Open Doors:
il Covid acuisce
le discriminazioni
Drammatica la fotografia scattata dal rapporto
annuale dell’Ong Open Doors sulle persecuzioni dei cristiani, presentato oggi
alla Camera dei deputati. Nel 2020 crescono i fedeli uccisi per la loro fede
(4761) e aumentano le restrizioni alla libertà religiosa.Il direttore Nani: “I
cristiani chiedono di non essere dimenticati nella preghiera e dalla diplomazia
internazionale”
Marco Guerra – Città del Vaticano
Superono i 340 milioni i cristiani nel mondo, circa uno su
otto, che subiscono un alto livello di persecuzione e discriminazione, fenomeno
che per 309 milioni di questi fedeli diventa perfino “estremo” in 50 Paesi. E’
quanto denuncia il rapporto annuale World Watch List 2021, curato dall’Ong
Porte Aperte/Open Doors e presentato oggi a Roma, presso la Sala Stampa Camera
dei Deputati, grazie alla collaborazione dell’Intergruppo per la tutela della
libertà religiosa dei cristiani nel mondo. All’evento
hanno presenziato Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”; Cristian Nani,
direttore della Fondazione “Open Doors Italia”; e l'onorevole Andrea Delmastro
delle Vedove, promotore dell’Intergruppo per la tutela della libertà religiosa
dei cristiani nel mondo.
Il contesto della pandemia
Dal lavoro del team di ricercatori di Porte Aperte, impegnato
a monitorare la situazione dei cristiani in 100 nazioni nel mondo, è
emerso un sostanziale peggioramento delle situazioni di vulnerabilità dei
singoli cristiani e delle comunità di fedeli esposte alle persecuzioni, a causa
della pandemia del Covid-19 che ha creato un contesto pretestuoso per nuove
restrizioni alla libertà religiosa e ha favorito l’agibilità di gruppi
fondamentalisti e criminali.
In aumento le uccisioni di cristiani
Il documento afferma chiaramente che “cresce la persecuzione
anticristiana in termini assoluti”. Si calcola che nell'ultimo anno i cristiani
uccisi sono stati 4761 (mediamente 13 ogni giorno) con un incremento del 60% e
la Nigeria terra di massacri assieme ad altre nazioni dell’Africa
Sub-Sahariana; tra i primi 10 Paesi con più uccisioni di cristiani troviamo
otto nazioni africane. I cristiani arrestati senza processo e incarcerati sono
4277 (11 ogni giorno) e i cristiani rapiti 1710 (mediamente 4 al giorno). Diminuisce,
invece, il numero di chiusure, attacchi e distruzioni di chiese ed edifici
connessi (scuole, ospedali, ecc.) per un totale di 4488 casi contro 9.488
dell’anno precedente.
Dove corre la persecuzione
Salgono a 12 le nazioni che rivelano una persecuzione
definibile estrema. Le prime cinque posizioni rimangono invariate. Al primo
posto sin dal 2002 troviamo ancora la Corea del Nord e a seguire Afghanistan,
Somalia, Libia e Pakistan, dove la persecuzione si manifesta in violenza
anticristiana, ma anche in discriminazioni nelle varie aree della vita
quotidiana dei cristiani, per effetto della legge anti-blasfemia. In questa
cornice complessa condizionata da persecuzioni di diversa matrice – politica,
ideologica, etnica, religiosa, nazionalista - la pandemia ha evidenziato ed
esacerbato le vulnerabilità sociali, economiche ed etniche di milioni di
cristiani nel mondo. “È apparso evidente – si legge ancora nel Rapporto - che
essa sia diventata un catalizzatore di atteggiamenti oppressivi e repressivi,
spesso nascosti”. Il report 2021 sottolinea il caso dell’India, dove più di
100.000 cristiani hanno ricevuto aiuto dai partner di Porte Aperte/Open Doors e
l’80% di essi ha dichiarato ai ricercatori della WWList di essere stati mandati
via dai centri di distribuzione aiuti.
