatti per te, e
il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te".
Non mischiare fede e
politica
L’amicizia con Gesù è
“per tutti”, e caposaldo del futuro della Chiesa. Pensando al suo futuro,
quindi, è necessario innanzitutto lasciarsi trasformare da Cristo. Come
affermava ancora il santo vescovo di Ippona: “Se vuoi cambiare il mondo e
renderlo un posto migliore, devi incominciare prima a cambiare te stesso”. Il
Pontefice tratteggia quindi alcuni aspetti della giovinezza: la ricerca di
autenticità, un “istinto” che spinge a ricercare una fede non “superficiale”.
La volontà di ricercare la pace, poi. In tal senso. E avverte:
Fate attenzione a non
usare categorie politiche per parlare di fede. La Chiesa non appartiene ad
alcun partito politico; piuttosto, la Chiesa aiuta a formare la vostra
coscienza affinché possiate pensare e agire con saggezza e amore.
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