martedì 25 agosto 2020

RITORNO A SCUOLA. CHE COSA FARE? LE INDICAZIONI MINISTERIALI


Monitorati a casa, isolati nelle classi Così sarà la scuola degli alunni positivi




 di PAOLO FERRARIO



Che cosa succede se un alunno presenta i sintomi del Covid in classe? Come devono comportarsi professori e compagni? Che cosa deve fare la scuola? E i genitori? Quando potrà rientrare? La scuola viene chiusa? A queste domande rispondono le “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di Sars- Cov-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia”, realizzato dal gruppo di lavoro dell’Istituto superiore di sanità, ministero della Salute e dell’Istruzione, Inail, Fondazione Bruno Kessler, Regione Emilia-Romagna e Regione Veneto.
«In una prospettiva di possibile circolazione del virus a settembre e nei prossimi mesi – sottolinea il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, presentando il documento, diffuso ieri – è stato necessario sviluppare una strategia nazionale di risposta a eventuali casi sospetti e confermati in ambito scolastico o che abbiano ripercussioni su di esso, per affrontare le riaperture con la massima sicurezza possibile e con piani definiti per garantire la continuità».
Per la corretta applicazione delle indicazioni degli esperti, ogni scuola dovrà individuare un referente Covid-19, che sarà adeguatamente formato, tenere un registro dei contatti degli alunni della classe e richiedere la collaborazione attiva dei genitori. A loro, infatti, spetta misurare quotidianamente la temperatura dei figli, prima di uscire di casa. Se dovesse essere superiore a 37,5 gradi, l’alunno dovrà restare a casa e la famiglia dovrà immediatamente informare il pediatra o il medico di famiglia,
comunicando contestualmente alla scuola l’assenza per motivi di salute.
Se, invece, un alunno dovesse presentare i sintomi del coronavirus a scuola, sarà subito isolato in una stanza dedicata e sarà informato il referente Covid- 19. La scuola avviserà subito i genitori perché lo studente possa tornare a casa il prima possibile. Nel frattempo, sarà tenuto ad indossare la mascherina chirurgica. Quando avrà lasciato la scuola, il personale provvederà a pulire e disinfettare la stanza di isolamento, mentre i genitori dovranno contattare il medico di famiglia, che richiederà all’Asl l’effettuazione del tampone.
In caso di positività, lo studente dovrà restare in quarantena e potrà rientrare a scuola dopo aver effettuato due tamponi, a distanza di 24 ore l’uno dall’altro, entrambi negativi. Sarà poi di competenza del Dipartimento di prevenzione dell’Asl, valutare se prescrivere la quarantena a tutti gli studenti della stessa classe, così come ai docenti e a chiunque abbia avuto un contatto stretto con la persona malata. «La chiusura di una scuola o parte della stessa – si legge nel documento – dovrà essere valutata dal Dipartimento di prevenzione in base al numero di casi confermati e di eventuali cluster e del livello di circolazione del virus all’interno della comunità. Un singolo caso confermato in una scuola non dovrebbe determinarne la chiusura soprattutto se la trasmissione nella comunità non è elevata ». Sostanzialmente le stesse precauzioni sono da osservare nel caso di un operatore scolastico che presentasse i sintomi del coronavirus a scuola. Il lavoratore sarà invitato a tornare immediatamente a casa e a consultare il medico di famiglia, che attiverà
la procedura per l’effettuazione del test diagnostico. Se, invece, il lavoratore dovesse manifestare i sintomi a casa, comunicherà l’assenza per motivi di salute, contattando il medico. Discorso a parte meritano gli asili nido e le scuole materne, strutture educative che presentano peculiarità che non rendono possibile l’applicazione di alcune misure di prevenzione, come il mantenimento della distanza di almeno un metro tra gli alunni e l’uso di mascherine. Per questa ragione, gli esperti dell’Iss raccomandano di organizzare i bambini in piccoli gruppi stabili, sempre con le stesse insegnanti.










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