E
LETTERATURA
NEGLI AUTORI
DEL NOVECENTO
- di Daniele Fazio
Che
la letteratura abbia a volte anticipato tematiche di profonda attualità e
segnatamente questioni bioetiche è un fatto più che conclamato. Che alcuni
autori abbiamo trattato tali tematiche in assonanza con il magistero della
Chiesa sviluppatosi in anni recenti è molto meno risaputo.
Proprio
su questo crinale si pone il volume Bioetica e Letteratura negli autori
del Novecento di Vincenzo Di Natali – agrigentino, teologo,
bioeticista e docente di religione – che attraverso pagine famose di Leonardo
Sciascia, Luigi Pirandello, Oriana Fallaci, Primo Levi, Pier Paolo Pasolini,
Giovanni Pascoli, Salvatore Quasimodo, Kazuho Ishiguro, Elsa Morandi e Hermann
Hesse tenta di rintracciare nuclei etici importanti che possano convergere con
il giudizio espresso dal magistero ecclesiale sulla ricerca scientifica,
sull’inizio e sul fine vita, sulla visione della famiglia, sull’esistenza come
fragilità. A suggellare il volume alcuni testi letterari dello stesso Natali e
soprattutto in Appendice il saggio di Ivan Sassanelli Etica,
Tecnica ed Ecologia da J. R. R. Tolkien al Magistero pontificio
post-conciliare.
I
suddetti autori – ad eccezione di Di Natali e Tolkien – oltre che ad essere
significativi nel panorama novecentesco, hanno in comune una prospettiva
assolutamente distante dal sentire religioso cattolico. Sono di formazione
laica, alcuni addirittura dichiaratamente atei. La sfida, allora, è quella di
comprendere come all’interno di tali coscienze siano emerse posizioni
collimanti con lo sviluppo della dottrina cattolica riguardante le questioni
bioetiche. Il volume, dunque, esaminando alcune opere di ogni autore mette in
risalto quanto, ovviamente con un tono linguistico differente, si possa
considerare anticipazione e conferma delle posizioni cattoliche.
Ne
esce fuori, ad esempio, che il sentire di Sciascia in relazione alla necessità
della subordinazione della ricerca scientifica all’etica non è diverso da
quello contenuto in importanti testi magisterali quali Donum
vitae ed Evangelium vitae. Così come le posizioni di
Oriana Fallaci in materia di aborto sono anch’esse collimanti con la condanna
espressa più volte dalla Chiesa cattolica. Sempre sulle tematiche dell’inizio
vita – eugenetica, selezione degli embrioni, clonazione – assonanze vengono
riscontrate in alcune opere del premio nobel Kazuo Ishiguro. Elsa Morandi,
invece, viene valorizzata circa la tematica dell’eventualità di aborto in caso
di stupro.
Sul
versante del fine vita, entra in gioco Luigi Pirandello che nelle novelle La
toccatina e Visitare gli infermi prende in esame la
questione della sofferenza e dell’eutanasia e sulla decisione da parte di un
qualsiasi potere circa la morte e la vita degli individui Primo Levi. Le loro
considerazioni letterarie – secondo Natali – sono ancora assonanti
all’impostazione dottrinale cattolica, di cui in questo caso cita soprattutto
gli insegnamenti di Pio XII, del Concilio Vaticano II e naturalmente di
Giovanni Paolo II.
Sulle
questioni riguardanti la famiglia emergono le parole sorprendenti sulla
vittoria referendaria divorzista di Pier Paolo Pasolini che già nella
disarticolazione dei legami, causata dal dominio del consumismo, prevedeva la
società liquida. Sulle stesse tematiche comunque non si può non menzionare la
visione del nido familiare di Giovanni Pascoli in cui è forte la tensione
morale dell’autore nell’ottica della difesa della famiglia da incursioni
esterne dannose. Eco di queste anticipazioni letterarie sono riscontrati da
Natali nel documento principale del magistero sulla questione che è la Familiaris
consortio di Giovanni Paolo II.
L’antologia
letteraria si chiude con riferimenti a Giuseppe Ungaretti ed Hermann Hesse che
valorizzano, al di là di una presunta onnipotenza della scienza e della
medicina, l’esistenza umana nella sua fragilità e precarietà.
C’è
da chiedersi in conclusione la motivazione ultima di un tale sforzo saggistico.
L’autore risponde che «mira a costruire un ponte, un dialogo, facendo
ricorso al pensiero di poeti e narratori che godono ampiamente di prestigio e
autorità […] A nostro avviso riteniamo possibile rilevare un
collegamento tra il pensiero del letterato, esposto nella forma tipica della
letteratura, e il Magistero della Chiesa» (p. 8).
Se
Enzo Di Natali sia riuscito in questo suo intento lo giudicherà il lettore, ma
è certamente degno di nota l’aver aperto la possibilità di tali pensieri
critici che vanno sempre più e meglio affrontati per valutare quanto tra mondi
culturali ed etici voluti, forse da clichè culturali
dominanti, lontani si possa rintracciare un medesimo sentire fondato su ciò che
contraddistingue profondamente l’essere umano, ossia la sua coscienza, quale
consapevolezza di sé e impegno nella continua ricerca del bene.
Riferimento bibliografico: Vincenzo (Enzo) Di Natali, Bioetica e Letteratura negli autori del Novecento, ed. Medianova, Agrigento 2022, pp. 176 € 16.
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