Il Papa: la democrazia non gode di buona salute, serve creatività per il futuro
L'indifferenza é il cancro della democrazia.
- - di Benedetta Capelli – Città del Vaticano
È
un discorso sottolineato da molti applausi quello che Papa Francesco rivolge ai
partecipanti alla 50.ma Settimana sociale dei cattolici sul tema: “Al cuore
della democrazia. Partecipazione tra storia e futuro” che si chiude in questa
domenica, 7 luglio, a Trieste. Giunto poco prima delle 8 nella città di
frontiera tra l’Italia e i Balcani, il Pontefice intreccia il suo discorso con
il ricordo personale, parlando del nonno che aveva combattuto sul Piave e che
per primo gli aveva fatto conoscere Trieste.
Cuore
e democrazia
Francesco
si sofferma poi sulla parola “cuore” che declina accanto al termine
“democrazia” e citando il Beato Giuseppe Toniolo la lega al bene comune.
È
evidente che nel mondo di oggi la democrazia non gode di buona salute. Questo
ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di
ciò che è umano può esserci estraneo.
Da
qui l’appello ad una assunzione di responsabilità per “costruire qualcosa di
buono nel nostro tempo”, dando “attenzione alla gente che resta fuori o ai
margini dei processi”.
Una
crisi trasversale
Ricordando
la Nota Pastorale con cui nel 1988 la Chiesa italiana ha ripristinato le
Settimane sociali, il Papa sottolinea la concordanza con la visione promossa
dalla Dottrina Sociale della Chiesa, che guarda alle “dimensioni dell’impegno
cristiano" e ad "una lettura evangelica dei fenomeni sociali” non
solo per l’Italia ma per l’intera società umana.
Così
come la crisi della democrazia è trasversale a diverse realtà e Nazioni, allo
stesso modo l’atteggiamento della responsabilità nei confronti delle
trasformazioni sociali è una chiamata rivolta a tutti i cristiani, ovunque essi
si trovino a vivere e ad operare, in ogni parte del mondo.
Cuore
ferito
La
crisi della democrazia è vista dal Papa come un cuore ferito. "Costruzione
e intelligenza" mostrano un cuore “infartuato” ma preoccupano le diverse
forme di esclusione sociale.
Preoccupazione
per l'astensionismo
Ricordando
le parole di Aldo Moro per cui lo Stato è democratico se a servizio dell’uomo,
Francesco sottolinea come la democrazia è tale se ci sono le condizioni per
esprimersi e partecipare.
Nel
frattempo, a me preoccupa il numero ridotto della gente che è andata a votare.
Cosa significa quello? Non è il voto del popolo solamente ma esige che si
creino le condizioni perché tutti si possano esprimere e possano partecipare.
Una
democrazia da allenare
“La
partecipazione – afferma il Papa - non si improvvisa: si impara da ragazzi, da
giovani, e va ‘allenata’, anche al senso critico rispetto alle tentazioni
ideologiche e populistiche”. Il Papa insiste poi sull’apporto che il
cristianesimo può dare allo sviluppo culturale e sociale europeo nell’ambito di
una corretta relazione fra religione e società: …promuovendo un dialogo fecondo
con la comunità civile e con le istituzioni politiche perché, illuminandoci a
vicenda e liberandoci dalle scorie dell’ideologia, possiamo avviare una
riflessione comune in special modo sui temi legati alla vita umana e alla
dignità della persona. Le ideologie sono seduttrici. Qualcuno le comparava come
a quello che a Hamelin suonava il flauto; seducono, ma ti portano a negarti.
L'indifferenza
è il cancro della democrazia
Fecondi
restano i principi di solidarietà e di sussidiarietà. “La democrazia richiede
sempre il passaggio dal parteggiare al partecipare, dal ‘fare il tifo’ al
dialogare”. "Ogni persona ha un valore; ogni persona è importante".
