sabato 19 gennaio 2019

FATE QUELLO CH'EGLI VI DIRA'


Visualizza Gv 2,1-11
                                                                                                                  Commento di padre Antonio Rungi
La parola di Dio di questa seconda domenica del tempo ordinario ci invita a non tacere di fronte al male e a fa circolare il bene e a diffonderlo in tutti i modi. Il profeta Isaia, nel brano della prima lettura ci dice esattamente questo: per amore di Sion egli non farà silenzio, ma parlerà fin a quando non vedrà affermata la giustizia e la verità. In poche parole ci invita ad essere coraggiosi nel difendere il bene in generale e soprattutto quella della famiglia. Chi si pone dalla parte della famiglia si pone dalla parte di Dio, perché Dio è comunione e Trinità d'amore.
Non a caso oggi il Vangelo ci porta idealmente, con Gesù e Maria, nella casa di una giovane coppia di coniugi che insieme a loro invitati, festeggiano il primo giorno del loro matrimonio. E' un dei testi più belli riguardanti la famiglia cristiana, santificata dalla presenza di Gesù, Maria e gli Apostoli del Signore.
Questo coraggio ci viene sollecitato da Paolo, nella seconda lettura di oggi, tratta dalla sua prima Lettera ai Corinzi, nella quale si parla dei carismi, da mettere al servizio di tutti. Infatti ci ricorda che “vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune”.
I carismi principali citati sono: il linguaggio di sapienza, il linguaggio di conoscenza, la fede, il dono delle guarigioni, il potere dei miracoli, il dono della profezia, il dono di discernere gli spiriti, la varietà delle lingue, l'interpretazione delle lingue.
In base a questi doni, ognuno si deve fare evangelizzatore di gioia e speranza nelle famiglie di oggi, come ci chiede il testo del Vangelo delle nozze di Cana, nel quale è riportato il primo miracolo compiuto da Gesù, su richiesta della sua mamma. La celebre trasformazione dell'acqua in vino per soccorrere una coppia di sposi.
Questo primo intervento miracoloso di Gesù, è bene metterlo in evidenza, lo compie in un contesto familiare, all'inizio di un percorso coniugale di due sposi, che sicuramente erano di giovane età. Al di là del miracolo, molto significativo, come risalta da tutto il contesto del racconto giovanneo, anche in questa circostanza viene esaltata la figura di Gesù come Figlio di Dio. Il Quale, di fronte alla richiesta di sua Madre di intervenire per risolvere il problema grave che era sorto, afferma che “non era ancora giunta la sua ora”, cioè quella della piena rivelazione della sua divinità. “Ora” che nel vangelo di Giovanni e in tutta la sua riflessione teologica sulla figura di Cristo coincide con la sua morte in croce e con la sua risurrezione, ovvero con la sua Pasqua.
Come sappiamo il vino rimanda all'eucaristia, all'ultima cena, quando Gesù istituisce il sacramento del suo corpo e del suo sangue e consegue agli apostoli il calice con queste parole “Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me”. E' evidente che c'è uno stretto rapporto tra questo miracolo, l'eucaristia e la passione, morte e risurrezione di Gesù.
Questo miracolo avviene in un contesto di una festa di matrimonio. Segno evidente che la famiglia è il luogo privilegiato dell'amore naturale, nella quale la presenza di Cristo è assicurata in modo singolare. In questo miracolo si comprende meglio l'importanza del sacramento del matrimonio, che è benedetto dal Signore e sostenuto dalla sua presenza costante e vigilante. Il Concilio Vaticano II ha definito la famiglia “Chiesa domestica”. A conferma che il matrimonio, come tutti i sacramenti, si celebra in una comunità di credenti ed esprime la fede e la gioia di una comunità in festa.
La presenza di Maria in questa e in altre circostanze della vita delle persone e soprattutto della famiglia, non è affatto secondaria. Anzi potremmo dire che essa è strategica ed essenziale al fine di ottenere quell'aiuto divino sempre e specialmente nelle difficoltà di tutti i giorni. E nelle famiglie del tempo di Gesù come quelle del nostro tempo non mancano difficoltà di ogni genere, a partire dalla mancanza di armonia, pace, amore ed unione.
Anche in questa intercessione di Maria presso il suo Figlio vediamo quella che è la funzione di Maria a favore della famiglia. La Madonna, infatti, rivela alle nozze di Cana, tutto il suo cuore tenero di madre, attenta ai bisogni dei suoi figli, soprattutto più giovani, fragili e indecisi. E' la Madre che ottiene le grazie dal suo Figlio, da cui si attende tutto ciò che Gli chiede in ogni circostanza.
Tutta la struttura del miracolo, così come descritto e raccontato da Giovanni ha una finalità ben precisa, quella di rivelare la potenza di Cristo e suscitare la fede nei discepoli e nelle persone che seguivano Gesù. Infatti, scrive Giovanni, commentando il fatto: "Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui".
Il miracolo, qualsiasi miracolo che viene dal cielo, per intercessione della Madonna o dei santi o ci confermano nella fede o la suscitano in quel momento, se si ha il cuore libero e la docilità allo Spirito per vedere in essi l'intervento divino.
E di miracoli, ancora oggi, il Signore ne fa tantissimi, molte volte a noi sconosciuti, come fu ignoto il miracolo di Cana allo sposo, al direttore di mensa e agli invitati che bevvero quel vino di Gesù e di Maria, senza neppure ringranziarlo per il dono ricevuto.
Capita spesso, anche oggi, che si è miracolati, senza saperlo e senza neppure ringraziare il Signore per dono che ci ha fatto, mediante l'intercessione in primo luogo della sua Mamma, alla Quale non dirà mai e poi mai di no.




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