sabato 22 novembre 2025

IL FUTURO E' ORA


 Il Papa ai giovani:

 è il tempo di sognare

 in grande,

 siete il presente della Chiesa


In video collegamento con i 16 mila partecipanti alla National Catholic Youth Conference riuniti nel Lucas Oil Stadium di Indianapolis, Leone XIV invita a non soffocare la fede entro “categorie politiche”. Esorta a vedere le nuove tecnologie come accompagnamento verso l’età adulta, diffidando dalle “comodità” e dalle superficialità, coltivando l’amicizia con Gesù in un mondo in cui è facile dire “nessuno mi capisce”

-         di Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano

Il futuro è ora: è l’istante che pulsa, il respiro che invita a “sognare in grande”. Il vento della giovinezza soffia forte e spinge oltre le “comodità” e la superficialità. Chiama a salpare verso la “grandezza” che nasce da generosità, amore, amicizia. È un cammino senza timore di mutare orizzonti perché, quando lo sguardo si lascia guidare da rapporti genuini, l’approdo non può che essere “gioia e libertà”. È una ricerca che non issa bandiere, perché la fede non si lascia rinchiudere entro “categorie politiche”. E si cresce così: inseguendo la bellezza, navigando verso il futuro con le nuove tecnologie che non “indeboliscono” il viaggio, ma lo accompagnano. Questo pomeriggio, 21 novembre, Papa Leone XIV si mette in ascolto degli obiettivi, delle gioie e inquietudini comuni alle nuove generazioni, in video collegamento con i 16 mila giovani riuniti nel Lucas Oil Stadium di Indianapolis (in Indiana, negli Stati Uniti), in occasione della National Catholic Youth Conference (Conferenza nazionale dei giovani cattolici), inaugurata ieri e che proseguirà fino al 22 novembre.

I giovani alla ricerca del Signore

“Buongiorno!”, è il saluto iniziale del Papa, in inglese, vista la differenza di fuso orario. Collega idealmente Indianapolis a Roma ricordando che l’incontro avviene durante l’Anno Santo, e si apre poi a un orizzonte globale, sottolineando come in molte diocesi del mondo diverse chiese siano state designate “giubilari”. Il pensiero corre anche allo scorso luglio, quando oltre un milione di giovani pellegrini si sono radunati a Tor Vergata per il Giubileo loro dedicato.

Che benedizione vedere così tanti giovani cattolici cercare il Signore con sincerità e gioia!

Conoscere Gesù nei Sacramenti

I Am, Yo SoyIo Sono è il tema della conferenza, che invita a riflettere su come i Sacramenti siano “storia vivente” dell’amore di Dio. Leone XIV apprezza la presenza di momenti dedicati all’Adorazione Eucaristica, alla Messa e alla Riconciliazione: non semplici “attività”, ma vere “opportunità per conoscere Gesù”. Tema che ricorre spesso nelle risposte alle domande dei giovani, precedute dalla recita dell’Ave Maria, rivolta alla Vergine che fin dalla sua giovinezza “affidò” la propria vita a Dio.

Accettare la misericordia di Dio

Le domande sono introdotte dalla speaker e autrice Katie McGrady che ricorda, durante il suo ultimo incontro con il Papa, di avergli donato un paio di calze. "I only wear white sox. Indosso solo calze bianche", risponde sorridendo Leone XIV. Il riferimento è ai Chicago White Sox, la squadra di baseball per la quale Robert Francis Prevost non ha mai nascosto la sua passione. "And I use a different word for Wordle every day". E uso una parola diversa per Wordle ogni giorno", aggiunge. In questo caso, il riferimento è ad una domanda sul tema posta sempre da McGrady e al popolare gioco negli Stati Uniti in cui l'utente deve indovinare una parola di cinque lettere in un massimo di sei tentativi.

La prima domanda dai giovani arriva da Mia, che proviene da Baltimore, nello Stato del Maryland: "È difficile per lei accettare la misericordia di Dio quando commette degli errori o sente di aver deluso qualcuno?". È un sentimento universale, risponde il Papa: “Nessuno è perfetto”. Ma il peccato non ha mai l’ultima parola. Come ricordava Papa Francesco, “Dio non si stanca mai di perdonare: siamo noi che a volte ci stanchiamo di chiedere perdono”.

