venerdì 7 novembre 2025

EDUCAZIONE AMBIENTALE E COMPLESSITA' UMANA

 

Due facce

 della stessa medaglia


- di Federica Berton*

Le continue minacce all’equilibrio dell’ecosistema terrestre dovute a una brusca accelerazione della crescita tecnologica e economica hanno portato a riflettere sul fatto che l’uomo sembra aver perso uno stile di vita in stretta connessione con la natura. Per questo motivo occorre un’educazione ambientale capace di far assumere (non solo alle nuove generazioni) una diversa concezione dell’ambiente e dell’interazione in e con esso, richiamando alla responsabilità, che deve essere educata con il coinvolgimento di tutti.

L’educazione ambientale è un processo di riconoscimento dei valori, del rispetto nei confronti dell’alterità, siano essi piante, animali o persone, è un “sentimento della vita” capace di cogliere l’altro, di vederlo, di ascoltarlo, senza perdere di vista né l’io né il tu. Sentire la vita si specifica nella cooperazione e nella solidarietà tra i popoli, nell’impegno di affinare la sensibilità verso l’ambiente naturale. L’educazione ambientale non è “semplicemente” un curricolo da inserire nelle attività scolastiche, anche se sarebbe già un grande passo, ma è soprattutto una lezione di vita, sia fisica che spirituale, è un’occasione di cambiamento dei comportamenti verso la collettività.

La consapevolezza che nel nostro passato esisteva qualcuno che ci ha lasciato in eredità il suolo su cui poggiamo i piedi, su cui coltiviamo il nostro cibo, muove sentimenti di riconoscenza e responsabilità verso il futuro. Il senso di responsabilità non deve mai venire meno, per aver voglia di sentirsi parte di un tutto uniti nella fratellanza di condividere un mondo.

Il rispetto per l’ambiente dovrebbe essere stimato come un valore connesso con l’idea di formazione: questa visione anticipa il pensiero di salvaguardia e degrado e vuole suggerire di condurre a elaborare forme di fraternità “per essere nel mondo” e modelli di crescita ben diversi da quelli oggi dominanti nei confronti del pianeta. Considerare l’ambiente correlato con lo sviluppo umano e con i principi etici dell’agire in maniera prudente rappresenta una condizione imprescindibile per considerarci ospiti di questa Terra.

Attraverso i temi dell’educazione ambientale, alla sostenibilità e alla cittadinanza globale, è possibile stimolare nelle giovani generazioni la consapevolezza di esser parte di una comunità locale e globale. Nel 1762, J.J. Rousseau scriveva nel suo trattato, l’Emilio, l’importanza per il bambino di vivere secondo natura, ovvero di ricevere un’educazione naturale. Il giovane Emilio viene allontanato dalla città per trascorrere l’infanzia in campagna, a stretto contatto con l’ambiente naturale, e con un’educazione improntata sui bisogni più profondi ed essenziali del bambino e sul rispetto dei suoi ritmi di crescita.

Il bambino di Rousseau, quindi, vive con ritmi lenti apprendendo facendo esperienza di ciò che vede, tocca e sente. Per il padre fondatore della pedagogia contemporanea è imprescindibile il concetto secondo il quale l’apprendimento passa attraverso il fare concreto ma, osando attualizzare il pensiero ai giorni d’oggi, come peraltro faranno altri studiosi della materia, il contatto con la natura muove sentimenti legati al rispetto, sensibilità e giudizio. Ecco allora che, se è vero che l’uomo per sua stessa natura è anche un essere sociale, sentimenti quali rispetto e sensibilità appaiono indispensabili per vivere nella collettività.

La cooperazione tra i popoli, il rispetto per l’altro, la collaborazione e uno stile di vita rispettoso accompagnano l’essere umano a un approccio civile, responsabile e di reciprocità nei confronti del pianeta. Vivere secondo natura, considerando la complessità globale con un’attenzione ai principi della sostenibilità ecologica, sociale ed economica diventano oggetto di riflessione interdisciplinare in un’ottica di dialogo interculturale, alla solidarietà, alla pace e alla legalità. In un mondo che corre sempre più veloce dove l’uomo si spinge verso la conquista di nuovi spazi terrestri, dove la tecnologia sostituisce sempre più la nostra mano, urge posizionare e mantenere al centro del pensiero collettivo l’educazione ambientale e ristabilire con il mondo quella naturale e fisiologica connessione che ci permette di essere umani capaci di accoglienza, responsabilità e rispetto.

Occorre in poche parole “stare” perché, come diceva Rousseau, la regola di ogni buona educazione non è guadagnare tempo, ma perderne.


*Coordinatrice Casa Adriana

ArchéBaleno72

Foto tratta dalla mostra “Nei miei occhi“.


 

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