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Cara
Unione Europea, darti del tu è inusuale, ma ci viene naturale perché siamo
cresciuti con te. Sei una, sei “l’Europa”, eppure abbracci ben 27 Paesi, con
450 milioni di abitanti, che hanno scelto liberamente di mettersi insieme per
formare l’Unione che sei diventata. Che meraviglia! Invece di litigare o
ignorarsi, conoscersi e andare d’accordo! Lo sappiamo: non sempre è facile, ma
quanto è decisivo, invece di alzare barriere e difese, cancellarle e
collaborare. Tu sei la nostra casa, prima casa comune. In questa impariamo a vivere
da “Fratelli Tutti”, come ha scritto un tuo figlio i cui genitori andarono fino
alla “fine del mondo” per cercare futuro.
Nel
cuore un desiderio
Ti
scriviamo perché abbiamo nel cuore un desiderio: che si rafforzi ciò che
rappresenti e ciò che sei, che tutti impariamo a sentirti vicina, amica e non
distante o sconosciuta. Ne hai bisogno perché spesso si parla male di te e
tanti si scordano quante cose importanti fai! Durante il Covid lo abbiamo
visto: solo insieme possiamo affrontare le pandemie. Purtroppo, lo capiamo solo
quando siamo sopraffatti dalle necessità, per poi dimenticarlo facilmente!
Così, quando pensiamo che possiamo farcela da soli finiamo tutti contro tutti.
Dagli
inizi ad oggi
Non
possiamo dimenticare come prima di te, per secoli, abbiamo combattuto guerre
senza fine e milioni di persone sono state uccise. Tutti i sogni di pace si
sono infranti sugli scogli di guerre, le ultime quelle mondiali, che hanno
portato immense distruzioni e morte. Proprio dalla tragedia della Seconda
guerra mondiale – che ha toccato il male assoluto con la Shoah e
la minaccia alla sopravvivenza dell’umanità intera con la bomba atomica – è
nato il germe della comunità di Paesi sovrani che oggi è l’Unione Europea. C’è
stato chi ha creduto che le nazioni non fossero destinate a combattersi, che
dopo tanto odio si potesse imparare a vivere assieme. Tra quelli che ti hanno
pensata e voluta non possiamo dimenticare Robert Schuman, francese, Konrad
Adenauer, tedesco, e Alcide De Gasperi, italiano: animati dalla fede cristiana,
essi hanno sentito la chiamata a creare qualcosa che rendesse impossibile il
ritorno della guerra sul suolo europeo. Hanno pensato con intelligenza,
ambizione e coraggio. Non sono mancati momenti difficili, ma la forza che viene
dall’unità ha mostrato il valore del cammino intrapreso e la possibilità di
correggere, aggiustare, intendersi.
La
Comunità Europea venne concepita nel 1951 attorno al carbone e all’acciaio,
materie allora indispensabili per fare la guerra, per prevenire ogni velleità
di farne uso ancora una volta l’uno contro l’altro. In realtà quei tre grandi
uomini, e tanti altri con loro, hanno cercato di più, e cioè la riconciliazione
tra i popoli e la cancellazione degli odi e delle vendette.
Trovare
qualcosa su cui lavorare insieme, anche solo sul piano economico, come
dimostrano i Trattati firmati a Roma nel 1957, è stato l’inizio di un cammino
che ha visto poco alla volta nuovi popoli entrare nella Comunità e, dopo la
caduta del muro di Berlino, nel 1989, il cambiamento del nome, nel 1992, in Unione
Europea, e l’allargamento, nel 2004, ai Paesi dell’allora Patto di
Varsavia, ben dieci in una volta. I problemi non sono mancati, ma quanto sono
stati importanti la moneta unica e l’abbattimento delle barriere nazionali
per la libera circolazione delle persone e delle merci! Ultimo, l’accordo sulla
riforma con il Trattato di Lisbona, entrato in vigore nel 2009.