Potremmo avere difficoltà a perdonare, ma il cuore di Dio è diverso. Dio non smette mai di invitarci a tornare a Lui. Quindi sì, può essere scoraggiante quando cadiamo. Ma non concentratevi solo sui vostri peccati. Guardate a Gesù, confidate nella sua misericordia e andate da lui con fiducia. Lui vi accoglierà sempre a casa.

Affidare le proprie difficoltà a Dio

La seconda questione viene posta da Ezequiel, proveniente da Los Angeles (California): "Ci sono momenti in cui mi sento triste o sopraffatto, anche se prego o cerco di avere fede. Spesso mi dicono di ‘affidare le mie difficoltà a Dio’, ma come posso davvero affidare i miei problemi a Dio e sentire che Lui mi è vicino, anche quando mi sento così?”.

Il Papa sottolinea la vicinanza di Gesù nelle tempeste della vita. Affidarsi a Lui è l’inizio di una relazione autentica: non si consegnano i propri problemi a qualcuno che si conosce appena.

Pensate ai vostri amici più cari. Se stessero soffrendo, parlereste con loro, li ascoltereste e restereste loro vicino. Il nostro rapporto con Gesù è simile.

Comunicare gli stati d’animo

È ancora Ezequiel a rivolgere la terza domanda: "A volte mi sento perso, ma ho paura di parlarne perché penso che gli altri non capiscano davvero come mi sento. Quali gesti o parole possiamo adottare per comunicare meglio e aiutare gli altri a capirci appieno?". “Nel mio tempo trascorso con i giovani”, risponde Leone XIV, “ho visto come portiate gioie e speranze autentiche, ma anche difficoltà e fardelli pesanti”. Dio si fa tuttavia sempre vicino, anche tramite le persone che mette sul nostro cammino.

Quando trovate qualcuno di cui vi fidate veramente, non abbiate paura di aprire il vostro cuore. È molto importante avere fiducia autentica, ma quando la avete sappiate che loro potranno aiutarvi a capire cosa state provando e sostenervi lungo il cammino. È anche importante pregare per ricevere il dono di amici sinceri. Un vero amico non è solo qualcuno con cui è piacevole stare insieme – anche se questo è un aspetto positivo – ma qualcuno che ti aiuta ad avvicinarti a Gesù e ti incoraggia a diventare una persona migliore.

L’amicizia genuina, prosegue il Papa, sprona anche a cercare aiuto, quando la vita si fa difficile o confusa. "Molti giovani dicono: 'Nessuno mi capisce'. Ma questo pensiero può isolarvi qualche volta. Quando vi viene in mente, provate a dire: 'Signore, tu mi capisci meglio di quanto io capisca me stesso' e confidate che Lui vi guiderà".

Come combattere le distrazioni

Prima di proseguire con le altre domande, McGrady ha una curiosità per il Pontefice, nella consapevolezza che la preghiera, talvolta, può essere interrotta da telefoni o altre fonti di distrazioni. "Cosa fa", in questi casi, il Papa? "Dipende dalla distrazione", risponde Leone XIV, sottolineando come, in ogni caso, "la cosa migliore da fare è seguire la distrazione per un momento, vedere perché è lì", e poi lasciarla andare. "Ci sono tante tentazioni e distrazioni, ma c'è solo un Gesù".

Bilanciare vita e tecnologia

Il quarto quesito viene posto da Christopher, giovane dal Nevada: "Come suggerisce di bilanciare tutti gli ottimi strumenti (smartphone, tablet, laptop e altri dispositivi) e allo stesso tempo creare legami di fede al di fuori della tecnologia?". Secondo il Pontefice, le innovazioni possono sostenere la fede: aiutano a mantenere relazioni, a condividere il Vangelo con persone che non si sarebbero mai incontrate di persona. Tuttavia un semplice sorriso, tanto “semplice” quanto “essenziale” per la persona umana, non potrà mai essere replicato da una macchina. La Messa online può essere un aiuto nei casi di necessità, ma non sostituisce la partecipazione reale.