Cresce la violenza domestica
La ricerca di Open Doors si sofferma inoltre su un aspetto
specifico, quello della violenza domestica, che per via del confinamento,
è cresciuta esponenzialmente. “Molti convertiti alla fede cristiana hanno
vissuto chiusi in casa con coloro che maggiormente osteggiavano la loro nuova
fede - chiarisce ancora il Rapporto - per milioni di cristiani il lavoro,
l'istruzione e altri impegni esterni, forniscono sollievo dal controllo e/o
dalle aggressioni domestiche nonché dagli abusi fisici, emotivi, verbali e
psicologici”.
Nani: cristiani “ultimi della fila” in molti Paesi
“Il Covid ha esacerbato alcune vulnerabilità già esistenti
per le minoranze cristiane. Ci hanno riferito che in alcuni Paesi come India,
Myanmar e Bangladesh e cristiani sono spesso 'gli ultimi della fila' quando si
tratta della distribuzione di aiuti sanitari o alimentari”, spiega a Vatican
News il direttore della Fondazione “Open Doors Italia”, Cristian Nani,
il quale poi si sofferma sui criteri utilizzati per analizzare lo stato della
libertà religiosa e il tipo di persecuzioni perpetrate nel mondo:
I criteri del rapporto
“Non ci soffermiamo solo al grado di violenza che possono
subire le comunità cristiane nei Paesi dove ci sono forme di discriminazione e
persecuzione – prosegue - ma approfondiamo la tematica dal punto di vista dei
vari aspetti della vita del cristiano”. Questi sono la vita privata, quindi
rapporto intimo con la fede; la vita famigliare e il come vivere la fede
all’interno di essa; poi c’è la vita comunitaria o civile e di conseguenza
anche il mondo del lavoro; e ancora c’è la vita nazionale, ovvero che tipo di
leggi che possono discriminare una minoranza cristiana e infine la vita della Chiesa,
cioè la possibilità che la comunità di cristiani possa subire forme di
restrizione alle attività religiose.
Le matrici della persecuzione
Il direttore Nani elenca poi quelle che definisce come le
“nove matrici” che fanno da motore alle persecuzioni: quella islamica; il
nazionalismo religioso; l’antagonismo etnico; l’oppressione tribale intesa come
clan e famiglia; fenomeno esteso in molti stati africani; il protezionismo
denominazionale, ovvero quando una denominazione cristiana ne opprime un’altra;
poi l’oppressione comunista e post comunista; l’intolleranza secolare che si
diffonde in Paesi tecnicamente più liberi come quelli Occidentali; la paranoia
dittatoriale, e infine il crimine organizzato in Paesi come la Colombia o il
Messico.
I trend emergenti
Oltre alle conseguenze del Covid, nel 2020 sono emersi alcuni
trend evidenziati dallo stesso Nani: “Sono aumentate sia la militanza islamica
violenta in Africa sia le restrizioni e la sorveglianza verso le comunità
cristiane da parte dei governi più autoritari. Un'altra tendenza è il
nazionalismo basato su un’appartenenza religiosa maggioritaria che cresce in
alcune Nazioni come la Turchia o l’India; infine il Covid ha favorito anche il
consolidamento di gruppi criminali come i narcos in Messico e in Colombia che
sono fonte di persecuzioni contro i cristiani”.
Cristiani risorsa per le società
In questo contesto Nani si fa quindi portavoce delle
sofferenze dei cristiani di tutte le confessioni “che chiedono di non essere
dimenticati anche sul piano della preghiera”. “Sul piano delle relazioni che
intercorrono tra i Paesi ci esortano - aggiunge il direttore - a tenere conto
dello stato di salute della libertà religiosa”. Infine, Nani mette in luce il
fatto che, “se da una parte la fede è un fattore di vulnerabilità, dall’altra
l’elemento di risoluzione di devastanti conflitti o esodi, perché le Chiese e
gli operatori cristiani locali possono essere una risorsa chiave per portare
speranza e stabilità”.
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