Il
senso dello stare insieme
Cara
Unione Europea, sei un organismo vivo, perciò forse viene il momento per nuove
riforme istituzionali che ti rendano sempre più all’altezza delle sfide di
oggi. Ma non puoi essere solo una burocrazia, pur necessaria per far funzionare
organizzazioni così complesse come quella che sei diventata. Direttive e
regolamenti da soli non fanno crescere la coesione. Serve un’anima! In questi
anni abbiamo visto compiere passi avanti significativi, quando per esempio hai
accompagnato alcuni Paesi a superare le crisi economiche, ma abbiamo anche
dovuto registrare fasi di stallo e difficoltà. E queste crescono quando
smarriamo il senso dello stare insieme, la visione del nostro futuro condiviso,
o facciamo resistenza a capire che il destino è comune e che bisogna continuare
a costruire un’Europa unita.
Il
ritorno della guerra
Perciò,
qualche volta ci chiediamo: Europa, dove sei? Che direzione vuoi prendere? Sono
questi anche gli interrogativi del Papa: «Guardando con accorato affetto
all’Europa, nello spirito di dialogo che la caratterizza, verrebbe da
chiederle: verso dove navighi, se non offri percorsi di pace, vie creative per
porre fine alla guerra in Ucraina e ai tanti conflitti che insanguinano il
mondo? E ancora, allargando il campo: quale rotta segui, Occidente? » ( Discorso, Lisbona,
2 agosto 2023).
In
tutti questi anni siamo molto cambiati e facciamo fatica a capire e a tenere
vivo lo spirito degli inizi. Dopo un così lungo periodo di pace abbiamo pensato
che una guerra su territorio europeo sarebbe stata ormai impossibile. E invece
gli ultimi due anni ci dicono che ciò che sembrava impensabile è tornato.
Abbiamo bisogno di riprendere in mano il progetto dei padri fondatori e di
costruire nuovi patti di pace se vogliamo che la guerra contro l’Ucraina
finisca, e che finisca anche la guerra in corso in Medio Oriente, scoppiata a
seguito dell’attacco terroristico del 7 ottobre scorso contro Israele, e con
essa l’antisemitismo, mai sconfitto e ora riemergente. Lo dice così bene anche
la nostra Costituzione italiana: è necessario combattere la guerra e ripudiarla
per davvero!
Se
non si ha cura della pace, rischia sempre di tornare la guerra. Lo diceva
Robert Schuman nella sua Dichiarazione del 9 maggio 1950, che ha dato avvio al
processo di integrazione europea: «L’Europa non è stata fatta: abbiamo
avuto la guerra». Egli si riferiva al passato, ma le sue parole valgono anche
oggi. L’unità va cercata come un compito sempre nuovo e urgente. Non dobbiamo
aspettare l’esplosione di un altro conflitto per capirlo!
Il
ruolo internazionale e la tentazione dei nazionalismi
Che
ruolo giochi, Europa, nel mondo? Vogliamo che tu incida e porti la tua volontà
di pace, gli strumenti della tua diplomazia, i tuoi valori. Risveglia la tua
forza così da far sentire la tua voce, così da stabilire nuovi equilibri e
relazioni internazionali. Le tue divisioni interne non ti permettono di
assumere quel ruolo che dalla tua statura storica e culturale ci si
aspetterebbe. Non vedi il rischio che le tue contrapposizioni intestine indeboliscano
non solo il tuo peso internazionale ma anche la capacità di far fronte alle
attese dei tuoi popoli?
Tanti
pensano di potere usufruire dei benefici che tu hai indubbiamente portato, come
se fossero scontati e niente possa comprometterli. La pandemia o le periodiche
proteste, ultima quella degli agricoltori, ci procurano uno sgradevole
risveglio. Capiamo che tanti vantaggi acquisiti potrebbero svanire. Il senso
della necessità però non basta a spingere sempre e tutti a superare le
divisioni. Alcuni vogliono far credere che isolandosi si starebbe meglio,
quando invece qualunque dei tuoi Paesi, anche grande, si ridurrebbe fatalmente
al proverbiale vaso di coccio tra vasi di ferro. Per stare insieme abbiamo
bisogno di motivazioni condivise, di ideali comuni, di valori apprezzati
e Non bastano convenienze economiche, poiché alla lunga devono essere
percepite le ragioni dello stare insieme, le uniche capaci di far superare
tensioni e contrasti che proprio gli interessi economici portano con sé nel
loro fisiologico confrontarsi.
