venerdì 8 settembre 2023

COMPITI PER LE VACANZE. QUALI RISULTATI?

 Troppi compiti per le vacanze distraggono dal gioco 

e inducono un senso di di rigetto dello studio e della scuola.

 Parola di Maria Montessori

 

 Durante le mie vacanze estive ho incontrato una splendida bambina intenta, insieme ai nonni, a fare i compiti che le sono stati assegnati per l’estate dalle maestre di una scuola primaria della provincia lombarda. I nonni con orgoglio mi hanno rappresentato che la nipotina ha frequentato la classe prima del metodo Montessori e che doveva fare tanti compiti perché la scuola Montessori è molto più avanti rispetto alle altre.

Incuriosito, ho verificato che le maestre avevano assegnato da studiare tre libri: i compiti di lingua italiana, i compiti di matematica, attività per le vacanze. Lo studio dei tre libri comportava per ognuno di essi la compilazione di numerosi esercizi su appositi quadernoni. Ogni giorno per tutta l’estate la bambina e i nonni hanno svolto le consegne assegnate dalle maestre in modo responsabile: prima di tutto i compiti e poi eventualmente qualche gioco. I nonni, poco più che sessantenni ed istruiti, mi hanno detto che alcuni esercizi non erano riusciti a farli perché troppo difficili e si erano fatti aiutare dal figlio ingegnere. Preso dalla curiosità ho sfogliato velocemente il libro di matematica e ho notato esercizi con titoli molto accattivanti: “Le divisioni con il resto”, “Tutto problemi – scrivi la domanda, risolvi e rispondi”, “Problemi in viaggio”. Evito di riportare il testo degli esercizi che i nonni non hanno saputo svolgere. Da questa esperienza qualche considerazione.

Iniziamo dai compiti per le vacanze. Questi non sono obbligatori. Ad oggi, infatti, non ci sono disposizioni ministeriali che obblighino i bambini a fare i compiti durante le vacanze estive.

Inoltre, agli studenti deve essere garantito il “diritto al riposo e al gioco”, e alle famiglie di ritrovarsi, senza l’assillo stressante dei compiti. Un eccessivo carico di compiti, come nel caso riportato, rischia di annoiare i bambini e ridurre il loro naturale desiderio di apprendimento e, addirittura, allontanarli dall’amore per la scuola, riducendo il tempo che si può spendere per giocare, riposare e fare sport.

Infine, i compiti in estate possono determinare situazioni discriminatorie perché non tutti i genitori/nonni possono seguire i figli/nipoti durante l’estate.

Tuttavia, quantità minimali di compiti per l’estate possono apportare alcuni vantaggi, permettendo ai bambini/studenti di ricordare gli argomenti svolti attraverso letture ed esercizi anche in forma ludica.

Quanto al metodo Montessori, è risaputo che è un sistema educativo basato sull’indipendenza e sulla libertà di scelta del bambino, volto a favorire lo sviluppo di un senso di responsabilità e di consapevolezza da parte dello studente, anziché imporre dall’alto percorsi formativi standardizzati e con tappe predefinite. Infatti, il principio educativo guida del metodo Montessori si basa sul riconoscere al bambino la libertà di manifestare la sua spontaneità. E, quindi, anche l’ambiente di apprendimento, a scuola e a casa,  prevede un arredamento ad hoc che permetta al bambino di muoversi in completa autonomia, con oggetti di uso quotidiano organizzati in modo da essere sempre a portata di mano e di utilizzo facilitato. In definitiva, l’approccio educativo del metodo Montessori è esperienziale: il bambino apprende con le mani, con gli occhi, con le orecchie, ovvero esplora il mondo attraverso i sensi e immagazzina informazioni che, di volta in volta, costituiscono i mattoncini della casa della conoscenza.

Alla luce delle evidenze rappresentate, i tanti compiti estivi assegnati dalle maestre a questa bambina e ai suoi nonni sicuramente non sono un bel segnale per la scuola italiana, a maggior ragione per quella montessoriana. Oltre lo stress da compiti e al tempo negato ai bambini per esercitare il loro sacrosanto diritto al riposo e al gioco, si ravvisa quasi la negazione del metodo Montessori. È la fotografia di una scuola tradizionale, ormai superata, che delega al lavoro domestico buona parte dell’apprendimento. Eppure l’innovazione didattica ed educativa è ampiamente dichiarata nel progetto formativo di tutte le scuole autonome. Sembra quasi di aver cambiato tutto e non aver cambiato nulla! Spero, anzi sono sicuro, che queste storture riguardano una minoranza di scuole.

Di sicuro la bambina in questione, forse perché stimolata dalla mia curiosità e attenzione ai suoi compiti, è stata capace di una riflessione molto semplice e profonda che ha espresso al suo papà quando per telefono le ha chiesto se avesse fatto i compiti. La risposta è stata: “oggi ho giocato con i nonni, perché devo fare i compiti mentre le mie maestre sono in vacanza?” Riflessione eccezionale! Spero che la scuola sappia riconoscere e rispettare la specificità di questa bambina, considerandola nella totalità della sua persona, non semplicemente come alunna. In fondo si tratta di applicare proprio il metodo di Maria Montessori!

 

Il Sussidiario

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