martedì 24 marzo 2020

IL "TEMPO SOPSESO" CHE STIAMO VIVENDO - Comunicato AIMC

PANDEMIA, SCUOLA, DIDATTICA, IMPEGNO CIVILE ED ECCLESIALE, ASSOCIAZIONE ... 

La  pandemia  da  coronavirus  che  sta  interessando  l’intera  popolazione  mondiale  sta  portando  a provvedimenti  di  emergenza  che  stanno  profondamente modificando  la  quotidianità  di  ciascuno.  Stiamo vivendo  un  “tempo  sospeso”  nell’attesa  che  il  peggio  possa  passare  ma  nessuno  di  noi  sa  esattamente immaginare quale possa essere il “peggio” rispetto  a quello che stiamo vedendo e ascoltando nei mezzi  di informazione e nei social. È stato ripetuto più volte che siamo coinvolti in una guerra che nessuno ha voluto e che non ha precedenti per l’umanità. La memoria storica e letteraria va alle epidemie di peste, alla febbre  spagnola, al secondo conflitto mondiale, ma la pandemia da coronavirus è unica e nessuno di noi ha vissuto niente di paragonabile. Le vie e le piazze delle città, dalle metropoli ai paesini, della nostra meravigliosa Italia danno un’inedita immagine di assenza. Assenza di auto, di persone, di “normalità”, di vita. 
Un Paese con le serrande abbassate, un Paese chiuso, un’Europa chiusa, un mondo che giorno dopo 
giorno si sta chiudendo in se stesso. Un mondo che stentiamo a riconoscere e in cui il rapporto con l’altro, l’andare verso l’altro, ricevere un abbraccio, darsi la mano è vietato, ma ancor prima ci fa paura. In  questo tempo sospeso fra ciò che è stato, ciò  che è e ciò che non sappiamo come sarà, a tutti noi italiani si chiede  di essere ancor più parte della comunità nazionale,cittadini responsabili che compiono gesti responsabili  offrendo il proprio personale contributo al bene comune nazionale e mondiale. Come in tutte le guerre c’è una prima linea e una retrovia: in prima linea ci sono i professionisti della sanità e le forze dell’ordine e di sicurezza. Non chiamiamoli oggi eroi perché lo sono da sempre, il loro sacrificio è da sempre per l’altro. 
L’importante sarà ricordarcelo anche dopo e ringraziarli rispettandoli. C’è tutto il mondo del volontariato che  da  sempre  è  la  colonna  vertebrale  etica  di  questo  Paese,  come  le  attività  produttive  che  ne  sono  il cuore  economico.  Ci  sono,  poi,  i  singoli  cittadini  che  devono  fare  la  propria  parte,  in  questo  momento restando responsabilmente a casa e limitando all’indispensabile le occasioni di contatto esterno e, dopo, contribuendo, ciascuno per la propria funzione, alla ripartenza della nazione. 
Nelle emergenze i principi democratici devono ancor di più ispirare l’azione di chi ha l’onere della decisionalità per il bene comune. I ruoli e le funzioni costituzionali vanno rispettati e garantiti ancor di più quando  si  ragiona  in  termini  di  limitazioni  di  alcuni  diritti  costituzionali  per  la  salvaguardia  della salute pubblica.  Non  è  il  tempo  delle  contrapposizioni  partitiche,  la  responsabilità  democratica  chiama  a  corresponsabilità tutte le forze politiche a supporto  delle difficili decisioni del Governo. Il giusto equilibrio fra libertà  e  diritti  personali  e  interessi  e  bene  della  comunità  ancor  di  più  deve  essere  inderogabilmente rispettato. 
Questo tempo è, per chi come noi è credente, quello di far risuonare delle nostre preghiere tutte le chiese, vuote ma sempre aperte, per affidarci all’abbraccio paterno e alla consolazione del Signore. Papa Francesco  con  l’esempio  e  la  Parola  ci  invita  ad  essere  gli  uni  vicino  agli  altri  come  fratelli,  uniti nella comunità cristiana nell’affidarci spiritualmente al nostro Credo. 
In questo tempo inimmaginabile i più deboli, i soggetti fragili sono quelli più a rischio. L’infanzia e la giovinezza  devono  avere  la  giusta,  doverosa  e  necessaria  attenzione.  La  presidenza  nazionale dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC)  ritiene che “fare scuola” oggi come non mai significhi “essere scuola”. La scuola non è “solo” un luogo fisico, è un contesto di crescita formalizzato in cui si cresce quotidianamente educandosi e istruendosi in una continua sinergia educativa con le famiglie. Come detto, siamo  in  una  situazione  imprevista,  inimmaginabile  fino  a  meno  di  20  giorni  fa.  Non  ci  sono  regole  già scritte o procedure da applicare, non ci sono esperienze consolidate da “riutilizzare”. 
Una sospensione delle attività didattiche con l’attivazione di una didattica a distanza sostitutiva non 