Ha
detto Papa Francesco: « In questo frangente storico l’Europa è fondamentale.
Perché essa, grazie alla sua storia, rappresenta la memoria dell’umanità ed è
perciò chiamata a interpretare il ruolo che le corrisponde: quello di unire i
distanti, di accogliere al suo interno i popoli e di non lasciare nessuno per
sempre nemico. È dunque essenziale ritrovare l’anima europea » ( Discorso, Budapest,
28 aprile 2023).
Vorremmo
che tutti sentissimo l’orgoglio di appartenerti, Europa. Oggi appare distante,
a volte estraneo, tutto ciò che sta oltre i confini del proprio Paese.
Eppure, le due appartenenze, quella nazionale e quella europea, si implicano
a vicenda. La tua è stata fin dall’inizio l’Unione di Paesi liberi e sovrani
che rinunciavano a parte della loro sovranità a favore di una, comune, più
forte. Perciò non si tratta di sminuire l’identità e la libertà di alcuno, ma
di conservare l’autonomia propria di ciascuno in un rapporto organico e leale
con tutti gli altri.
Valori
europei e fede cristiana
Le
nostre idee e i nostri valori definiscono il tuo volto, cara Europa. Anche in
questo la fede cristiana ha svolto un ruolo importante, tanto più che dal suo
sentire è uscito il progetto e il disegno originario della tua Unione. Come
cristiani continuiamo a viva responsabilità; e del resto troviamo in te
tanta attenzione alla dignità della persona, che il Vangelo di Cristo ha
seminato nei cuori e nella tua cultura. Soffriamo non poco, perciò, nel vedere
che hai paura della vita, non la sai difendere e accogliere dal suo inizio alla
sua fine, e non sempre incoraggi la crescita demografica.
«Penso
– dice il Papa – a un’Europa che non sia ostaggio delle parti, diventando preda
di populismi autoreferenziali, ma che nemmeno si trasformi in una realtà
fluida, se non gassosa, in una sorta di sovra nazionalismo astratto, dimentico
della vita dei popoli. […] Che bello invece costruire un’Europa centrata sulla
persona e sui popoli, dove vi siano politiche effettive per la natalità e la
famiglia […], dove nazioni diverse siano una famiglia in cui si custodiscono la
crescita e la singolarità di ciascuno» ( Discorso, Budapest, 28
aprile 2023).
Il
tema dei migranti e le sue implicazioni
Cara
Europa, tu non puoi guardare solo al tuo interno. Non si può vivere solo per
stare bene, ma stare bene per aiutare il mondo, combattere l’ingiustizia,
lottare contro le povertà. Ormai da decenni sei il punto di arrivo, il sogno di
tante persone migranti che da diversi continenti cercano entro i tuoi confini
una vita migliore. Tanti vogliono raggiungerti perché sono alla ricerca
disperata di un futuro. E molti, con il loro lavoro, non ti aiutano forse già a
prepararne uno migliore? Non si tratta di accogliere tutti, ma che nessuno
perda la vita nei “viaggi della speranza” e tanti possano trovare ospitalità.
Chi accoglie, genera vita! L’Italia è spesso lasciata sola, come se fosse un
problema solo suo o di alcuni, ma non per questo deve chiudersi. Prima o poi
impareremo che le responsabilità, comprese quelle verso i migranti, vanno
condivise, per affrontare e risolvere problemi che in realtà sono di tutti. Tu
rappresenti un punto di riferimento per i Paesi mediterranei e africani, un
bacino immenso di popoli e di risorse nella prospettiva di un partenariato tra
uguali. Compito essenziale perché in realtà un soggetto sovranazionale come
l’Unione non può sussistere al di fuori di una reciprocità di relazioni
internazionali che ne dicano il riconoscimento e il compito storico, e che
promuovano il comune progresso sociale ed economico nel segno dell’amicizia e
della fraternità.