Quindi, sebbene la tecnologia possa metterci in contatto, non è la stessa cosa che essere fisicamente presenti. Dobbiamo usarla con saggezza, senza lasciare che offuschi le nostre relazioni.

L’esempio virtuoso è quello di san Carlo Acutis, che metteva le sue capacità tecnologiche al servizio degli altri, esercitando disciplina e mantenendo "chiare" le sue priorità.

Cari amici, vi incoraggio a seguire l'esempio di Carlo Acutis: siate consapevoli del tempo che trascorrete davanti allo schermo e assicuratevi che la tecnologia sia al servizio della vostra vita, e non il contrario.

 Le nuove tecnologie e i giovani

Su un tema correlato, si espone Micah, da Honolulu, nelle Hawaii: "La nostra vita è sempre più permeata dalla Intelligenza Artificiale. Secondo Lei, a cosa dovremmo prestare attenzione quando adottiamo questa nuova tecnologia?". Nel rispondere, il Papa ricorda il recente convegno The Dignity of Children and Adolescents in the Age of Artificial Intelligence tenutosi in Vaticano, per il quale aveva incoraggiato i partecipanti a promuovere politiche che mantenessero i più giovani lontani dai rischi legati all’IA.

Ma ho anche ricordato loro - e colgo questa opportunità per ricordarlo anche a voi - che la sicurezza non riguarda solo le regole. Riguarda l'educazione e la responsabilità personale. I filtri e le linee guida possono aiutarvi, ma non possono scegliere al posto vostro. Solo voi potete farlo.

La giovinezza è il preludio all’età adulta, a una crescita “spirituale”, approfondendo l’amicizia con Dio, e “intellettuale”, imparando a riflettere con “chiarezza e criticità”, ricercando verità, bellezza e bontà. Ma significa anche rafforzare le proprie volontà, diventando capaci di scegliere liberamente “cosa aiuta a crescere ed evitare cosa danneggia”.

Ogni strumento che ci viene fornito, compresa l’IA, dovrebbe sostenere questo percorso, non indebolirlo. Usare l'intelligenza artificiale in modo responsabile significa utilizzarla in modi che aiutano a crescere, mai in modi che distraggono dalla propria dignità o dalla propria vocazione alla santità.

L'IA non limiti la crescita umana

Leone XIV esorta a sfruttare il tempo dedicato all’istruzione al massimo delle sue potenzialità. Se l'IA è in grado di processare velocemente le informazioni ("Non chiedetele di fare i compiti al posto vostro!", scherza il Papa) essa non può replicare la saggezza umana, il “giudizio su ciò che è giusto e sbagliato”, la contemplazione del bello.

Fate attenzione che l'uso dell'IA non limiti la vostra vera crescita umana. Usatela in modo tale che, se domani scomparisse, sapreste comunque come pensare, come creare, come agire da soli, come formare amicizie autentiche.   Ricordate: l'IA non potrà mai sostituire il dono unico che siete per il mondo.

Preoccupazione per il futuro della Chiesa

Elise, dall’Iowa, ha invece dubbi sull’avvenire: "Sono preoccupata per il futuro della Chiesa: temo che non esisterà più quando sarò anziana e che i miei figli non potranno vivere esperienze come questa. Come si sta preparando la Chiesa per il futuro?". Il Papa rassicura sulla protezione, guida e amore senza fine che Gesù riserverà sempre alla comunità ecclesiale. “Dio ci vuole bene, Dio vi ama tutti, e il male non prevarrà! Siamo tutti nelle mani di Dio”, le parole di conforto che lo stesso Pontefice affermò in occasione della sua prima benedizione Urbi et Orbi nel giorno della sua elezione a Successore di Pietro.

Gesù desidera che tutti si avvicinino a lui, e vedo questo desiderio soprattutto quando incontro giovani che cercano sinceramente Dio.

La Chiesa, quindi, si prepara all’avvenire rimanendo fedele alle richieste di Cristo: non lasciandosi sopraffare dalle preoccupazioni, fidandosi di come “tutto il resto andrà a posto”, attraverso la guida dello Spirito Santo. Un’ispirazione che ha portato, negli ultimi anni, la Chiesa ad un ascolto attento delle voci di tutti, comprese quelle dei giovani.