era prevista dal CCNL, dal testo Unico e da nessunanorma precedente all’emergenza sanitaria. Un intero Paese  “sospeso”  non  si  era  avuto  nemmeno  negli  anni drammatici  della  II  Guerra  mondiale  quando  le scuole  restarono  aperte.  Non  è,  quindi,  il  tempo  di richiamarsi  solo  alle  norme  ma  al  buon  senso  e  alla deontologia  e  all’etica  dei  professionisti  di  scuola.  Non  è  un  caso  che,  responsabilmente,  in  tutt’Italia i docenti dalla scuola dell’infanzia alla secondaria  superiore si sono attivati, fin dall’inizio, per mantenere i contatti con i propri alunni “improvvisandosi” gestori di learning objects e di classi virtuali. Va sottolineato, infatti, che non si deve confondere la competenza abbastanza diffusa che esiste nella scuola italiana  nella didattica multimediale con quello che si sta facendo oggi che è e-learning, didattica a distanza con l’ausilio del digitale. Saper fare un power point o utilizzare al meglio la LIM non significa, infatti, essere in grado di progettare, realizzare e gestire percorsi curricolari con l’utilizzo di modalità e-learning. La diversità non è formale  è  sostanziale.  Nonostante  le  difficoltà  i  docenti  non  si  sono  tirati  indietro  e  la  comunità professionale sta mostrando alto senso di responsabilità nonostante molto sia affidato alla limitatezza delle dotazioni personali. 
Quello che però va salvaguardato, in questo periodo, è il senso  del fare e essere scuola nel tempo dell’emergenza  che  stiamo  vivendo  ma  che  soprattutto  stanno  vivendo  i  nostri  alunni/studenti.  Sarebbe sbagliato non considerare il trauma che, seppur ancora non esplicitato, stanno subendo in modo diverso dagli adulti. La paura, la mancanza di socialità inpresenza, l’impossibilità di praticare sports, il confrontarsi con la morte, la convivenza familiare anomala per tempi e forma sono aspetti che incidono profondamente su  tutti  e  ancor  più  sui  soggetti  in  età  evolutiva. I  docenti  devono  essere  vicini  ai  propri  allievi,  devono applicare  il  principio  fondamentale  dell’I  care,  devono  prendersi  cura  professionalmente  delle  loro  classi ponendo  l’accento  più  sull’elemento  educativo  che  su  quello  di  istruzione  della  scuola.  Soprattutto  è importante che la didattica a distanza non aumenti  la distanza fra la scuola e gli alunni dell’ultimo  banco, quei bambini e bambine, ragazze e ragazzi che hanno normalmente bisogni educativi speciali e che ora, nel bisogno  educativo  speciale  diffuso  della  collettività,  gridano  silenziosamente  la  loro  presenza.   Parlargli, essere  vicini,  ascoltarli,  farsi  presenti  al  loro  bisogno  anche  non  espresso:  questo  viene  assolutamente prima dell’assegnare compiti, spiegare contenuti, procedere con il percorso curricolare. 
La didattica a distanza sta chiamando a corresponsabilità le famiglie che forse mai come in questo periodo stanno vivendo la “quotidianità” della didattica, gli sforzi e l’attenzione dei docenti per i propri figli. Da questo dovremo ripartire quando tutto sarà finito. 
Questo è un anno zero: l’anno della scuola che viaggia anche grazie ai tanti vituperati  smartphone che  adesso,  finalmente,  si  riscoprono  come  device per  la  didattica;  l’anno  in  cui  il  tempo  scuola è  senza tempo; l’anno in cui l‘alunno entra nella cucina del docente e il docente entra nel salotto dell’alunno. Va da sé che anche per la valutazione e per il concetto di validazione dell’anno scolastico e della legalità del titolo di studio non può che essere un anno zero. 
La  valutazione  non  potrà  che  essere  intesa  nella  sua  prioritaria  valenza  formativa  e  le  votazioni tradizionali andranno ripensate se non sospese. Per gli esami, costituzionalmente obbligatori, si dovranno probabilmente utilizzare forme semplificate in videoconferenza così come le università hanno fatto per le sedute  di  laurea.  In  tempi  “nuovi”  vanno  adottati  parametri  “nuovi”  adattando  l’esistente  a  contesti  e esigenze mutati. 
Quello di cui dobbiamo essere consapevoli è che, finita l’emergenza, perché con l’aiuto del Signore 
questa emergenza finirà, niente potrà essere come prima. Sarà l’economia della post-pandemia, saranno la sanità  e  il  welfare  della  post-pandemia,  sarà  la  società  della  post-pandemia,  sarà  la  cultura  della  postpandemia,  saranno  la  politica  e  la  democrazia  della post-emergenza,  dovranno  essere  l’educazione  e  la scuola nell’epoca della post-pandemia. Noi, come Associazione Italiana Maestri Cattolici ci saremo e come 75 anni fa abbiamo dato il nostro contribuito alla rinascita dell’Italia e della sua scuola post-fascista e postbellica  così  ci  impegneremo,  grazie  all’impegno  volontario  di  tutti  i  nostri  soci  e  di  tutte  le  nostre realtà territoriali, per riaprire ad un futuro diverso e migliore tutto il Paese. 
#Insieme ai nostri alunni e alle loro famiglie ce la faremo !
24 marzo 2020
La Presidenza nazionale AIMC




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