Schettini: “Non state lì a fare taglio e cucito”
Di redazione
Le
domande sono sempre quelle, ma pochi le ascoltano
Dopo
quasi vent’anni di insegnamento, Schettini si sorprende ancora nello scoprire
che certi errori si ripetono. “Voi cadete sempre sulle stesse cose.” E
la causa, secondo lui, è nella distrazione di fondo, nel non approfittare di
ciò che si potrebbe apprendere indirettamente.
“Facciamo
sempre le stesse domande, nelle quali naturalmente si ragiona”,
spiega. Ma se l’attenzione non c’è, quei passaggi chiave non arrivano. Si
perdono. E il giorno in cui tocca rispondere, si cade nello stesso punto.
Apprendimento
doppio, se si è presenti
Il
ragionamento si allarga: quello che si studia in fisica ha spesso legami con
altri ambiti. Anche la matematica. E Schettini usa una metafora per rendere
chiaro il concetto: “È un due per uno, è un supermercato.” Si
impara un concetto, ma se ne porta a casa anche un altro.
Ciò
che spiega alla lavagna oggi, lo riproporrà molte altre volte: “Questa
roba che sto chiedendo oggi alla lavagna, io la chiederò altre centocinquanta
miliardi di volte.” Insistere, riprendere, consolidare: fa parte del
mestiere dell’insegnante. Ma ascoltare resta responsabilità di chi apprende.
Non
basta esserci, bisogna esserci davvero
Lo
dice senza alzare la voce, ma con fermezza: “Aprite gli occhi, provate
a farla voi, ah, ho capito, sta facendo questo, non vi distraete.” Il
problema non è il silenzio. È l’assenza di connessione. Schettini non chiede
attenzione passiva. Chiede presenza attiva. La capacità di seguire anche quando
non si è al centro.
E
in fondo, è un invito a cambiare postura in classe. A trasformare ogni momento
in una possibilità. Anche l’interrogazione di qualcun altro.

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