sabato 9 marzo 2019

PERSONA, PIANETA, PROSPERITÀ', PACE E PARTNERSHIP PER UNO SVILUPPO INTEGRALE E SOSTENIBILE

 “Il principio cardine di tutte le religioni è l’amore per i nostri simili e la cura per il creato”

Papa Francesco ai partecipanti alla Conferenza Internazionale “Religions and the Sustainable Development Goals (SDGs): Listening to the cry of the earth and of the poor”


"....... Tutto è connesso
Mi rallegra anche sapere che i partecipanti a questa Conferenza sono disposti ad ascoltare le voci religiose quando discutono sull’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile. In effetti, tutti gli interlocutori di tale dialogo su questa complessa questione sono chiamati in qualche modo ad uscire dalla propria specializzazione per trovare risposte comuni al grido della terra e a quello dei poveri. Nel caso delle persone religiose, abbiamo bisogno di aprire i tesori delle nostre migliori tradizioni in ordine ad un dialogo vero e rispettoso sul modo in cui costruire il futuro del nostro pianeta. I racconti religiosi, sebbene antichi, sono normalmente densi di simbolismo e contengono «una convinzione oggi sentita: che tutto è in relazione, e che la cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri» (Enc. Laudato si’, 70).
In questo senso, l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite propone di integrare tutti gli obiettivi attraverso le cinque P : persone, pianeta, prosperità, pace e partnership.2 So che questa conferenza è anch’essa articolata attorno a queste cinque P. Accolgo con favore questa impostazione integrata degli obiettivi; essa può servire anche a preservare da una concezione della prosperità basata sul mito della crescita e del consumo illimitati (cfr Enc. Laudato si’, 106), per la cui sostenibilità dipenderemmo solo dal progresso tecnologico. Possiamo ancora trovare alcuni che sostengono ostinatamente questo mito, e dicono che i problemi sociali ed ecologici si risolvono semplicemente con l’applicazione di nuove tecnologie e senza considerazioni etiche né cambiamenti di fondo (cfr ibid., 60). Un approccio integrale ci insegna che questo non è vero. Se è certamente necessario puntare a una serie di obiettivi di sviluppo, questo non è però sufficiente per un ordine mondiale equo e sostenibile. Gli obiettivi economici e politici devono essere sostenuti da obiettivi etici, che presuppongono un cambiamento di atteggiamento, la Bibbia direbbe un cambiamento di cuore (cfr ibid., 2).
Già San Giovanni Paolo II parlò della necessità di «incoraggiare e sostenere una conversione ecologica» (Catechesi, 17 gennaio 2001). Qui le religioni hanno un ruolo chiave da svolgere. Per una corretta transizione verso un futuro sostenibile, occorre riconoscere «i propri errori, peccati, vizi o negligenze», occorre «pentirsi di cuore, cambiare dal di dentro», per essere riconciliati con gli altri, con la creazione e con il Creatore (cfr Enc. Laudato si’, 218). Se vogliamo dare basi solide al lavoro dell’Agenda 2030, dobbiamo respingere la tentazione di cercare una risposta semplicemente tecnocratica alle sfide, essere disposti ad affrontare le cause profonde e le conseguenze a lungo termine. ....
Cari fratelli e sorelle, oggi, dopo tre anni e mezzo dall’adozione degli obiettivi di sviluppo sostenibile, dobbiamo renderci conto ancora più chiaramente dell’importanza di accelerare e adattare le nostre azioni per rispondere adeguatamente sia al grido della terra sia al grido dei poveri (cfr Enc. Laudato si’, 49). Le sfide sono complesse e hanno molteplici cause; la risposta pertanto non può che essere a sua volta complessa e articolata, rispettosa delle diverse ricchezze culturali dei popoli. Se siamo veramente preoccupati di sviluppare un’ecologia capace di rimediare al danno che abbiamo fatto, nessuna branca delle scienze e nessuna forma di saggezza dovrebbero essere tralasciate, e ciò include le religioni e i linguaggi ad esse peculiari (cfr ibid., 63). Le religioni possono aiutarci a camminare sulla via di un reale sviluppo integrale, che è il nuovo nome della pace (cfr PAOLO VI, Enc. Populorum progressio, 76-77)..... "



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