sabato 27 gennaio 2018

IL DIAVOLO IN CASA

Quarta domenica durante l'anno Dt 18,15-20; 1Cor 7,32-35; 
Mc 1,21-28

            Il demonio in casa. È il primo miracolo raccontato dal primo vangelo, quello di Marco, che ci accompagnerà nel corso di quest’anno. Un esorcismo. Ma non pensate ad una di quelle scene truculente viste in un film horror col sacerdote che alza un crocefisso di legno davanti ad un ossesso.            
         Quelle sono le rappresentazioni delle nostre paure che amano immaginare l’opera del demonio come qualcosa di evidente, eclatante, sensibile, inquietante. Poveri illusi. Come se il demonio avesse interesse a spaventarci. Come se fosse intelligente, da parte sua, farsi riconoscere. Macché.                           
         L’indemoniato del vangelo di oggi è in sinagoga e sta pregando. E prega anche bene visto che nessuno obietta. E deve essere anche uno di quei bravi fedeli visto che suscita così tanto scompiglio la scoperta che, in realtà, appartiene al nemico. Perché così agisce il demonio, quello vero, affascinante e ragionevole. Non ama farsi notare, figuriamoci. Si insinua in mezzo a noi con ragionamenti convincenti. Si nasconde dietro questioni di principio, magari anche sante. 
          Ci fa immaginare di essere nel giusto, di essere dei profeti, dei paladini, dei salvatori, degli innovatori, dei riformatori dei costumi della Chiesa. Che è troppo retrograda. O troppo progressista. Soprattutto nella Chiesa. Soprattutto fra uomini di Chiesa. 
          Sì, perché, tenetevi forte, il primo miracolo che fa Gesù nel primo vangelo scritto da Marco, discepolo di Pietro, è l’esorcismo di uno che prega. Di un grande credente. Come se Marco/Pietro dicesse: smettetela di vedere il demonio intorno a voi, nel mondo depravato o malvagio. La prima purificazione da fare, il primo esorcismo da praticare è da compiere all’interno della comunità. 
           Insegna Gesù. E la gente si stupisce. Marco riserva il verbo insegnare al Maestro. Gli apostoli non faranno che riportare il suo insegnamento. Stupisce perché ha autorevolezza. Autorevole è chi dice ciò che pensa e ciò che vive. Che non si nasconde dietro il ruolo, che non si appella all’autorità che deve essergli riconosciuta. Che non pensa di dover essere ascoltato e basta. E magari anche obbedito. 
           Basta guardarsi intorno in questo tempo di clima pre-elettorale. Fiumi di parole e di promesse. Abili sofismi che non cercano la verità ma il consenso. Ma il delirio dell’autoritarismo può colpire anche noi. Devi darmi retta perché sono tuo padre, tua madre, il tuo parroco, il tuo vescovo. Devi! Gesù non ha nessun titolo per parlare. Eppure lo fa. Non ha nemmeno studiato, cosa che gli sarà rimproverata molte volte. Eppure insegna. E il suo insegnamento rivela le vere intenzioni dei cuori. Fa uscire la tenebra. Anche quella che alberga nel mio cuore. .......

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