sabato 11 luglio 2020

CONTEMPLAZIONE E WEB NON SEMPRE VANNO D'ACCORDO

TORNARE A CONTEMPLARE PER VIVERE MEGLIO

di SIMONE PALIAGA

Tornare a contemplare, potrebbe suonare così il motto della battaglia culturale dei prossimi anni. Iscritto da tempo, dai sostenitori del determinismo tecnologico, sotto l’insegna della infosfera, dell’innovazione dei dispositivi smart, dell’intelligenza artificiale, all’uomo si prescrive sempre più di attivarsi, di essere social e di partecipare. Ma non più di contemplare. Eppure la contemplazione potrebbe benissimo essere il proprio dell’umano. Quel proprio da riattivare e promuovere per riconoscere la posizione dell’uomo nel mondo e preservare il suo essere in relazione con la realtà. Anche in tempi in cui a dettare legge sono le nuove tecnologie della comunicazione.
La moda tecnologica preferisce l’interattività alla contemplazione, allo sguardo il tattile, alla distanza l’immersione, una deriva che rischia di compromettere l’umanità dell’uomo. «Leggere e contemplare sono invece elementi fondamentali per contrastare l’atrofia mentale del mondo umano attuale. Internet e intelligenza artificiale hanno creato patologie accertate dell’attenzione, con perdita notevole delle capacità di concentrazione e d’intuizione» ammonisce Raffaele Milani nel suo ultimo libro per il Mulino, Albe di un nuovo sentire. La condizione neocontemplativa (pagine 222, euro 17). «Internet sembra piuttosto ostacolare o impedire la condizione contemplativa, la messa a punto interiore del rapporto con l’oggetto - continua il filosofo dell’università di Bologna -. Difficile umanizzare l’informatica. 
Il web è la struttura dell’intrattenimento, dell’informazione, della comunicazione: raro trovare un’etica dell’intelligenza e della realtà artificiale, almeno in questi tempi e con queste realizzazioni. L’intelligenza artificiale disattende la mediazione umana, nonostante le vie seduttive della comunicazione facciano sembrare il contrario». Con la loro diffusione e con l’imporsi della realtà virtuale e della realtà aumentata cambia il modo di relazionarsi dell’uomo agli oggetti e all’altro da sé. Ne segue il deteriorarsi della possibilità di contemplare, di figurarseli, di immaginare. «La dimensione virtuale in realtà - incalza Milani - ha creato un pervertimento dello spirito della contemplazione, ha falsificato il tentativo di un contatto autentico con la natura o almeno ha separato il sentire dalla potenza illusoria degli strumenti tecnici; unione questa, del sentire e dell’illusione, comunque storicamente necessaria all’evoluzione della mente rappresentativa, sin dalla pittura rupestre come dalla nascita del mito». 
Dall’adulterazione del rapporto con l’oggetto e con la natura che proviene dal gusto dell’immergersi nella realtà virtuale nasce quella che Milani definisce epoca neocontemplativa. Essa si regge su una cattiva relazione tra sentire e rappresentare, in cui la distanza è assorbita dal contatto e dallo sprofondare in realtà parallele illusorie. Infatti lo sviluppo delle tecnologie touch screen e la virtual reality experience non avviene senza conseguenza. Il successo della dimensione tattile, l’esaltazione del partecipare seppure nella dimensione social, l’entusiasmo dell’immergersi nelle situazioni portano al declino del guardare,
dell’ammirare e del contemplare. Al pathos della distanza subentra così l’epoca dell’immersione che va a detrimento del rappresentare.
L’uomo si trova a volteggiare in una realtà simulata tridimensionale che con l’affinamento delle tecnologie diventa vieppiù realistica. Con smart glasses, guanti e tute intelligenti è in grado di vivere la realtà illusoria del virtuale come se fosse autentica. Ma anziché un progresso, il crescente approssimarsi del virtuale al reale rende la situazione immersiva pericolosa. La sua verosimiglianza rischia di compromettere la relazione tra l’uomo e la realtà. «Un sistema trasformativo dell’ambiente in senso ludico o falsamente partecipativo - spiega Milani - depista l’elemento estetico conoscitivo e il protagonismo del soggetto agente. Il soggetto si trova come prigioniero, non potendo essere protagonista della messa in scena del mondo. Gli ambienti come risultato della simulazione si sostituiscono agli ambienti reali in un dissolvimento dell’esperire e dell’immaginare» e in questo modo la contemplazione diventa impossibile. 
Occorre recuperare, attraverso la contemplazione, l’armonia con la realtà. «Contemplazione e armonia - conclude Raffaele Milani - si fondono alla ricerca di una migliore condizione dell’umanità». Insieme permettono di riconoscere il valore della vita come frutto della contemplazione del cielo, del sole, della luna e della realtà tutta mettendo in luce la relazione necessaria del sentire con l’ordine della natura oggi eclissata dalle realtà immersive.

www.avvenire.it  





Nessun commento:

Posta un commento