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giovedì 28 luglio 2022

ALCOL E GIOVANISSIMI

Alcol, divieti violati

 e pochi controlli

Parla il direttore dell’Osservatorio dell’Iss, Scafato: «Sono 800 mila i consumatori dannosi, che avrebbero bisogno di un trattamento. Spesso i genitori sono i primi a normalizzare certe 'abitudini'» «Non esistono quantità sicure per la salute e la sicurezza; lo slogan che recita 'bevi responsabilmente' non ha senso. Sotto i 25 anni consumare certe bevande è nocivo allo sviluppo e all’evoluzione del nostro cervello

- di DOMENICO MARINO

«Il 10% di tutti gli accessi al pronto soccorso in Italia per problemi alcolici, sono di minori. I binge drinkers, quanti cioè bevono smodatamente per ubriacarsi, sono moltissimi. Fondamentale capire se lo fanno in maniera regolare o solo per un giorno. Risultano circa 800 mila consumatori dannosi, alcol dipendenti, che avrebbero bisogno di un trattamento, ma solo 64mila, cioé appena l’8%, sono in cura. Quindi il Servizio sanitario nazionale ignora il 92% di quanti hanno necessità di seguire un percorso terapeutico ». Parla con la fermezza e la lucidità dello scienziato, Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale Alcol dell’Istituto superiore di sanità (Iss). Lo specialista insiste sulla creazione di una rete per la gestione del problema e suggerisce d’iniziare dall’agenzia educativa principale: i genitori. «Se si comincia a parlare adeguatamente dell’alcol già quando sono bambini – dice –, nel momento in cui si arriva all’adolescenza, e tutto è trasgressione, hanno una consapevolezza che li aiuta a comportarsi. Invece, spesso, i genitori sono i primi a normalizzare l’uso di alcol in ambito familiare, ignari del rischio di quel bicchiere». Poi un suggerimento per nulla scontato: «Bisogna fare in modo che la prevenzione sia erogata da chi si occupa di salute pubblica, evitando che portatori d’interessi possano farsi carico di interventi, creando evidenti conflitti d’interesse», sigilla il professor Scafato. Anche perché «non esistono quantità di alcol sicure per la salute e la sicurezza». Lo slogan 'bevi responsabilmente' «non ha nessun senso, così come sono fake news quelle che indicano il vino che fa 'fare buon sangue' o l’alcol che sarebbe artefice di successi sociali o sessuali. Sotto i 25 anni, in particolare, l’alcol è nocivo al cervello, al suo sviluppo razionale e alla sua evoluzione in senso sapiens». Alcol e minorenni «è un binomio che non sta in piedi in qualunque posizione si provi a sistemarlo»: lo conferma Scafato denunciando un problema tanto serio quanto diffuso e sottovalutato. Perché, ancor di più con la bella stagione, si moltiplicano gli open bar che vendono alcolici d’ogni genere senza dare nessun peso all’età dei consumatori. Il business, malato, schiaccia salute e tutela, anzitutto dei più piccoli. Eppure, una legge del 2017, ha stabilito il divieto di vendita e somministrazione di bevande alcoliche ai minori di anni 18. È un reato somministrare bevande alcoliche a minori di 16 anni, mentre è considerato solo un illecito amministrativo la somministrazione ai ragazzi tra 16 e 18 anni.

 «Sappiamo bene che c’è la disapplicazione delle norme,  più che la mancanza di controlli. Eppure – riprende Scafato – in un momento nel quale si esce da un lungo periodo in cui l’alcol ha potenziato il rischio nelle popolazioni giovanili, ci sarebbe bisogno di più impegno da parte delle istituzioni per il rispetto delle norme. Anche da parte delle associazioni di categoria », insiste lo specialista dell’Istituto superiore di sanità, il quale individua il bisogno d’una rete di protezione, perché le conseguenze dell’abuso di alcol sono diffuse (violenze, incidenti, danni al patrimonio), e non ci si può affidare solo a una norma per proteggere i minori. «Bisogna lavorare da adulti e associazioni competenti per aumentare la consapevolezza del danno e del rischio quando si decide di bere – osserva il dirigente dell’Iss –. È un problema internazionale, sempre meno controllabile attraverso i canali tradizionali, poiché basta un’app per comprare e farsi recapitare quello che si vuole in un box anonimo. Durante le procedure di acquisto al massimo ci chiedono se abbiamo 18 anni».

www.avvenire.it

 

 

 

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