mercoledì 6 marzo 2024

VALUTAZIONE. UN PASSO INDIETRO

 


 Primaria e valutazione sintetica, perché la riforma è un passo indietro

 Nella scuola primaria si torna ai giudizi sintetici, che rischiano però di essere sommari. Una decisione presa senza chiedere ai docenti.

 

-di Fulvia Del Bravo

 

Tornano i giudizi alla scuola primaria. Tre anni di sperimentazione dall’introduzione dei giudizi analitici sono bastati per fare dietrofront. Perché? In nome della chiarezza, pare sia la risposta del ministro Valditara. Un giudizio sintetico è in effetti comprensibile a tutti.

Cosa rappresenta però realmente? Tutt’al più in modo sommario quanto generico può restituire il grado di acquisizione del sapere in una specifica disciplina.

 Resta comunque sommerso un criterio di valutazione che renda conto delle lacune ma che al contempo evidenzi i punti di forza: i giudizi analitici erano un tentativo di fotografare l’andamento di acquisizione delle conoscenze per livelli. Le Indicazioni nazionali raccomandano infatti il raggiungimento delle competenze legate alle discipline e questo non si può descrivere né tramite un voto, né tramite un giudizio sintetico.

 Ad esempio, la competenza nella lingua italiana comprende: saper parlare, leggere, comprendere, scrivere ed analizzare un testo, tanto per dettagliare alcuni macro-obiettivi, così come per le altre discipline si evidenziano altrettante abilità, conoscenze e saper fare.

Un giudizio sintetico, dunque, non sarà mai equo rispetto alle competenze raggiunte, perché qualche aspetto sarà inevitabilmente trascurato. Poniamo ad esempio il caso del giudizio “Insufficiente” in lingua italiana: come lo si può interpretare? Possiamo ipotizzare una lettura poco fluida, lacune in ortografia, scarsa conoscenza del lessico ma qualche abilità ci sarà sempre e comunque. In questo modo il giudizio sintetico risulta inadatto, iniquo e parziale.

 La questione che sempre emerge in queste decisioni del legislatore è indagare sul perché (seppure in parte spiegato) ma soprattutto sul come si maturi. L’esperienza dei docenti che hanno a che fare con bambini e bambine di cui seguono il percorso scolastico deve avere maggior voce in capitolo. Raramente invece si costruiscono occasioni di confronto serie, e sempre più spesso pochi “esperti” sicuramente titolati vengono ascoltati e seguiti acriticamente.

 L’apprendimento è un processo complesso che sottende dinamiche di crescita fisica e corporale oltre che intellettuale, caratteristiche ed attitudini personali, contesto familiare e sociale ed è obiettivamente difficile valutarne gli esiti. La valutazione, infatti, non è tesa a misurare quanto si è appreso in ogni disciplina, ma in quale livello di conoscenze, abilità e saper fare ciascun alunno si trovi; pertanto va utilizzato uno strumento valido ed efficace che tenga conto di tutti questi fattori. Prima di legiferare ci si è chiesti come vada costruito questo strumento di valutazione, come vada testato ed eventualmente e validato?  Viene da dubitarne.

È serio ed impegnativo aprire un tavolo di confronto in cui i docenti possano aver voce in capitolo e far valere la propria esperienza, ma non è impossibile! È molto più facile e veloce liquidare tutte le implicazioni annesse e asserire: torniamo al giudizio sintetico perché è più comprensibile per tutti.

Un numero o una valutazione sintetica avranno senso se corredate di altrettante note che rendano conto degli obiettivi disciplinari raggiunti e unitamente delle competenze acquisite, che talvolta sono trasversali e si possono riconoscere nelle soft skills (empatia, spirito d’iniziativa, capacità di lavorare in gruppo, autoefficacia, per citarne alcune).

In questi anni agli operatori del mondo della scuola è stato chiesto di allargare gli orizzonti in quanto coinvolti in un’agenda impegnativa sullo sviluppo sostenibile e sono stati erogati fondi europei finalizzati a progetti di ampio respiro (i cosiddetti PON) come, ad esempio, la lotta antidispersione (per citarne almeno uno). Sono stati inoltre potenziati gli strumenti informatici (dotazione scolastica: portatili, tablet, Lim e reti wifi) e al contempo si è investito sulle discipline scientifiche (con il concetto di STEM che interconnette scienze, tecnologie, ingegneria e matematica). Infine, il Piano Nazionale di Ripresa Resilienza (PNRR) ha impegnato notevoli risorse per nuove strutture e investimenti.

 Tutto questo parla innegabilmente di progresso e sviluppo e allora perché sulla valutazione si fa un passo indietro?

Speriamo che questa battuta d’arresto non venga trascurata e passata sotto silenzio, ma apra all’opportunità di un dialogo maggiormente consapevole tra operatori del mondo della scuola ed istituzioni.

 

Il Sussidiario


 

Nessun commento:

Posta un commento