Il
presidente della Fondazione Migrantes analizza il decreto approvato ieri con le
nuove norme previste per le navi di soccorso in mare. "È fondato su un
segnale di insicurezza che è fasullo. La politica superi l'impatto ideologico
sulle migrazioni. La mobilità è una struttura fondamentale del futuro delle
nostre città"
Il
decreto contiene le nuove regole per le ong che operano per salvare i migranti
nel Mediterraneo. Tra le novità, multe e confische per chi non rispetta le
nuove prescizioni. Le navi potranno transitare e intervenire solo per i
soccorsi, e comunque sotto il controllo e le indicazioni delle autorità
territoriali. Di una "idoneità tecnica" per la sicurezza nella
navigazione dovrà essere dotata la nave di soccorso. Per il resto delle misure
sulla sicurezza il governo lavora ad un nuovo decreto che sarà pronto a
gennaio. Si tratta di un risultato di compromesso frutto di numerose riunioni
tecniche e diversi confronti politici, caratterizzati da momenti di tensione
all'interno della maggioranza. Intanto continuano gli sbarchi: sono 112 i
migranti arrivati fra la notte e l'alba, con tre diversi barchini, a Lampedusa.
La prima barca, con a bordo 14 persone (8 minori) originarie di Costa d'Avorio
e Tunisia, è stata agganciata al largo dalla motovedetta V1102 della Guardia di
finanza. A Cala Madonna sono stati bloccati 36 (10 donne e 3 minori) bengalesi,
senegalesi, malesi e gambiani. L'imbarcazione utilizzata per la traversata non
è stata ritrovata. All'alba, sempre la motovedetta delle Fiamme gialle, ha
bloccato un barcone di 12 metri con a bordo 62 (15 donne e 4 minori) originari
di Mali, Guinea, Costa d'Avorio e Camerun. Ventuno algerini - tra loro anche
sei donne e tre minori - sono stati intercettati ieri notte al largo di Sant'Antioco
dalla Guardia di Finanza e poi traportati al sicuro al porto. Quindi il
trasferimento al centro di accoglienza di Monastir (Cagliari) a cura della
Polizia di Stato.
"Non
sono le ong a generare insicurezza"
Abbiamo
chiesto una valutazione complessiva dell'impianto del decreto a monsigno Gian
Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes.
Monsignor
Perego, quale analisi può offrici sul decreto appena approvato?
Una
prima considerazione è se siano le ong il problema della sicurezza dell'Italia
o se invece sono proprio le ong le navi che salvano persone, che sappiamo da
quali Paesi provengono, cioè Paesi in forte crisi internazionale, 40 in guerra
e diversi dove anche i cambiamenti climatici hanno costretto a partire. Forse
sono proprio le ong che creano sicurezza più che mettere in pericolo. Una
seconda considerazione è che mi sarei aspettato che, a fronte eventualmente di
una regolamentazione delle azioni delle ong che di fatto limitano il
salvataggio delle persone, ci fosse un impegno italiano ed europeo per proprie
navi di salvataggio di persone che continueranno a fuggire da situazioni
disperate. La terza considerazione è che bisogna capire se sono legittime, alla
luce del diritto internazionale e del diritto del mare, alcune indicazioni che
sono presenti nel decreto. Infine, nel decreto sicurezza non c’è una parola
sulla sicurezza delle persone in pericolo e che sono in fuga. È un decreto che
dimentica che sono le persone che si trovano in mare il soggetto insicuro e che
hanno bisogno di approdo.
Che
ne sarà del lavoro degli immigrati?
Per
quanto riguarda i lavori degli immigrati, contemplati negli ultimi numeri di
questo decreto, c’è molta incertezza. Si parla della necessità del visto di
ingresso per un permesso di soggiorno che dovrebbe essere conseguente a un
corso di formazione del lavoratore. Non si capisce se questo corso deve
avvenire in patria, online… e poi non si capisce cosa significa che la questura
dà un silenzio assenso, di fatto, in ordine a questo visto di ingresso. Il che
sta allora a indicare che forse la questura, di fronte a un nominativo fa una
verifica, con la polizia internazionale, l’interpol o la banca dati europea,
riservandosi di verificare se la persona ha delle situazioni particolare...
Così
come non si capisce perché il corso di formazione ha una validità solo di sei
mesi: se è un corso di formazione deve essere fatto e poi rimanere un
patrimonio del lavoratore, senza scadenze. Se ci sono degli aggiornamenti da
fare nella formazione si fanno. Quindi è un decreto sicurezza che è nato
soprattutto per le navi ong, inserisce questo elemento dei lavoratori stranieri
che è una grande necessità perché tutte le categorie del mondo del lavoro hanno
chiesto più lavoratori e prepara in maniera imprecisa il decreto flussi, si
parla di 89mila persone, 10mila in più rispetto al decreto flussi ultimo di
Draghi.
La
matrice che ha ispirato il decreto è ancora l’idea che siano le ong ad
alimentare gli scafisti... risulta evidente che non si riesce a rompere questo
convincimento...
Sì,
è paradossale che uno strumento che in questi anni è stato di sicurezza per
almeno il 10% delle persone che sono sbarcate nel nostro Paese e in Europa sia
considerato uno strumento di insicurezza. Da questo punto di vista credo che
questo decreto cadrà presto, nel senso che è costruito sul nulla, costruito
soprattutto su un segnale di insicurezza che è in realtà è fasullo.
Qui
si parla di sanzioni pesanti che arriverebbero a 50mila euro in caso di mancato
rispetto delle norme...
Come
sempre si utilizza anche lo strumento della sanzione per indebolire e impedire
questo tipo di azione delle ong che, di fatto, già precedentemente avvertivano
sempre la guardia costiera di tutto… il percorso che qui è indicato è quello
che più volte i responsabili delle diverse ong hanno detto di seguire da
sempre. Queste sanzioni amministrative non penali stanno dunque a dire che si
vuole inserire una serie di elementi i quali di fatto non sono importanti in
ordine alla gestione di questa realtà.
Certamente.
Che ci sia nel decreto l’intenzione di limitare le possibilità di salvataggio
da parte delle ong e che questo porterà a maggiori respingimenti è una
conseguenza inevitabile. Non si capisce perché una nave che ha a bordo delle
persone salvate e che nel tragitto ne incontra delle altre non possa e non
debba fermarsi per salvarle.
L'Emilia-Romagna,
la Regione in cui lei vive, si prepara ad accogliere i 113 migranti soccorsi al
largo della Libia dalla nave 'Ocean Viking' della ong Sos Méditerranée.
L'arrivo al porto di Ravenna è previsto sabato. Tra di loro ci sono 23 donne,
alcune incinte, 34 minori non accompagnati e 3 neonati, il più piccolo ha solo
tre settimane. Quale è il suo stato d'animo di fronte a queste scene in questo
tempo di Natale?
Che
questo è il Natale da vivere: il Natale dei bambini che stanno fuggendo come il
Bambino Gesù in fuga e che chiedono di essere accolti, chiedono casa, città,
chiedono un Paese dove crescere e vivere e dare il meglio di sé. L’Emilia-Romagna
è una delle Regioni che già sta accogliendo moltissime di queste persone.
Proprio ieri sera ero in un Centro di accoglienza qui a Ferrara dove hanno
ospitato una famiglia che sono andati a prendere al porto e ne stanno
aspettando altre. Questi segnali sono quelli che ci aiutano a vivere il Natale
in maniera diversa e che provocano la politica a superare un impatto ideologico
sulle migrazioni. Bisogna riuscire a capire che la mobilità è una delle
strutture fondamentali del cambiamento futuro delle nostre città.
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