mercoledì 21 agosto 2019

CRISI DI GOVERNO ed EDUCAZIONE CIVICA

Educazione civica solo nel 2020

La mancata pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale fa slittare tutta la materia di un anno.


 di PAOLO FERRARIO

L’educazione civica, la prima vittima della crisi di governo.
In questo agosto ad alta tensione, tra una dichiarazione e una smentita, un comizio e un’intervista, nei corridori del Parlamento si è persa la legge 1264 “Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica”, approvata in via definitiva dal Senato lo scorso 1° agosto, ma non ancora pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. E proprio qui sta il problema. 
Secondo il primo comma dell’articolo 2 della legge in questione, «l’insegnamento trasversale dell’educazione civica» è introdotto «a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore della presente legge». Prevista quindici giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Che, per far sì che la materia fosse introdotta già dall’anno scolastico 2019-2020 - come annunciato dallo stesso ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, che un minuto dopo l’approvazione parlava di «giornata storica per la scuola italiana» - doveva avvenire entro il 16 agosto. In questo modo, l’entrata in vigore sarebbe caduta entro il 31 agosto, giorno di chiusura dell’anno scolastico 2018-2019. E, quindi, l’anno scolastico successivo sarebbe stato il 2019-2020, che avrà inizio il 1° settembre. La mancata pubblicazione entro il termine di metà agosto, invece, farà giocoforza slittare l’entrata in vigore (quando sarà), dopo il 1° settembre e, quindi, già nel nuovo anno scolastico. Di conseguenza, l’anno scolastico successivo all’entrata in vigore della legge, sarà il 2020-2021.
Un bel pasticcio, insomma, per una riforma, presentata come la cura del malessere che, da troppo tempo, si respira nella scuola - sfociato anche in bullismo e aggressioni ad insegnanti - rimasta, invece, impantanata in Parlamento.
«Comunque vada a finire, siamo di fronte all’ennesima occasione persa», commenta, amaramente, la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi. Che, all’indomani dell’approvazione della legge, ne aveva già segnalato le criticità. Come, per esempio, la mancata attribuzione di un monte ore aggiuntivo per realizzare le 33 ore annue di educazione civica previste dalla norma, «da svolgersi – recita, in proposito, il comma 3 dell’articolo 2 – nell’ambito del monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti ». In altri termini, sottolineava Gissi, si «pone inevitabilmente a carico delle istituzioni scolastiche il compito di far quadrare i conti nella programmazione annuale dell’attività».
Il limbo in cui è finita la legge, a giudizio della leader sindacale, potrebbe allora essere utilmente impiegato per porre mano a questa e altre criticità della riforma. Come, per esempio, la mancata indicazione di un docente specifico per insegnare la nuova materia, affidata «in contitolarità » a più professori, che fanno riferimento a un non meglio specificato collega «con compiti di coordinamento». Il tutto, altro punto dolente segnalato dal sindacato, senza «incrementi o modifiche dell’organico, né ore di insegnamento eccedenti rispetto all’orario» e senza la previsione di «compensi, indennità, rimborsi di spese o altri emolumenti ». Insomma, una riforma a costo zero, che lascia «molto perplessa» la segretaria Gissi. «Anche questa vicenda – conclude – dimostra che in tanti si cimentano con la scuola, ma senza avere la necessaria conoscenza della complessità delle questioni».
Tutte problematiche su cui il Ministero dell’Istruzione, sollecitato da Avvenire, non ha voluto prendere posizione. A partire dalla domanda principale: perché la legge non è stata pubblicata entro i termini previsti? «Non mi stupirei se si trattasse di distrazione o incuria», dice, laconicamente, Cristina Giachi, vicesindaca di Firenze e presidente della Commissione istruzione, politiche educative ed edilizia scolastica dell’Anci. L’Associazione dei Comuni italiani si era fatta promotrice di una proposta di legge di iniziativa popolare sull’educazione alla cittadinanza, sottoscritta da più di centomila cittadini, che aveva dato avvio all’iter parlamentare arrivato a conclusione il 1° agosto.
«La nostra proposta era più articolata e, alla fine, si è arrivati a questo compromesso – ricorda Giachi –. Questo slittamento potrebbe anche essere l’occasione per rimetterci mano, anche se non sono fiduciosa che ciò possa avvenire. Per il governo è stata soltanto una battaglia di bandiera senza la minima attenzione ai contenuti. E anche questo scivolone finale dimostra la scarsa cura che ha caratterizzato l’intera vicenda. L’ennesima occasione persa».





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