mercoledì 28 novembre 2018

LA FILOSOFIA, BUSSOLA PER TUTTI I SAPERI

C’è una sottile linea rossa che lega mondi apparentemente lontani: «Così come il linguaggio produce discorsi utili a capirsi, la filosofia genera concetti utili a muoversi in natura. E mantiene alta l’attenzione sui limiti di ciò che stiamo utilizzando, ci ricorda e lavora per farci superare la parzialità del nostro agire»
Così la disciplina “astratta” si misura con l’economia, la fisica e persino l’industria 4.0 Parla Onoranti, dell’Università Lateranense: «È come un surf con cui cavalcare le onde dell’ignoto»

Una sottile linea rossa lega figure appartenenti a mondi assai lontani tra loro – dal compianto Sergio Marchionne a Chicco Testa, passando per Bruce Lee e Bill Miller – ma accomunati dall’aver capitalizzato la loro formazione filosofica in attività “materialmente” concrete, spendibili, dimostrando quanto la scienza da secoli va dicendo: ovvero, svelare in ogni teoria la profonda complementarietà con la filosofia. E così, la disciplina astratta per antonomasia si misura con quelle economiche nelle operazioni finanziarie delle borse mondiali, non teme il confronto delle competenze tecnologiche nei processi produttivi dell’industria 4.0, affianca il diritto internazionale nella costruzione della futura giurisdizione, si sporca le mani negli asettici laboratori di fisica, chimica e biologia e, spazzando i frequenti luoghi comuni circa l’inutilità del suo sapere, se guarda alle stelle, magari ispirata dalle sublimi meditazioni kantiane, è perchè chiamata ad esplorare la «via» di qualche missione spaziale. Quando «si applica», del resto, i risultati…si vedono! Per un’idea dei versanti pratici dell’indagine filosofica, ecco il bolognese Filippo Onoranti, filosofo della scienza della Pontificia Università Lateranense, ricercatore in uno dei colossi del software della Silicon Valley dove si occupa di biologia e, in particolare, della formalizzazione del principio evolutivo: «Trasferisco gli strumenti del mondo fisico al regno dei viventi».
E la filosofia si ritrova?
«Aristotele, primo vero biologo della storia, scoprì i polmoni dei cetacei: nessun etnologo li avrebbe cercati in un “pesce”. Anche l’informatica ha influito molto sulle discipline filosofiche, imponendo un rigore diverso dal passato e rendendo attraenti le ricerche epistemologiche. La logica, poi, tra i linguaggi più universali, si presta a far dialogare aree del sapere tra loro scarsamente “comunicative”: si parla molto di interdisciplinarietà, ma essa non può prescindere da un approccio filosofico a sapere, a conoscere, per costruire relazioni coerenti tra aspetti teoretici, pratici e produttivi».
Da quando le big companie parlano il linguaggio filosofico?
«Il PhD è in sè stesso un grado “filosofico” – oggi molto richiesto – di formazione, utile a costruire una conoscenza globale, appunto, philosophical doctor. La specializzazione in filosofia abbina un alto grado di competenza specialistica a una visione integrata del sapere».
Quali i mestieri dei moderni filosofi?
«Ad esempio, l’analista di dati o il consulente al project management ».
E la ricerca?
«È un altro esempio. Si applicano principi e metodi a problematiche “pratiche” di breve termine, come strumento del “fare” invece che del conoscere. Del resto, l’ambito aziendale – in cui sorgono sempre imprevisti – è occasione di studi forzatamente originali. La filosofia è la stessa scienza che si confronta con realtà poco note, è il germoglio di una conoscenza non definita, il surf con cui cavalcare l’onda dell’ignoto».
E la filosofia nella pratica quotidiana?
«Funziona da bussola, per distinguere vero e falso, quando il mondo ci appare ingannevole. Ad esempio, l’interpretazione di riferimento della realtà fisica sancisce la duplice natura – corpuscolare ed ondulatoria – delle particelle subatomiche: la luce è, contemporaneamente, finissima sabbiolina di fotoni ed onda di energia. Comprendere – letteralmente tenere insieme – evidenze similmente contraddittorie ha richiesto la ridefinizione dei paradigmi precedenti e la costruzione di nuovi archetipi logici».
Tale visione è condivisa in ambito scientifico?
«Il dualismo onda-corpuscolo sì, il ruolo della filosofia non direi. Le tifoserie non mancano: Stephen Hawking scrive che la filosofia è morta senza rattristare nessuno. Eppure, il profondo debito della scienza antica e moderna nei suoi riguardi è palese. Ancora si discute circa l’utilità di questa relazione: in Italia, il fisico Carlo Rovelli la sostiene in toto, sottolineandone – accanto al tradizionale ruolo del sapere filosofico nello scoprire errori – l’abilità nel vaccinare la mente dal pregiudizio, cui l’uomo ingenuamente cede. In un mondo che evolve con velocità crescente, una struttura di pensiero che prevenga le pratiche – ad essa conseguenti – da irrigidimenti e rotture è una necessità».
I confini tra scienza, impresa e filosofia così si assottigliano: è un bene?
«I confini hanno a che fare col nostro bisogno di rassicurazioni. La scienza raccoglie dati, li interpreta e ne ricava teorie utili a relazionarsi col mondo. Anche il mondo dell’impresa, per quanto si subordini a scopi marcatamente individualistici e sia poco incline alla condivisione (fondamenta dell’istanza conoscitiva), è simile: studia dati, ne ricava interpretazioni e, su queste, formula delle previsioni: sono i business plan. Ogni costrutto presuppone un punto di vista e – come tale – consente l’accesso a una limitata porzione di mondo. La filosofia, in questo processo, aiuta a non sposare gli scorci di realtà che, pur se prodotto buoni frutti, occorre superare per mantenere il passo del cosmo».
La filosofia inventa cose oltre che idee?
«Inventa astrazioni con ricadute ed effetti concreti. I diritti umani, ad esempio, sono il prodotto della filosofia morale di una certa epoca: tali “oggetti dell’etica”, giunti nel mondo, hanno generato mutamenti socio- politici ed oggi – sui testi – sono puntualmente definiti e nei tribunali vigorosamente tutelati. Un’altra magia filosofica è la scoperta – grazie alla ragione – di alcune realtà, come gli atomi, solo a posteriori testimoniate dai sensi. Il concetto di realtà indivisibile ha preceduto di XXV secoli la scoperta di atomi e quanti. Anche l’informatica è il prodotto, abbastanza diretto, di ricerche filosofiche: i computer parlano una lingua piuttosto strana – con due sole lettere, 0 e 1 – la logica antica è lo strumento per rendere questi due valori significativi ai nostri scopi. All’origine del progetto di Turing c’è Kant: non a caso, i nostri calcolatori funzionano in modo affine alla mente descritta nella Critica della Ragion Pura. Nelle sue ricerche ha inventato o scoperto qualcosa? Ho lavorato molto sui fondamenti teorici della biologia, apprendendo – con sorpresa – che una definizione non descrittiva di specie vivente non esisteva. Poiché mi occorreva, ne ho “costruita” una: “nodo metastabile della relazione tra individuo ed ambiente”. La filosofia è, dunque, produttiva? Certamente. Così come il linguaggio produce discorsi utili a capirsi, la filosofia genera concetti utili a muoversi in natura. E mantiene alta l’attenzione sui limiti di ciò che stiamo utilizzando, ci ricorda e lavora incessantemente per farci superare la parzialità del nostro agire».





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