prima o poi, la fine di questo
nuovo culto globale.
La speranza è che nel frattempo,
da qualche parte,
siano sopravvissuti comunità e doni veri.
- di Luigino Bruni
Tra le molte feste della religione
capitalista il black friday è quella che presenta una “purezza cultuale”
perfetta che ci consente di capire dimensioni di questa nuova religione che
vediamo con minore limpidezza in altre feste ormai trasformate e assimilate,
come il nuovo Natale o il vecchio Halloween.
La liturgia del consumo
Innanzitutto, dobbiamo tener presente
che la mentalità del consumo fa parte di ogni esperienza religiosa. Il culto,
la liturgia, sono sempre state anche esperienze di soddisfacimento di bisogni
del corpo, non solo dell’anima. Basti pensare anche ad una messa cattolica dove
tutti i sensi sono stimolati: udito (canti), vista (arte), olfatto (incensi),
gusto (pane e vino), tatto (statue di santi). Nelle religioni la dimensione
spirituale è solo una tra le tante, e nemmeno quella più importante. I nostri
nonni che riempivano le chiese (le nonne soprattutto) e popolavano le feste
religiose, non erano interessati alla mistica né all’ascetica. Non cercavano la
contemplazione delle realtà celestiali. La messa domenicale e le altre feste di
precetto erano soprattutto la celebrazione del legame sociale, della vita,
un’esplosione di corpi, di abbracci, di danze, di grandi pasti collettivi, di
eccesso, di spreco, di dépense (diceva Bataille), di trasgressione, del bisogno
di un giorno diverso. I santi e Dio erano la scusa per fare la festa e le
processioni, ma i protagonisti principali della festa erano altri.
La cultura nasce dal culto, ci
ricordava nel 1922 Pavel Florenskij. E cultura significa processioni con
baldacchini da trasportare e i fuochi da sparare, oggetti da toccare con le
mani, statue da bagnare con le lacrime, e la loro ripetizione ciclica annuale.
La cosiddetta “cultura della
vergogna”, sempre attiva e dominante nei Paesi latini, ha creato un ambiente
economico dove le persone competevano soprattutto attraverso i beni di consumo
“vistosi” (vestiti, case, auto... ), e non tramite il lavoro come accadeva
invece nei Paesi protestanti. Tutto ciò ha creato una particolare
predisposizione del mondo cattolico per la nuova religione del capitalismo da
quando, negli ultimi decenni, questa ha spostato il suo centro dal lavoro al
consumo.
Da qui un ennesimo paradosso: la
religione capitalistica è nata nei Paesi calvinisti ma sta conquistando
soprattutto quelli cattolici – e sempre più velocemente i vari Sud comunitari
del mondo. Il black friday piace molto più a noi che agli olandesi o agli
svizzeri. Si comprende allora dove si trovi un primo problema decisivo. Il
mondo cattolico è culturalmente meno attrezzato per riconoscere l’insidia di
queste feste della nuova religione fondata sul consumo che sta eliminando le
ultime vestigia di cristianesimo, di cattolicesimo in particolare – mi chiedo
quanti cattolici praticanti hanno fatto “obiezione di coscienza" al rito
di questo venerdì?
Un sacrificio controllato, piccolo,
omeopatico, che, come ogni omeopatia, ha lo scopo di immunizzare dalla
malattia: un piccolo sacrificio, che somiglia al dono, un donuncolo, affinché
il capitalismo possa immunizzarsi dal dono vero, che è il virus di cui ha una
paura tremenda.
La seconda novità riguarda la fine
della dimensione comunitaria di questa nuova religione. Finora abbiamo
conosciuto soltanto religioni comunitarie. Ma ormai l’oggetto non lo compriamo
più nei negozi-templi affollati, in processione, come avveniva all’inizio;
ormai ci arriva, docile e veloce, a casa con un semplice clic (e una carta di
credito), senza incontrare nessun umano lungo il cammino. Con l’intelligenza
artificiale questo individualismo diventerà totale.
Le feste cristiane erano centrate sui
doni da fare a qualcuno e da ricevere da qualcun altro; oggi c’è la
celebrazione del self-love, che è la vera fine dell’umanesimo cristiano del
dono. Il self-regalo è l’apoteosi dell’idea arcaica del regalo (da rex, regis),
cioè offerte da fare al re, con un elemento davvero inedito: l’unico sovrano è
l’individuo che fa offerte a se stesso, il donatore coincide col
donatario.
In questa cancellazione di doni veri
si trova il tallone d’Achille della religione del consumo: il desiderio. Nessun
desiderio può essere davvero appagato da merci, tanto meno da self-regali,
perché l’essenza del desiderio è desiderare qualcuno che ci desidera,
desiderare un desiderio, che nella fede cristiana raggiunge la sua apoteosi in
un Dio che ci desidera.
Le merci che diventano doni ci
piacciono molto perché sono sacramento di una persona che ci ama e ci desidera;
e ogni volta che guardiamo quell’oggetto, vi rivediamo gli occhi, l’odore e il
sapore di chi ci ha amato: nel self-regalo sentiamo soltanto l’odore e il
sapore di noi stessi, infinita tristezza.
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