sabato 15 novembre 2025

INCLUSIONE SCOLASTICA . ALLARME

Allarme rosso per l’inclusione dei disabili: 27% dei prof favorevole alle classi speciali


Se ne parla in questi giorni a Rimini, durante il 15° Convegno internazionale Erickson “La qualità dell’inclusione scolastica e sociale”.

-         di PAOLO FERRARIO

A quasi cinquant’anni dall’abolizione delle classi differenziali (prevista dalla legge 517 del 1977), circa un insegnante su tre (il 27% per l’esattezza) è favorevole alla riapertura delle scuole e delle classi speciali. E questa percentuale è in aumento di 10 punti rispetto soltanto a due anni fa. Segno che la fatica dell’inclusione scolastica si fa via via sempre più pesante e insostenibile dagli insegnanti. Almeno a giudicare dalle risposte di un campione di 833 docenti, di ogni ordine e grado e di tutte le regioni italiane, intervistato dal centro studi Erickson di Trento, che presenterà i risultati completi dell’indagine Le voci dell’inclusione nel corso del 15° Convegno Internazionale “La qualità dell’inclusione scolastica e sociale”, in programma da oggi a domenica al Palacongressi di Rimini. Alla tre giorni riminese, che nelle edizioni precedenti ha coinvolto più di 35mila professionisti della scuola, sono attesi, tra gli altri, Stefano Massini, con la sua “Lettera a una scuola che non esclude”, Alberto Pellai in dialogo con Gino Cecchettin, Stefania Auci, che porterà la sua esperienza di insegnante di sostegno ed Espérance Hakuzwimana sulla necessità di una scuola plurale. Per la prima volta, interverrà un rappresentante del Governo. Domenica mattina, infatti, sarà presente la ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli. Attualmente, ricorda Erickson, gli studenti con disabilità certificata nella scuola italiana sono circa 325mila, pari al 4% del totale, ma soltanto poco più di un insegnante di sostegno (il 36%) è di ruolo e appena il 41% delle scuole ha a disposizione ausili tecnologici che permettono la partecipazione attiva degli alunni con disabilità. Un quadro per nulla confortante, a cui si aggiunge, ora, una percentuale consistente di insegnanti che, almeno a parole, dimostra di aver perso la speranza circa un’effettiva inclusione scolastica, preferendo il Modello a tre vie: scuole solo per alunni con disabilità (casi di disabilità grave), classi per alunni con disabilità nelle scuole normali (casi di disabilità media), inclusione piena in classe (casi di disabilità lieve).

Soltanto nel 2023, sempre in occasione del Convegno di Rimini, Erickson aveva posto la stessa domanda al campione di insegnanti, ottenendo il 10% di risposte in meno tra quanti allora si dichiaravano favorevoli alla riapertura delle classi speciali, Ventiquattro mesi dopo, il problema è esploso in tutta la sua cruda drammaticità. E, nota Erickson, «i più separatisti (quindi favorevoli) sono gli insegnanti di II grado e quelli con più anni di esperienza».

Nella scuola italiana, insomma, cresce la disponibilità a considerare soluzioni differenziate. « In termini di clima culturale generale – si legge nella ricerca - ciò indica un minore consenso all’inclusione piena e una maggiore accettazione di modelli che possono assumere caratteristiche separative. In assenza di test inferenziali:  +26%

Aumento degli alunni con disabilità negli ultimi cinque anni, secondo l’Istat (anno scolastico 2023-2024). In termini assoluti, si tratta di 359mila persone: 40,3%

Alunni con disabilità intellettiva. Il 34,8% soffre di disturbo dello sviluppo psicologico e il 18,2% di disturbo dell’apprendimento (Dsa).

Il 27% insegnanti di sostegno privi di formazione specifica. Ma negli ultimi quattro anni, la quota di docenti specializzati è cresciuta di 10 punti percentuali di intervalli di confidenza, la lettura resta descrittiva, ma il segnale è rilevante». Tra gli elementi che maggiormente ostacolano l’inclusione scolastica, gli insegnanti sottolineano la «mancata collaborazione tra figure adulte, anche con la famiglia dell’alunno con disabilità» e «le condizioni di gravità (o bisogno di supporto) dell’alunno» stesso. Naturalmente, non mancano i punti di forza. Tra i più importanti, i docenti segnalano «le relazioni tra colleghi, tra gli alunni e le alunne e con le famiglie. Purtroppo – prosegue la nota di Erickson – le competenze professionali in materia di inclusione, come la conoscenza e l’uso di metodologie didattiche inclusive, non sono considerate fattori decisivi per una buona inclusione». Un dato, quest’ultimo, «non certo confortante», in considerazione del fatto che «la ricerca ormai da tempo segnala la rilevanza delle didattiche inclusive per una piena partecipazione, appartenenza e apprendimento» degli alunni con disabilità. Un aspetto su cui, indubbiamente, la scuola deve ancora lavorare. Facendo leva e valorizzando le «emozioni positive» manifestate dai docenti, concentrate, soprattutto, sugli «aspetti relazionali e collaborativi, sia tra figure adulte sia tra alunni», appunto «come leva positiva di una piena inclusione».

www.avvenire.it 

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