Dalla pandemia di Covid la lezione che nessuno si salva da solo. Ora “un altro flagello”, la guerra: “Virus più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché proviene dall’interno del cuore umano corrotto”. Appello per il lavoro degno e per delle "politiche adeguate" per accogliere e integrare i migranti
- di Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Nel
cuore della notte
Nel
documento, firmato l’8 dicembre, Solennità dell’Immacolata, il Papa torna
indietro al 2020, cioè alla crisi generata dalla pandemia di coronavirus che –
come scrive – “ci ha fatto piombare nel cuore della notte, destabilizzando la
nostra vita ordinaria, mettendo a soqquadro i nostri piani e le nostre
abitudini, ribaltando l’apparente tranquillità anche delle società più
privilegiate, generando disorientamento e sofferenza, causando la morte di
tanti nostri fratelli e sorelle”.
Spinti
nel vortice di sfide improvvise e in una situazione che non era del tutto
chiara neanche dal punto di vista scientifico, il mondo della sanità si è
mobilitato per lenire il dolore di tanti e per cercare di porvi rimedio; così
come le Autorità politiche, che hanno dovuto adottare notevoli misure in
termini di organizzazione e gestione dell’emergenza.
Malessere,
contraddizioni, disuguaglianze
Assieme
alle manifestazioni fisiche, il Covid-19 – osserva il Papa - ha provocato “un
malessere generale” alimentato da restrizioni e isolamento. Ha inoltre toccato
“nervi scoperti dell’assetto sociale ed economico, facendo emergere
contraddizioni e disuguaglianze” ed ha “aggravato la solitudine” e “minacciato
la sicurezza lavorativa”, in particolare dei tanti “lavoratori informali”
rimasti senza impiego e senza supporti. Unito a tutto questo, la pandemia ha
fatto emergere anche “le zone più pacifiche” del mondo “innumerevoli
fragilità”, insieme a “conflitti sociali, frustrazioni e violenze”.
Dalle
crisi non si esce mai uguali
Da
quello che è stato un terremoto per gli equilibri mondiali, tuttavia, l’umanità
ha tratto più di una lezione. Anzitutto, ribadisce Papa Francesco, la
consapevolezza che “dai momenti di crisi non si esce mai uguali: se ne esce o
migliori o peggiori”. E che quindi “abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri,
che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza
umana” e “che nessuno può salvarsi da solo”.
Abbiamo
anche imparato che la fiducia riposta nel progresso, nella tecnologia e negli
effetti della globalizzazione non solo è stata eccessiva, ma si è trasformata
in una intossicazione individualistica e idolatrica, compromettendo la garanzia
auspicata di giustizia, di concordia e di pace.
Insieme
Per
Papa Francesco si tratta di vere e proprie “scoperte positive”. Nel Messaggio
ne elenca alcune: “Un ridimensionamento di certe pretese consumistiche; un
senso rinnovato di solidarietà che ci incoraggia a uscire dal nostro egoismo
per aprirci alla sofferenza degli altri e ai loro bisogni; nonché un impegno,
in certi casi veramente eroico, di tante persone che si sono spese perché tutti
potessero superare al meglio il dramma dell’emergenza”. Tutto questo ha
dimostrato l'importanza di agire "insieme": “Le risposte più efficaci
alla pandemia - scrive il Pontefice - sono state, in effetti, quelle che hanno
visto gruppi sociali, istituzioni pubbliche e private, organizzazioni
internazionali uniti per rispondere alla sfida, lasciando da parte interessi
particolari. Solo la pace che nasce dall’amore fraterno e disinteressato può
aiutarci a superare le crisi personali, sociali e mondiali”.
Il
flagello della guerra
Al
tempo stesso, “nel momento in cui abbiamo osato sperare che il peggio della
notte della pandemia da Covid-19 fosse stato superato, una nuova terribile
sciagura si è abbattuta sull’umanità”. Un “altro flagello”, lo definisce il
Papa, “un’ulteriore guerra, in parte paragonabile al Covid-19, ma tuttavia
guidata da scelte umane colpevoli”: la guerra in Ucraina. Guerra che “miete
vittime innocenti e diffonde incertezza, non solo per chi ne viene direttamente
colpito, ma in modo diffuso e indiscriminato per tutti, anche per quanti, a
migliaia di chilometri di distanza, ne soffrono gli effetti collaterali – basti
solo pensare ai problemi del grano e ai prezzi del carburante”.
Virus
difficile da sconfiggere
Di
certo, annota Francesco, “non è questa l’era post-Covid che speravamo o ci aspettavamo”.
Questa
guerra, insieme a tutti gli altri conflitti sparsi per il globo, rappresenta
una sconfitta per l’umanità intera e non solo per le parti direttamente
coinvolte. Mentre per il Covid-19 si è trovato un vaccino, per la guerra ancora
non si sono trovate soluzioni adeguate. Certamente il virus della guerra è più
difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché
esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal
peccato.
La
guarigione della società e del pianeta
Davanti
a questo cosa fare? Il primo passo è “lasciarci cambiare il cuore” da Dio
affinché “trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e
della realtà”. Nel concreto significa che “non possiamo più pensare solo a
preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo
pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un
‘noi’ aperto alla fraternità universale”.
Non
possiamo perseguire solo la protezione di noi stessi, ma è l’ora di impegnarci
tutti per la guarigione della nostra società e del nostro pianeta, creando le
basi per un mondo più giusto e pacifico, seriamente impegnato alla ricerca di
un bene che sia davvero comune.
Tutto
interconesso
“Le
tante crisi morali, sociali, politiche ed economiche che stiamo vivendo sono
tutte interconnesse, e quelli che guardiamo come singoli problemi sono in
realtà uno la causa o la conseguenza dell’altro”, rimarca ancora Jorge Mario
Bergoglio nel Messaggio. Da qui una sorta di ‘decalogo’ utile a far fronte alle
sfide del mondo moderno “con responsabilità e compassione”: “Rivisitare il tema
della garanzia della salute pubblica per tutti”, scrive anzitutto il Papa,
“promuovere azioni di pace per mettere fine ai conflitti e alle guerre che
continuano a generare vittime e povertà”; “prenderci cura in maniera concertata
della nostra casa comune”; “attuare chiare ed efficaci misure per far fronte al
cambiamento climatico”; “combattere il virus delle disuguaglianze”; “garantire
il cibo e un lavoro dignitoso per tutti”.
Accoglienza
e integrazione degli "scartati"
“Lo
scandalo dei popoli affamati ci ferisce”, afferma Francesco, e tra le azioni da
compiere aggiunge pure quella di “sviluppare, con politiche adeguate,
l’accoglienza e l’integrazione, in particolare nei confronti dei migranti e di
coloro che vivono come scartati nelle nostre società”. Solo spendendoci in
queste situazioni, conclude il Papa, sarà possibile “costruire un mondo nuovo”.
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