Grazie al Grande Imam: "fratello, amico, compagno di
rischi"
Francesco, in spagnolo, ringrazia prima di tutto il Grande
Imam di Al-Azhar Ahmed Al-Tayyeb, accanto a lui nella celebrazione trasmessa in
streaming, chiamandolo “mio fratello, mio amico, mio compagno di sfide e di
rischi nella lotta per la fratellanza”. Lo ringrazia “per la compagnia nel
cammino per la riflessione e la redazione” del documento, realizzato per
“affermare la fratellanza” da “sorelle e fratelli”.
Il primo desiderio di fratellanza diventato "vera
fratellanza"
“La sua testimonianza – confida il Pontefice rivolto sempre
al Grande Imam - mi ha aiutato molto perché è stata una testimonianza
coraggiosa”. Non era “un compito facile – ammette poi - ma con lei abbiamo
potuto farlo insieme, e aiutarci reciprocamente”. Così, prosegue con entusiasmo
Papa Francesco “quel primo desiderio di fratellanza si è consolidato in vera
fratellanza. Grazie fratello, grazie”.
Grazie allo Sceicco bin Zayed e al giudice Salam
Il Papa ringrazia poi lo Sceicco Mohammed bin Zayed, principe
ereditario di Abu Dhabi, “per tutti gli sforzi compiuti perché si potesse
procedere in questo cammino” e per aver “creduto nel progetto”. Infine
ringrazia anche il moderatore della celebrazione, il giudice Abdel Salam,
segretario del Comitato superiore per la Fratellanza umana, chiamandolo “l’enfant
terrible” di “tutto questo progetto” e definendolo “amico, lavoratore,
pieno d’idee, che ci ha aiutati ad andare avanti”.
No al disinteresse: "O siamo fratelli, o crolla
tutto"
Il grazie finale è a tutti e tre i suoi "compagni di cammino", e a chi “ha scommesso sulla fratellanza” la “nuova frontiera dell’umanità”, perché “o siano fratelli o ci distruggiamo a vicenda”. Oggi non c’è tempo per l’indifferenza. Non possiamo lavarcene le mani. Con la distanza, con la non-curanza, col disinteresse. O siamo fratelli, permettetemi, o crolla tutto. È la frontiera. La frontiera sulla quale dobbiamo costruire; è la sfida del nostro secolo, è la sfida del nostro tempo.
Fratellanza è anche fermezza nelle proprie convinzioni
Fratellanza, prosegue Francesco, “vuol dire mano tesa”, “rispetto”. Vuol dire “ascoltare con il cuore aperto” e “fermezza nelle proprie convinzioni. Perché non c’è vera fratellanza se si negoziano le proprie convinzioni”. Siamo fratelli, nati da uno stesso padre. Con culture e tradizioni diverse, ma tutti fratelli. E rispettando le nostre culture e tradizioni diverse, le nostre cittadinanze differenti, bisogna costruire questa fratellanza. Non negoziandola.
O siamo fratelli o siamo nemici
Questo, spiega il Pontefice, “è il momento dell’ascolto”, “dell’accettazione sincera”, “ della certezza che un mondo senza fratelli è un mondo di nemici”. Voglio sottolinearlo: non possiamo dire o fratelli o non fratelli. Diciamolo bene, o fratelli o nemici. Perché l’indifferenza è una forma molto sottile d’inimicizia. Non c’è bisogno di una guerra per essere nemici. Basta essere indifferenti. Basta questa tecnica – è diventata una tecnica – questo atteggiamento di guardare dall’altra parte, non curandosi dell’altro, come se non esistesse.
Grazie a Guterres "per gli sforzi per la pace"
E conclude con un nuovo grazie al “caro fratello Grande
Imam”: “per il tuo aiuto”, “per la tua testimonianza” e “per questo cammino che
abbiamo fatto insieme”. Dopo la presentazione del primo dei vincitori del
Premio Zayed per la Fratellanza Umana, il segretario generale delle Nazioni
Unite Antonio Guterres, Papa Francesco si congratula con lui, presente alla
celebrazione “virtuale” e lo ringrazia “per tutti gli sforzi che compie per la
pace. Una pace - aggiunge - che si può ottenere solo con un cuore
fraterno”.
A Latifa: attraverso il dolore, riesci a dire "siamo
tutti fratelli"
Infine dopo la presentazione e le parole della seconda premiata, il Papa si rivolge a Latifa Ibn Ziaten, capace di trasformare, nelle periferie e nelle carceri francesi, il dolore per la morte violenta del figlio nell’esperienza di essere una “seconda madre” per tanti giovani, prevenendo radicalismi. Sottolinea che “le tue ultime parole non sono dette per sentito dire o per convenzione, ‘siamo tutti fratelli’. Sono una convinzione”. Una convinzione, spiega il Pontefice, “plasmata nel dolore, nelle tue ferite”. Hai dedicato la tua vita al sorriso, hai dedicato la tua vita alla mancanza di risentimento e, attraverso il dolore di perdere un figlio – solamente una madre sa cosa vuol dire perdere un figlio – attraverso questo dolore, sei riuscita a dire “siamo tutti fratelli”, e a seminare parole di amore.
Grazie per la testimonianza all'umanità: impari da te
Le ultime parole di Francesco nelle celebrazione sono di
ringraziamento a Latifa “per la tua testimonianza”, e “di essere madre di tuo
figlio, di tanti ragazzi e ragazze, di essere madre oggi di questa umanità che
ti sta ascoltando e che impara da te: o il cammino della fratellanza, o
fratelli, o perdiamo tutto”.
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