porta solo morte»
La lettera-denuncia di Ibrahima,
lo, studente e attivista,
che si è salvato
dalle atrocità dei lager
libici.
«L'accordo Roma-Tripoli è
contro la dignità delle persone, chiedo all'Italia di non collaborare più a
questa catena di violenza».
Caro direttore, sono
Ibrahima Lo, un giovane di ventisei anni, originario del Senegal e residente in
Italia da un decennio.
Con questa lettera ad
“Avvenire”, rivolgo un appello alle Autorità italiane in qualità di cittadino
residente, scrittore e attivista, ma soprattutto come testimone diretto di una
crisi umanitaria che interpella l’etica e i valori fondanti della nostra Repubblica.
È in nome dei valori di
umanità e responsabilità che ritengo doveroso rivolgermi a Voi, quali organi
decisionali e morali della Repubblica, affinché le mie riflessioni sul concetto
di dignità umana e sul futuro della nostra Nazione possano trovare ascolto e
considerazione, nella speranza di individuare insieme ipotesi operative che
portino beneficio a tutti coloro che vivono in questo Paese.
La questione che mi sta
più a cuore è il Memorandum d’Intesa Italia-Libia.
Sono sopravvissuto alle
atrocità che si consumano quotidianamente all’interno dei cosiddetti “lager
libici”.
Porto nel mio vissuto,
nella memoria e sul corpo i segni indelebili di quella violenza, ferite che il
tempo non potrà mai cancellare completamente.
Negli anni, ho preso la
ferma decisione di trasformare questi segni in un messaggio di speranza, un
monito affinché il cuore di ogni cittadino non si rassegni all’indifferenza.
Da questa profonda
necessità è scaturita la mia attività di scrittore, e il mio primo libro,
intitolato eloquentemente Pane e Acqua, ne è la prima, lacerante testimonianza.
Nonostante la notorietà
degli orrori in Libia, si osserva con profonda inquietudine come l’Italia
continui a cooperare in questa catena di violenza, inviando motovedette a
criminali libici che ogni giorno intercettano e imprigionano persone.
Si continua inoltre a
sostenere chi in mare ostacola le navi della Civil Fleet – come le recenti
aggressioni subite da Mediterranea Saving Humans e Sos Méditerranée – il cui
unico crimine è quello di salvare vite in pericolo nel Mar Mediterraneo.
È imperativo, Onorevoli
Istituzioni, riconoscere che nel Mare Nostrum si sta consumando una guerra. Non
si tratta di un conflitto in cui risuona l’eco delle bombe o si vedono carri
armati, ma di una guerra silenziosa e di sterminio, dove le vittime sepolte
sotto il livello del mare possono comporre interi cimiteri.
Pur mantenendo una
distanza fisica, ogni giorno bambini, donne e uomini urlano chiedendo aiuto
prima di annegare, ma queste urla restano inascoltate.
Ho vissuto l’orrore di
questa condizione quando avevo sedici anni, a bordo di un gommone insieme ad
altre centodiciannove persone.
La Libia è un luogo dove
la violenza è sistematica, dove le donne vengono stuprate quotidianamente, dove
regnano paura e disperazione.
Il mio secondo libro, La
mia voce, raccoglie storie che narrano la cruda realtà di queste esperienze.
L’Italia, mantenendo
questo accordo, si trova in una posizione di potenziale complicità: si continua
a finanziare, accogliere e collaborare con criminali che perpetuano la cattura
di persone nel mare e nel deserto, le rinchiudono nei lager e le uccidono fisicamente
e psicologicamente, trattando la vita umana non come un bene sacro, ma come un
“gioco”.
In Libia non esistono né
democrazia, né sicurezza, né libertà; esiste solo una violenza disumana.
Ne sono testimoni le
cicatrici sul mio corpo, che continuano a “sanguinare” non solo per il trauma
personale, ma perché mi ricordano costantemente le persone assassinate davanti
ai miei occhi, la violenza inaudita inflitta nei lager libici a uomini, donne e
bambini.
Le mie cicatrici portano
con sé i loro nomi.
È una responsabilità che
dobbiamo onorare, operando affinché quelle voci soffocate possano, un giorno,
cantare tra i banchi di scuola o divenire nuove, preziose risorse per un Paese
come il nostro, che ha sempre saputo onorare l’accoglienza.
Il Memorandum, Onorevoli
Rappresentanti, non risolve il problema dell’immigrazione, ma uccide l’umanità,
generando solo più morti nel Mediterraneo e lasciando ferite che non guariranno
mai.
Ringraziando per la
Vostra cortese attenzione e per la considerazione che vorrete riservare a
queste mie parole, porgo i miei più sentiti e cordiali saluti.
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