venerdì 13 aprile 2018

UNA NUOVA PROSPETTIVA

Terza domenica di Pasqua 
Atti 3,13-15.17-19 /1Gv 2,1-5 / Lc 24,35-48

Dal Vangelo secondo Luca

35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. 36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. 44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosé, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni.
Commento do Paolo Curtaz
Parlano in fretta, i due tardoni di Emmaus. 
Si sovrappongono, esagitati, scossi dall’incontro col pellegrino. 
Il loro incontro col risorto è stato segnato da quella frase sconcertante: noi speravamo. 
La speranza declinata al passato. Poi lo scossone di quel forestiero che, no, non sapeva cosa era accaduto a Gerusalemme, anche se parlavano della sua morte. E che li aveva amabilmente presi in giro e catechizzati. 
Poi, allo spezzare del pane, tutto era diventato evidente, appena prima che egli sparisse. Bevono le loro parole, i pavidi apostoli. Ascoltano e confermano le tante notizie. 
Ora sono due maschi a parlarne, non le donne che, si sa, sono sempre emotivamente instabili. E mentre parlano arriva. Lui, il risorto. 
Il presente. Il Signore. Quando raccontiamo agli altri la nostra esperienza di fede, quando l’incontro con Dio trasuda dalle nostre parole, Gesù si manifesta nel cuore di chi ci ascolta. 
È così, la fede, un comunicare da bocca a orecchio. Da cuore a cuore. 
Paura Ma hanno paura. Troppa per credere. Paura che sia un’illusione, una finta, un trucco, un inganno. E i dubbi, pronti, sono lì a battere cassa, a fare l’elenco dell’improbabilità di quanto successo. I nostri dubbi. Hanno paura di credere, di osare, i discepoli. Troppo bello per essere vero.
E' un fantasma! .......


Apri la nostra mente
Stupore, meraviglia, gioia…
sono solo emozioni, Signore…
ma, per quanto belle,
non sono ancora «fede».
Credere è di più:
è scelta consapevole e determinata;
è fiducia e abbandono;
è cammino vissuto al buio,
guidati da una sola luce
e da una sola Parola.
Parlaci, Signore risorto,
apri la nostra mente alla tua Parola;
sciogli ogni durezza,
ogni bisogno di sicurezza;
prendici per mano e accompagnaci
nel cuore del tuo amore,
svelaci i sentieri del dono,
insegnaci a credere nella tua,
non tangibile, presenza. Amen.




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