giovedì 15 gennaio 2015

CHARLIE O NON CHARLIE?


Perché io non sono Charlie


di Giuseppe Savagnone


Ora che l’emozione per la spaventosa  strage di Parigi comincia a lasciare il posto a una più meditata presa di posizione – guai se a subentrare fossero l’oblìo e l’indifferenza! – posso azzardarmi a dire ciò che fin dal primo momento mi ha colpito nei giorni successivi a questa terribile vicenda, senza rischiare (almeno lo spero) fraintendimenti.
La prima cosa è il fatto che, in questa nostra vecchia Europa,  la fede religiosa non è venuta meno, né è stata sostituita del tutto da un cinico utilitarismo, come hanno spesso sostenuto degli osservatori che usavano come unico parametro le religioni tradizionali. 
La reazione unanime di intensa commozione collettiva che, senza eccezioni, ha fatto seguito al massacro dei giornalisti di «Charlie Ebdo», propagandosi nelle case, per le strade, negli uffici, perfino negli stadi di calcio, non parla soltanto di una umana solidarietà per le vittime, ma soprattutto di una fede diffusa e profonda in ciò che esse rappresentavano agli occhi della gente: la libertà. 
La divinità delle Chiese sono tramontate, ma la sete di assoluto che c’è nel cuore umano non ha cessato  di cercare nuovi oggetti di culto, e ne ha trovato almeno uno in cui vale la pena di credere. Le manifestazioni di massa, i cori scanditi, i simboli con scritto «Je suis Charlie», non avevano scopi utilitaristici di alcun genere, erano delle vere e proprie liturgie.
La seconda cosa che mi ha colpito è la forza indiscutibile di questa fede……


Je suis Charlie Hebdo et le Coran - Spunti per una ricostruzione

Nessun commento:

Posta un commento