lunedì 30 settembre 2013

CARTA DELLA LAICITA' IN FRANCIA E SCUOLA ITALIANA


Una “Carta della laicità a scuola”, sulla falsariga di quella francese, sarebbe possibile in Italia?
                                                                                         di Italo Bassotto

Lunedì 9 settembre, il ministro francese della «Éducation nationale», Vincent Peillon, ha presentato ufficialmente la «Carta della laicità a scuola», che è stata affissa in tutte le scuole pubbliche alla riapertura (ma non nelle 8. 800 scuole paritarie esistenti in Francia), come premessa all'insegnamento della «morale laica», poi ribattezzato «insegnamento morale e civico», che entrerà ufficialmente in vigore nel 2015 in tutte le scuole pubbliche, dalla materna al Liceo. La Carta si presenta sotto forma di 15 articoli che ribadiscono le regole fondamentali del «vivere insieme» nell'ambito della scuola laica.
Ne riporto brevemente la sintesi:
1.     Nei primi tre articoli vengono stabiliti i principi di uguaglianza, libertà di coscienza, dei cittadini e neutralità dello stato rispetto alle confessioni religiose e convinzioni morali…
2.     Nei successivi tre  articoli vengono definiti i caratteri educativi che la laicità assicura nelle scuole: conciliare libertà, fraternità ed uguaglianza, forgiare la responsabilità di ognuno, creare il proprio libero arbitrio, fare esperienza di cittadinanza autentica…, proteggendo da proselitismo e condizionamenti ideologici.
3.     Gli effetti formativi di tale pratica vengono indicati: nella creazione di una cultura condivisa (art. 7), nell’esercizio della libera espressione nel rispetto dei valori repubblicani e del pluralismo delle convinzioni (art. 8), nel rigetto di ogni violenza e discriminazione, nell’uguaglianza tra ragazzi e ragazze, nella nascita di una cultura del rispetto e della comprensione dell’altro (art. 9)
4.     Seguono tre precisi moniti al personale delle scuole statali: portare la Carta alla conoscenza dei genitori, nonché trasmettere agli alunni il senso e il valore della laicità (art. 10);  ottemperare al dovere di stretta neutralità, non manifestando le proprie convinzioni politiche o religiose nell’esercizio delle proprie funzioni (art. 11). Il terzo richiamo (art. 12) tocca direttamente il senso dei curricoli ; lo riporto per esteso nella traduzione che ho saputo fare, data la sua complessità concettuale: «Gli insegnamenti sono laici. Per garantire agli alunni l’apertura più ampia alla diversità delle visioni del mondo nonché all’insieme e alla precisione dei saperi, nessun soggetto è a priori escluso dagli interrogativi posti dalla scienza e dalla pedagogia. Nessun allievo può invocare una convinzione religiosa o politica per contestare a un insegnante il diritto di trattare una questione del programma».
5.     Premesso che: «Nessuno può appellarsi alla propria appartenenza religiosa per rifiutare di conformarsi alle regole applicabili nella scuola della Repubblica» (art.13) viene fissato il principio che “è vietato indossare segni o vestiti con i quali gli alunni manifestano ostensibilmente un’appartenenza religiosa” (art 14) e che (contentino finale!): “con le loro riflessioni e le loro attività, gli alunni contribuiscono a fare vivere la laicità all’interno del proprio istituto”

Sarebbe possibile  una cosa del genere in Italia?

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