La Chiesa ha bisogno di tutti noi, compresi voi, mentre avanziamo verso il futuro che Dio sta preparando.

Il ruolo delle nuove generazioni

In relazione alla domanda precedente, viene poi chiesto: "Come possiamo noi giovani assicurarci di partecipare al dibattito della Chiesa sul futuro?". Leone XIV risponde con una chiara affermazione:

Voi non siete solo il futuro della Chiesa, voi siete il presente! Le vostre voci, le vostre idee, la vostra fede sono importanti oggi, e la Chiesa ha bisogno di voi. La Chiesa ha bisogno di quello che vi è stato dato per essere condiviso con noi.

Il coinvolgimento inizia quindi adesso, entrando in contatto con la propria parrocchia e le sue attività correlate, condividendo la propria fede o aiutando chi presiede tale compito. Non manca poi la coltivazione di una intensa vita di preghiera, che può portare a chiamate specifiche da parte del Signore. Per discernerle, il Pontefice invita a rivolgersi ai sacerdoti, o altri “responsabili di fiducia”. La vera differenza, inoltre, nasce da una fede radicata nella quotidianità, mettendosi anche al servizio dei poveri, alla stregua di un altro giovane santo, Pier Giorgio Frassati.

Vi invito quindi a riflettere su queste domande: Cosa posso offrire alla Chiesa per il futuro? Come posso aiutare gli altri a conoscere Cristo? Come posso costruire pace e amicizia intorno a me?

La speranza del Papa

Spazio, poi, a una domanda conclusiva posta ancora da McGrady: "Santo Padre, ci ha dato molto su cui riflettere. Prima di lasciarla andare, qual è la sua speranza per il futuro della Chiesa? Come possiamo aiutarla a realizzarla?". Nel rispondere, Papa Leone reitera quanto già affermato: “i giovani sono parte del presente della Chiesa”, così come “speranza” per il suo futuro.

Ora è il momento di sognare in grande e di essere aperti a ciò che Dio può fare attraverso le vostre vite. Essere giovani spesso comporta il desiderio di fare qualcosa di significativo, qualcosa che faccia davvero la differenza. Molti di voi sono pronti a essere generosi, ad aiutare coloro che amano o a lavorare per qualcosa di più grande di voi stessi. Ecco perché non è vero che la vita consiste solo nel fare ciò che ci fa sentire bene o ci mette a nostro agio, come sostengono alcune persone. Certo, la comodità può essere piacevole, ma come ci ha ricordato Papa Benedetto XVI, non siamo stati creati per la comodità; piuttosto, siamo stati creati per la grandezza, per Dio stesso. Nel profondo, desideriamo la verità, la bellezza e la bontà perché siamo stati creati per esse. E questo tesoro che cerchiamo ha un nome: Gesù, che vuole essere trovato da voi.

Lo imparò, proprio da giovane, “uno dei miei eroi personali”, racconta il Pontefice: sant’Agostino. Cercando la felicità, si rese conto che nulla lo soddisfaceva, “finché non ha aperto il suo cuore a Dio”. Ecco perché scrisse: "Ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te".

Non mischiare fede e politica

L’amicizia con Gesù è “per tutti”, e caposaldo del futuro della Chiesa. Pensando al suo futuro, quindi, è necessario innanzitutto lasciarsi trasformare da Cristo. Come affermava ancora il santo vescovo di Ippona: “Se vuoi cambiare il mondo e renderlo un posto migliore, devi incominciare prima a cambiare te stesso”. Il Pontefice tratteggia quindi alcuni aspetti della giovinezza: la ricerca di autenticità, un “istinto” che spinge a ricercare una fede non “superficiale”. La volontà di ricercare la pace, poi. In tal senso. E avverte:

Fate attenzione a non usare categorie politiche per parlare di fede. La Chiesa non appartiene ad alcun partito politico; piuttosto, la Chiesa aiuta a formare la vostra coscienza affinché possiate pensare e agire con saggezza e amore.

 

Vatican News

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