sabato 7 gennaio 2017

DOMENICA 8 GENNAIO - "QUESTI E' IL MIO FIGLIO DILETTO"

Battesimo del Signore (Anno A) (08/01/2017) - Vangelo: Mt 3,13-17
1. Il brano evangelico odierno, nella sua scarna semplicità, può apparire davvero sorprendente. Si apre con l'affermazione che Gesù, volontariamente, ricerca il Battista, manifestando la ferma volontà di essere battezzato. Questa volontà sconcerta Giovanni che, ancora una volta, riconosce la superiorità del Signore: "Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni a me?". Gesù risponde con fermezza: "Lascia, adesso, così; ci conviene compiere ogni giustizia". Questa risposta è in linea con tutta la predicazione evangelica, che culminerà nella preghiera del Padre nostro e che segna l'itinerario del cristiano.
2. Agire secondo giustizia è, infatti, fare la volontà di Dio, quella stessa volontà che tutti chiediamo affinché si realizzi sia in cielo sia in terra. È per questo che il Battista si rassegna e obbedisce. Che questa sua azione sia voluta dal Padre è confermato dalla scena seguente. Non solo, infatti, si aprirono i cieli e comparve lo Spirito di Dio, ma lo stesso Padre affermò: "Questi è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto". Diletto, nel linguaggio biblico, significa unico e questa unicità si è fatta uomo per la salvezza degli uomini. Tutto ciò non basta, il Padre si compiace di questa scelta, la condivide e vi partecipa.
3. A questo episodio si richiama anche il brano degli Atti degli apostoli. Pietro proclama "la predicazione battesimale di Giovanni" e ricorda che essa è per tutti gli uomini. Infatti "Dio non mostra parzialità per nessuno, ma presso ogni nazione colui che lo teme e opera il bene gli è accetto". Del resto, Gesù è il Signore di tutti gli uomini e a tutti è venuto a portare "un lieto annuncio di pace". Il messaggio evangelico si fa davvero universale e non è un'invenzione di Pietro, bensì il senso della venuta di Cristo. Pietro ricordava assai bene che le ultime parole di Gesù, sempre secondo Matteo, furono "Andate, dunque, istruite tutte le genti, battezzandole".
4. La lettura di Isaia lascia intravedere questo episodio che cambierà definitivamente il mondo e consentirà, a quanti riceveranno il Battesimo, di diventare figli di Dio. Jahvè gioisce nella sua anima per le azioni del suo diletto e pone il suo spirito su di Lui che arriverà a proclamare il suo messaggio a tutte le nazioni e lo farà in modo discreto e paziente: "Non griderà né farà chiasso". La mitezza sarà la sua caratteristica, ma "con fermezza proclamerà il diritto", cioè la legge di Dio.
5. È da notare che la mitezza del Signore è la forza che "non verrà meno né si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra" perché questo è il senso dell'alleanza stabilità da Dio con il suo popolo. Per far questo è necessario che "tu apra gli occhi ai ciechi e liberi dal carcere i detenuti". Chi interpreta in senso unicamente storico, riferito a quanto accadeva nel periodo in cui visse Isaia, dà al brano un senso solo politico, ma il versetto seguente ci ricorda che la prigione è quella di "coloro che abitano nelle tenebre", cioè nel peccato.

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