Compiti
e sfide
Cara
Europa, è tempo di un nuovo grande rilancio del tuo cammino di Unione verso una
integrazione sempre più piena, che guardi a un fisco europeo che sia il più
possibile equo; a una politica estera autorevole; a una difesa comune che
ti permetta di esercitare la tua responsabilità internazionale; a un processo
di allargamento ai Paesi che ancora non ne fanno parte, garanzia di una forza
sempre più proporzionata all’unità che raccogli ed esprimi. Le esigenze di
innovazione economica e tecnica (pensiamo all’Intelligenza Artificiale), di
sicurezza, di cura dell’ambiente e di custodia della “casa comune”, di
salvaguardia del welfare e dei diritti individuali e sociali, sono alcune delle
sfide che solo insieme potremo affrontare e superare. Non mancano purtroppo i
pericoli, come quelli che vengono dalla disinformazione, che minaccia
l’ordinato svolgimento della vita democratica e la stessa possibilità di una
memoria e di una storia non falsate.
Insieme
alle riforme istituzionali democraticamente adottate, c’è bisogno di far
crescere un sentire comune, un apprezzamento condiviso dei valori che stanno
alla base della nostra convivenza nell’Unione Europea. Ci vuole un nuovo senso
della cittadinanza, un senso civico di respiro europeo, la coscienza dei popoli
del continente di essere un unico grande popolo. Ne siamo convinti: è
innanzitutto questo senso di comunità di cittadini e di popoli che ci chiedi di
fare nostro, cara Europa.
Le
prossime elezioni
Le
prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo e la nomina della
Commissione Europea sono l’occasione propizia e irripetibile, da cogliere senza
esitazione. Purtroppo, a farsi valere spesso sono le paure e il senso di
insicurezza di fronte alle difficoltà. Anche questo andrebbe raccolto e
ascoltato per mostrare come proprio tu sia lo strumento e il luogo per
affrontare e vincere paure e minacce.
Facciamo
appello, perciò, a tutti, candidati e cittadini, a cominciare dai sedicenni che
per la prima volta in alcuni Paesi andranno a votare, perché sentano quanto sia
importante compiere questo gesto civico di partecipazione alla vita e alla
crescita dell’Unione. Non andare a votare non equivale a restare neutrali, ma
assumersi una precisa responsabilità, quella di dare ad altri il potere di
agire senza, se non addirittura contro, la nostra libertà. L’assenteismo ha
l’effetto di accrescere la sfiducia, la diffidenza degli uni nei confronti
degli altri, la perdita della possibilità di dare il proprio contributo alla
vita sociale, e quindi la rinuncia ad avere capacità e titolo per rendere
migliore lo stare insieme nell’Unione Europea.
L’augurio
che ti facciamo, cara Unione Europea, è che questa tornata elettorale diventi
davvero un’occasione di rilancio, un risveglio di entusiasmo per un cammino
comune che contiene già, in sé e nella visione che proietta, un senso vivo di
speranza e di impegno motivato e convinto da parte dei tuoi cittadini.
Un
nuovo umanesimo europeo
Sogniamo
perciò ancora con Papa Francesco: «Con la mente e con il cuore, con speranza e
senza vane nostalgie, come un figlio che ritrova nella madre Europa le sue
radici di vita e di fede, sogno un nuovo umanesimo europeo, “un
costante cammino di umanizzazione”, cui servono “memoria, coraggio, sana e
umana utopia”» ( Discorso, Vaticano, 6 maggio 2016).
Desideriamo
che tu incida, che porti gli strumenti della diplomazia. Risveglia la tua
forza, fai sentire la tua voce, così da stabilire nuovi equilibri e relazioni
internazionali
Il
cardinale Matteo Zuppi
La
fede ha svolto un ruolo importante, vediamo attenzione alla dignità della persona.
Soffriamo nel vedere che hai paura della vita e non la sai accogliere dal suo
inizio alla sua fine
Monsignor
Mariano Crociata
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