Bassetti: sogno un'Europa solidale. Serve un autentico cristianesimo, non di facciata
Il presidente della Cei alla plenaria della CCEE per il
50.mo dell'istituzione. A Vatican News, illustra le sue aspettative per il
Sinodo della Chiesa italiana: "Come cristiani dobbiamo dare risposte
fondamentali alle esigenze degli uomini. Andiamo nel luogo in cui verranno
tutti e ascoltiamo ciò che dice chi è arrabbiato e non frequenta più la
Chiesa". Sul Green pass: "Non sarà necessario per le Messe"
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Eminenza, cosa significa un’“Europa solidale” e come si concretizza quello
che lei ha definito un suo “sogno”?
L’Europa per essere solidale deve ritrovare la sua identità e le sue
radici. Vale per l’Europa quello che in genere dico per il Mediterraneo, e cioè
che bisogna ritrovare i tre valori fondamentali: ora et labora e
l’aratro, quindi lo spirito cristiano. L’Europa deve recuperare le sue radici
cristiane che sono arricchite dal mondo romano, dal mondo greco, da tutto un
pensiero di civiltà mediterranee di cui il cristianesimo è la sintesi. Quindi,
quando dico radici cristiane non lo dico solo in senso clericale ma in senso
globale. Soprattutto è importante la dimensione di un umanesimo basato
sull’aspetto contemplativo, sull’aspetto del lavoro, dei mezzi della tecnica,
necessari perché si sviluppi la società.
Il Papa, nella messa di ieri con i membri Ccee, ha sollecitato i cristiani
europei ad agire e non restare chiusi nelle case e nelle Chiese. Perché è
facile preoccuparsi per la secolarizzazione e i vari “ismi”, ma poi non sempre
ce ne occupiamo. I cristiani italiani come possono agire, in vista anche del prossimo
Sinodo?
Bisogna ritornare a vivere un cristianesimo autentico, che non sia soltanto
di corteccia e tradizione, ma in grado di dare risposte fondamentali alle
esigenze degli uomini. “Ma io al mondo che ci sto a fare?”: tante persone mi
rivolgono questa domanda. Se come cristiani, non a parole ma col nostro modo di
comportarci e con la testimonianza di tutta una comunità, non riusciamo a dare
tali risposte, vuol dire che il nostro è un cristianesimo sterile. Per questo
credo che sia stata un’intuizione fondamentale che il Papa abbia insistito sul
Sinodo. Poco prima ho fatto una battuta al confratello dell’America latina:
“Noi il Sinodo lo predichiamo in Europa, ma lo facciamo poco perché abbiamo il
nostro tipo di mentalità. Voi, invece, siete una Chiesa sinodale per come avete
impostato i vostri rapporti, la collegialità coi vescovi e le comunità”.
Bisogna allora recuperare questo spirito di cui ci parla il Papa: quello
dell’Europa con un’anima. O l’Europa ha un’anima, che per me è quella cristiana
in senso globale, oppure l’Europa non sussiste.
Concretamente la sinodalità come può essere d’aiuto in un’epoca
profondamente frammentata tra Covid, divisioni sui vaccini, e la questione
migranti che rimane un tema sempre dibattuto?
Con quella intuizione che ha avuto il Papa, quando la prima volta ha
parlato di sinodalità… Il Santo Padre non ha fatto discorsi teologici, ha
detto: “Dal basso, dal basso, dal basso”. Ecco, bisogna cominciare a
riascoltare la gente. Io ho detto nella mia diocesi convocando i preti: non
cominciate a rifare le riunioni nei soliti teatrini parrocchiali o nelle sale
perché verranno le stesse 30-40 persone che sono addette ai lavori e che ci
sono sempre. Bisogna rivoltare la situazione, andare nel luogo dove siamo
sicuri che possano venirci tutti. In questo momento abbiamo bisogno di partire
dalle ragioni e da quello che ci dicono coloro che non frequentano più la Chiesa,
coloro che sono arrabbiati, per capire quali sono veramente i bisogni di fondo
e per dare una risposta. Una risposta secondo Gesù Cristo, secondo il Vangelo.
Questo è il Sinodo.
Guardando alla cronaca di questi giorni e alle proteste per il Green Pass,
a che punto è la trattativa della Chiesa italiana con il governo sulla
questione? Occorrerà il certificato verde per le celebrazioni liturgiche?
Non voglio entrare nel problema delle proteste sul Green Pass, è troppo
delicato e bisogna entrarci in maniera un po’ articolata, è una questione molto
complessa. Chiedo comunque che si usino tutti i mezzi per conservare la nostra
salute, per prevenire. Al momento attuale il vaccino è ancora la più grande
garanzia che abbiamo. Quanto alle celebrazioni, la certificazione verde non è
richiesta per parteciparvi: si continua a osservare quanto previsto dal
Protocollo Cei-Governo del 7 maggio 2020, integrato con le successive
indicazioni del Comitato tecnico-scientifico. Quindi, mascherine,
distanziamento tra i banchi, comunione solo nella mano, niente scambio della
pace con la stretta di mano, acquasantiere vuote. Questi sono gli accordi che
noi, come tutte le altre religioni abbiamo firmato. E finora nelle Chiese sono
state rispettate tutte le regole che ci siamo posti.
Il
Papa: l'Europa malata di stanchezza torni alla visione lungimirante dei
fondatori
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