che modifichi gli stili di vita
Per
la prossima Giornata Nazionale per la Custodia del Creato, la richiesta dei
vescovi italiani è che si avvii un processo che salvaguardi la terra e i
poveri. L’invito è adottare un modello di sviluppo incentrato sulla fraternità
tra i popoli
- -di Francesca Sabatinelli – CV
“Occorre
contrastare, presto ed efficacemente, quel degrado socio-ambientale che si
intreccia con i drammatici fenomeni pandemici di questi anni”. È forte e
urgente l’indicazione che arriva dai vescovi italiani, contenuta nel messaggio
per la 16ª Giornata Nazionale per la Custodia del Creato, che si svolgerà il 1°
settembre prossimo, a poche settimane dalla 49ma settimana sociale dei
cattolici italiani, a Taranto, dal 21 al 24 ottobre 2021 dal tema: “Il pianeta
che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro. #tuttoèconnesso”.
Necessaria
una trasformazione dello stile di vita
In
un’epoca “piena di contraddizioni e di opportunità”, scrivono i presuli, “la
strada che conduce a Taranto richiede a tutti un supplemento di coinvolgimento
perché sia un percorso di Chiesa che intende camminare insieme e con stile
sinodale”. I vescovi citano l’Instrumentum laboris dell’appuntamento di
ottobre: 65 pagine e sette capitoli che toccano diversi argomenti di stretta
attualità: “Il cambiamento climatico continua ad avanzare con danni che
sono sempre più grandi e insostenibili”. Il tempo, è l’avvertimento, è
poco, si rende necessaria “una vera transizione ecologica che arrivi a
modificare alcuni presupposti di fondo del nostro modello di sviluppo”.
Una transizione, si spiega, “che trasformi in profondità la nostra forma di
vita, per realizzare a molti livelli quella conversione ecologica cui invita il
VI capitolo dell’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco”.
Il
grido della terra e dei popoli ci interpella
La
sollecitazione dei vescovi è a riprendere il cammino cercando un diverso modo
di essere, “animato da amore per la terra e per le creature che la abitano”,
segnato dal discernimento, da importanti decisioni e, soprattutto, dalla
fiducia nell’avvenire. “Nella transizione ecologica – si legge – si deve
abbandonare un modello di sviluppo consumistico che accresce le ingiustizie e
le disuguaglianze, per adottarne uno incentrato sulla fraternità tra
i popoli. Il grido della terra e il grido dei poveri ci interpellano”. I
vescovi si impegnano ad “accompagnare e incoraggiare” i cambiamenti necessari,
ma perché sia giusta, la transizione ecologica deve essere anche
“ecumenica e interreligiosa”, con il coinvolgimento di tutti gli attori sociali
in un unico progetto comune, per evitare il fallimento che ne conseguirebbe
curando solo l’interesse individuale o di gruppo. Allo stesso tempo, tale
transizione giusta, non deve penalizzare, soprattutto sul piano del
lavoro, “i soggetti che rischiano di subire più direttamente il cambiamento”.
La
Laudato sì, bussola al servizio della società
La
transizione ecologica, in definitiva, “presuppone un nuovo patto sociale, anche
in Italia”. Per realizzare il cambiamento in stile sinodale, serve
dunque un discernimento attento e aperto al futuro. Il percorso che si sta
avviando verso la Settimana sociale di Taranto, concludono i vescovi, “sia
accolto da tutta la Chiesa che è in Italia, perché si rafforzi il suo impegno
educativo a far diventare la Laudato si’ la bussola di un servizio alla società
e al Paese”.
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