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sabato 27 maggio 2023

DISLESSICI A SCUOLA

Non è una scuola 

per dislessici !

 Da tredici anni, la legge 170 riconosce nuovi diritti agli alunni con Dsa. Ma la sua applicazione resta deficitaria. «Serve un Osservatorio nazionale», chiede l’Associazione che, dal 1997, si occupa del fenomeno

Un’indagine dell’Aid fotografa, per la prima volta, la situazione degli studenti con Disturbi specifici dell’apprendimento: più della metà denuncia di non aver «mai o quasi mai» ricevuto aiuto per l’utilizzo degli strumenti compensativi.

 

- di PAOLO FERRARIO

 La legge c’è e gli strumenti pure. Ma, come spesso capita in Italia, la prima non è completamente attuata e i secondi non sono correttamente utilizzati. Risultato? Migliaia di studenti dislessici, disortografici, disgrafici e discalculici, cioè con Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), non hanno la possibilità di affermare pienamente un diritto che è universalmente riconosciuto: il diritto allo studio. Suona come un campanello d’allarme, l’indagine dell’Associazione italiana dislessia (Aid) che, per la, prima volta, ha cercato di misurare l’impatto della legge 170/2010, che ha, finalmente, dato diritti agli alunni con Dsa. Analizzando i risultati del sondaggio – qualitativo e non scientifico ma a cui hanno, comunque, partecipato 802 studenti, 2.375 genitori e 6.630 insegnanti – l’impressione è che, a tredici anni dal varo della legge, «sia stato fatto un significativo passo indietro», si legge in un documento dell’Aid. Conferma di questo quadro a tinte fosche, sono le telefonate, sempre più numerose, «di genitori in grave difficoltà per il mancato rispetto del Piano didattico personalizzato dei propri figli», ricevute ogni giorno all’help desk nazionale e agli sportelli locali dell’Associazione, che dal 1997 si occupa di Dsa, con 85 sezioni provinciali e più di 14mila soci. I dati, allora. Il primo, emblematico della situazione, riguarda il fatto che il 35% dei genitori e il 36% degli studenti intervistati (oltre un terzo del campione) concordi nel dire che «i docenti non hanno un’adeguata conoscenza di che cosa siano i Disturbi specifici dell’apprendimento». E ancora. Nonostante nel 97% dei casi sia redatto il Piano didattico personalizzato, che per l’83,3% è «molto o abbastanza coerente con le indicazioni contenute nella diagnosi», succede che i due terzi degli alunni con Dsa dichiarino che il Pdp «non sempre è stato rispettato nel percorso scolastico». E anche le famiglie «non sono sufficientemente coinvolte nella stesura del documento».

 Altro punto dolente sono gli strumenti compensativi, dispositivi, digitali o cartacei, che gli studenti possono utilizzare per raggiungere l’obiettivo di apprendere, compensando, appunto, le difficoltà. Ebbene, «soltanto il 50% degli alunni – si legge nella ricerca dell’Aid – afferma di aver avuto, di norma, accesso agli strumenti compensativi e alle misure compensative richieste e il 37% di loro ogni tanto. Percentuali simili emergono per interrogazioni e compiti in classe programmati, mentre il 53% degli studenti evidenzia di non aver mai o quasi mai ricevuto aiuto dai docenti nell’utilizzo degli strumenti compensativi ». Una situazione gravissima, che ha importanti ricadute negative sulla vita scolastica di queste persone. E anche sulla vita in generale, dato che, è sempre la ricerca ad evidenziarlo, «il 75% degli studenti ha dichiarato di essersi sentito diverso dagli altri e poco accolto, all’interno della classe (il 35% «spesso» e il 40% «talvolta») e oltre il 60% dichiara di aver ricevuto un voto inferiore a quello che gli sarebbe spettato, a causa dell’utilizzo degli strumenti compensativi (21% «quasi sempre», 41% «ogni tanto»)».

 L’indagine ha messo in luce anche le problematiche cui vanno incontro gli insegnanti che vorrebbero applicare correttamente la legge ma, solo nel 28% dei casi, per esempio, dichiarano di «trovare sempre nelle certificazioni cliniche le indicazioni necessarie per un’adeguata stesura del Pdp e poco più della metà conferma che è previsto un protocollo di accoglienza per gli studenti con Dsa, all’interno della scuola in cui insegna». In ogni caso, l’82% degli insegnanti dice di «riconoscere gli strumenti compensativi e il 63,8% di aver cambiato la propria didattica per venire incontro alle esigenze degli alunni con Dsa. Ma, chiosa l’Aid, si tratta di docenti «più disponibili e inclusivi» e che hanno «partecipato a corsi di formazione sui Dsa».

 Per “svegliare” tutto il resto del corpo docente, l’Associazione chiede di rafforzare il dialogo con le istituzioni, prevedendo anche la costituzione di un Osservatorio nazionale sull’applicazione della legge 170. « Allo scopo di fornire al Ministero dell’Istruzione – conclude il documento dell’Aid – dati certi per apportare eventuali correttivi e dare maggiore certezza di diritto agli studenti con Dsa».

 

www.avvenire.it


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