Tutti
devono sentirsi parte di un progetto di comunità; nessuno deve sentirsi
inutile. Certe forme di assistenzialismo che non riconoscono la dignità delle
persone ...Mi fermo alla parola assistenzialismo. L’assistenzialismo, soltanto
così, è nemico della democrazia e è nemico dell’amore al prossimo. E certe
forme di assistenzialismo che non riconoscono la dignità delle persone sono
ipocrisia sociale. Non dimentichiamo questo. E cosa c’è dietro questo prendere
distanze dalla realtà sociale? C’è l’indifferenza, e l’indifferenza è un cancro
della democrazia, un non partecipare.
Partecipare
con creatività
Papa
Francesco, parlando del cuore risanato, elenca numerosi esempi di segni
dell’azione dello Spirito Santo che sono espressione di creatività. Ricorda, ad
esempio, chi assume nella propria attività una persona con disabilità o le
comunità energetiche rinnovabili che promuovono l’ecologia integrale. "Tutte
queste cose - afferma - non entrano in una politica senza partecipazione. Il
cuore della politica è fare partecipe. E queste sono le cose che fa la
partecipazione, un prendersi cura del tutto; non solo la beneficenza, prendersi
cura di questo …, no: del tutto!".
La
fraternità fa fiorire i rapporti sociali; e d’altra parte il prendersi cura gli
uni degli altri richiede il coraggio di pensarsi come popolo…In effetti, «è
molto difficile progettare qualcosa di grande a lungo termine se non si ottiene
che diventi un sogno collettivo». Una democrazia dal cuore risanato continua a
coltivare sogni per il futuro, mette in gioco, chiama al coinvolgimento
personale e comunitario. Sognare il futuro. Non avere paura di quello.
Non
una scatola vuota
L’esortazione
del Papa è a non cercare soluzioni facili, ma ad appassionarsi al bene comune e
come cristiani “avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel
dibattito pubblico”.
Ci
spetta il compito di non manipolare la parola democrazia né di deformarla con
titoli vuoti di contenuto, capaci di giustificare qualsiasi azione. La
democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della
fraternità e anche dell’ecologia integrale.
Una
voce che denuncia e il "fiuto" del popolo
I
cattolici, sottolinea Francesco, non devono accontentarsi di "una fede
marginale o privata", hanno qualcosa da dire, “non per difendere i
privilegi”, ma perché devono essere “voce che denuncia e che propone in una
società spesso afona e dove troppi non hanno voce”, agendo senza la pretesa di
essere ascoltati ma avendo “il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace
nel dibattito pubblico”. “Questo – afferma il Papa - è l’amore politico, che
non si accontenta di curare gli effetti ma cerca di affrontare le cause”.
"Una forma di carità che permette alla politica di essere all’altezza
delle sue responsabilità e di uscire dalle polarizzazioni".
Formiamoci
a questo amore, per metterlo in circolo in un mondo che è a corto di passione
civile. Impariamo sempre più e meglio a camminare insieme come popolo di Dio,
per essere lievito di partecipazione in mezzo al popolo di cui facciamo parte.
E questa è una cosa importante nel nostro agire politico, anche dei pastori
nostri: conoscere il popolo, avvicinarsi al popolo. Un politico può essere come
un pastore che va davanti al popolo, in mezzo al popolo e dietro al popolo.
Davanti al popolo per segnalare un po’ il cammino; in mezzo al popolo, per
avere il fiuto del popolo. Un politico che non abbia il fiuto del popolo è un
teorico.
“Organizzare
la speranza”
In
conclusione, l’invito del Papa al laicato cattolico italiano, sull’esempio di
Giorgio la Pira, è quello di alimentare progetti di buona politica che possono
far rinascere la speranza. Francesco indica un orizzonte di lavoro, guardando
al prossimo Giubileo, invitando a promuovere iniziative di formazione politica
e sociale dei giovani, prevedendo luoghi di confronto e di dialogo e favorendo
sinergie per il bene comune.
Artigiani
e testimoni
“Vi
benedico – conclude il Papa - e vi auguro di essere artigiani di democrazia e
testimoni contagiosi di partecipazione”.
Questo
è il ruolo della Chiesa: coinvolgere nella speranza, perché senza di essa si
amministra il presente ma non si costruisce il futuro. Senza speranza, saremmo
amministratori, equilibristi del presente e non profeti e costruttori del
futuro.
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