domenica 26 ottobre 2025

TAGLIO E CUCITO


 Quando interrogo gli altri studenti si distraggono.

 Schettini: “Non state lì a fare taglio e cucito”

 

Di redazione

 C’è chi, mentre l’insegnante interroga, abbassa lo sguardo e si isola. Sfoglia il diario, stacca la mente, comincia a giocare con penne e fogli. Vincenzo Schettini, insegnante di fisica, osserva la scena e interviene: “Aprite gli occhi quando siete a posto, non state lì a fare il taglio e il cucito.” Il riferimento è chiaro: l’interrogazione non è una pausa per chi non è coinvolto direttamente.

 Secondo Schettini, il momento in cui un compagno è alla lavagna rappresenta una possibilità preziosa anche per chi resta al banco. “L’interrogazione per voi che siete a posto è orocolato.” Lo dice due volte, con insistenza. Come a voler sottolineare che lì, proprio in quel frangente, si concentra un’occasione didattica che spesso viene ignorata.

Le domande sono sempre quelle, ma pochi le ascoltano

Dopo quasi vent’anni di insegnamento, Schettini si sorprende ancora nello scoprire che certi errori si ripetono. “Voi cadete sempre sulle stesse cose.” E la causa, secondo lui, è nella distrazione di fondo, nel non approfittare di ciò che si potrebbe apprendere indirettamente.

“Facciamo sempre le stesse domande, nelle quali naturalmente si ragiona”, spiega. Ma se l’attenzione non c’è, quei passaggi chiave non arrivano. Si perdono. E il giorno in cui tocca rispondere, si cade nello stesso punto.

Apprendimento doppio, se si è presenti

Il ragionamento si allarga: quello che si studia in fisica ha spesso legami con altri ambiti. Anche la matematica. E Schettini usa una metafora per rendere chiaro il concetto: “È un due per uno, è un supermercato.” Si impara un concetto, ma se ne porta a casa anche un altro.

Ciò che spiega alla lavagna oggi, lo riproporrà molte altre volte: “Questa roba che sto chiedendo oggi alla lavagna, io la chiederò altre centocinquanta miliardi di volte.” Insistere, riprendere, consolidare: fa parte del mestiere dell’insegnante. Ma ascoltare resta responsabilità di chi apprende.

Non basta esserci, bisogna esserci davvero

Lo dice senza alzare la voce, ma con fermezza: “Aprite gli occhi, provate a farla voi, ah, ho capito, sta facendo questo, non vi distraete.” Il problema non è il silenzio. È l’assenza di connessione. Schettini non chiede attenzione passiva. Chiede presenza attiva. La capacità di seguire anche quando non si è al centro.

E in fondo, è un invito a cambiare postura in classe. A trasformare ogni momento in una possibilità. Anche l’interrogazione di qualcun altro.

Orizzonte Scuola


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